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RIFLESSIONI CONTROCORRENTE SULLA STRAGE NELLA SCUOLA ELEMENTARE DEL CONNECTICUT
Tutti si lamentano del porto d'armi, ma i primi responsabili sono coloro che hanno fatto le leggi facendo finta che la follia non debba essere curata creando così l'inferno in terra
di Massimo Viglione
 

L'immane tragedia accaduta in Connecticut sta suscitando, come ovvio e naturale che sia, riflessioni in molte persone sul mistero del male nell'uomo. Però poi, nella maggior parte dei casi, ci si limita a soffermarsi (e ci si ferma) – per varie ragioni – sul problema del porto d'armi, come se questo fosse il cuore della vicenda, la spiegazione del problema.
Il cuore della vicenda invece si situa su un piano assolutamente superiore, ed è tutto di natura sia spirituale che politica: è il male della società moderna, che ha rinnegato la perfezione del Creatore e l'azione della Chiesa da Lui fondata e ha voluto fondare se stessa sull'imperfezione della creatura, facendo anzi di questa il suo dio, creando così una società a sua immagine e somiglianza.
Ma non è di questo che voglio parlare, sarebbe un discorso troppo elevato, lungo e profondo per essere affrontato in poche righe. Voglio invece far scendere il mio discorso al livello di tutti coloro che realmente credono o fanno finta di credere che il problema sia il porto d'armi.
Anche scendendo a questo livello... non ci siamo affatto. Milioni di persone hanno oggi il porto d'armi, un numero incalcolabile sono gli uomini che in tutti i tempi e in tutti i luoghi hanno portato le armi con sé ogni giorno della loro vita. Eppure queste tragedie non sono mai accadute prima, eccetto in rarissime occasioni dovute a follia.
Appunto, eccoci al cuore del problema del "livello inferiore". La follia. Tutti si lamentano del porto d'armi, nessuno sento lamentarsi del fatto che l'assassino soffriva di turbe psichiche, insomma, era una sorta di folle. Era un folle criminale a piede libero. Come a piede libero sono da decenni tutte le persone come lui, in tutto l'Occidente, da quando, a causa delle ideologie libertarie e radicali, si sono chiusi i "manicomi", gli ospedali psichiatrici, restituendo alle povere famiglie persone – perché di persone si tratta – che senza loro colpa sono vittime di malattie della mente che non li rendono più padroni della propria capacità di giudizio, quindi della propria volontà e che di conseguenza, non avendo più la capacità piena dell'esercizio del libero arbitrio, a maggior ragione dovrebbero vivere rinchiusi in case di cura, sotto stretta sorveglianza, accuditi con amore e abnegazione, a tutela di loro stessi e degli altri.
Da quando – in nome dell'ipocrita, finto e sovversivo concetto moderno di "progresso" – si sono svuotati i manicomi, di casi come questi se ne sono avuti tanti, e possiamo essere certi che continueranno ad accadere, in quanto la follia in libertà è del tutto imprevedibile e incontrollabile. Ma anche senza arrivare a questi eccessi, occorre non dimenticare che quotidianamente tante famiglie (gente comune, che deve lavorare ogni giorno, che deve crescere i figli, che ha una propria vita, che magari ha difficoltà economiche) vivono il dolore (quando non l'incubo) di un loro parente malato di mente abbandonato nelle loro mani in nome del "progresso" della civiltà moderna.
Tutto il dolore incalcolabile che da decenni rovina la vita di intere famiglie, tutto l'immenso dolore delle vittime dei folli, e, soprattutto, la responsabilità della morte degli innocenti, grava su coloro che in ogni paese dell'Occidente hanno voluto e ottenuto la chiusura dei manicomi (e non eventualmente una loro importante e necessaria riforma): in Italia, in primis i radicali, come sempre.
Il primo responsabile della strage del Connecticut deve essere cercato (ancor prima di rivolgersi al porto d'armi) nel legislatore americano, che, cedendo all'ideologia sessantottina, ha fatto finta che la follia sia uno stato di normalità e come tale non debba essere curata a livello sociale e così facendo ha aperto l'inferno in terra per tante persone indifese.
Finisco con un'ultima riflessione, ed è ovviamente sul porto d'armi. Questo è tutto un altro discorso, che merita ben altro spazio e approfondimento. Ma una cosa la voglio dire, sebbene consapevole sia del fatto che molti non condivideranno quanto sto per dire, sia del fatto che senza dubbio il libero porto d'armi presenta dei rischi gravi per il pacifico convivere nella società e che il discorso è molto più complesso di quanto si possa dire in poche righe. Ma forse occorre iniziare a fornire qualche spunto di riflessione non usuale, visto i tempi in cui viviamo.
Il disarmo obbligato e perseguito dei cittadini di un popolo sovrano è il primo passo verso l'onnipotenza del potere esecutivo e giudiziario: questa è la motivazione primaria del fatto che il diritto alla difesa personale negli USA è difeso dalla Costituzione stessa.
Se oggi in Italia, in Europa, sta accadendo tutto quello che sta accadendo, a livello politico, economico, finanziario; se oggi sta scomparendo il nostro Stato nazionale e siamo comandati da uomini mai eletti da nessuno che tramano a nostro danno in istituzioni sovranazionali; se oggi il nostro sistema bancario è assolutamente sul fallimento e schiavo della finanza internazionale; se oggi siamo sull'orlo della miseria, una miseria non provocata da noi ma arrecata ad arte da oscure potenze sinarchiche e mondialiste; se oggi siamo insomma – per questi motivi e per tanti altri – sull'orlo del baratro; se ogni settimana persone normali vengono aggredite la notte nelle loro ville da bande di extracomunitari et similia, picchiati barbaramente e a volte uccisi; se gioiellieri e commercianti vengono rapinati e uccisi nei loro negozi; se si vive nella paura nelle nostre strade e le donne devono vivere sempre nel timore del peggio; se possono farci qualsiasi cosa impunemente, perché tanto sanno che: 1) non possiamo difenderci; 2) se ci difendiamo, i magistrati mettono in galera chi si è difeso e non chi ha ucciso; ebbene, tutto questo accade anche perché siamo tutti disarmati.
Disarmati davanti al Leviatano che avanza, disarmati davanti allo Stato, disarmati davanti a chi ci invade, ci uccide, ci umilia, ci manda in miseria.
Un popolo armato è più difficile da controllare e schiavizzare. Un popolo armato fa paura. Un popolo armato rischia sì di essere violento, ma anche di essere ciò che nessun popolo, oggi, nel trionfo della postmodernità e del mondialismo finanziario, deve più essere in alcun modo: rischia di essere libero.
Libero di dire no. Rischia di essere forte. Forte per fermare i poteri che lo vogliono servo e contento.
Al di là di tutte le altre considerazioni contrarie che meritano senz'altro attenzione e riflessione (sia chiaro: nessuno lo nega questo), invito tutti a riflettere sul fatto che su problemi gravi come questi, le facili soluzioni emotive non servono; non solo: fanno il gioco di chi combina i guai e poi scarica la colpa sul "popolo bue"; non solo: ogni soluzione in questa vita è sempre relativa, nel senso che non sarà mai pienamente perfetta nel bene o assolutamente negativa: però non si può negare che l'averci tolto il diritto sacrosanto dell'uomo (questo sì che è un vero diritto) alla difesa personale, agli occhi di chi ci governa (dentro e fuori Italia, eletto e non eletto, conosciuto o sconosciuto, finanziere o politico), è un ottimo strumento di controllo politico e civile del popolo. E questa è senz'altro un'ottima ragione perché i cittadini siano tutti disarmati.

 
Fonte: Corrispondenza Romana, 16 dicembre 2012