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JOHN WAYNE ERA CATTOLICO
Qualche tempo prima della sua morte l'attore, uno dei volti più noti di Hollywood, si rammaricò di non esserlo diventato prima
di Marco Tosatti
 

Il leggendario attore John Wayne uno dei volti più noti di sempre del mondo di Hollywood, nell'ultimo periodo della sua esistenza abbracciò il cattolicesimo. La rivelazione è stata fatta dal nipote del protagonista di mille western, Mateo Munoz, che è sacerdote cattolico. In un'intervista concessa ad Aci prensa il nipote di John Wayne racconta che "quando eravamo piccoli andavamo a casa sua e passavamo il tempo con lui; giocavamo e ci divertivamo. Un'immagine ben diversa da quella che la maggior parte delle persone aveva di lui".
La prima moglie di John Wayne, la dominicana, Josefina Wayne Saez "ha avuto un'influenza meravigliosa nella sua vita e lo ha introdotto al mondo cattolico. Il mio avo "era coinvolto costantemente negli eventi della Chiesa e nelle raccolte di fondi che mia nonna organizzava e dopo un certo periodo notò che l'opinione comune e quello che i cattolici sono in realtà sono due cose molto differenti". John Wayne si sposò con Serafina Saez nel 1933. Ebbero quattro figli, e la più piccola, Melinda, è la madre del padre di Mateo Munoz. Padre Munoz aveva 14 anni quando il suo bisnonno morì di cancro, nel 1978; e ricorda che Wayne aveva un grande apprezzamento per la speranza cristiana.
Nella conversione di Wayne giocò un ruolo chiave l'arcivescovo di Panama, mons. Tomas Clavel, di cui era molto amico. Fu lui che "continuò a incoraggiarlo, fino a quando, alla fine John Wayne disse: d'accordo, sono pronto a essere battezzato e a convertirmi alla fede cattolica". E afferma padre Mateo: "Per noi fu meraviglioso vederlo giungere alla fede e lasciare questa testimonianza alla nostra famiglia".
Wayne scrisse delle lettere a Dio. "Scrisse dei testi bellissimi di amore a Dio, erano come preghiere. Molto semplici, e allo stesso tempo molto profonde. A volte questa semplicità era vista come ingenuità, però io credo che ci fosse una profonda saggezza nella sua semplicità".

 
Fonte: La Stampa, 05/10/2011