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L'emozione di quell'attimo in cui quell'uomo vestito di bianco, esce sul loggione delle benedizioni è ancora vivida. Non so descrivere il mio stato d'animo in quel momento, nel vedere il nuovo Sommo Pontefice, laddove, soltanto pochi giorni fa, risiedeva l'amato Benedetto XVI. Papa Francesco, la gioia profonda che mi ha dato la consapevolezza che il nuovo Papa ha posto se stesso, la nostra amata Italia e la Chiesa Universale sotto la potente protezione del poverello d'Assisi è indescrivibile. Dopo il pontificato di Benedetto XVI, che appositamente scelse il nome del Santo di Norcia che gettò le basi della cristianità in Europa e nel mondo con il modello della vita monastica, ora abbiamo San Francesco! Il più grande santo che la storia abbia mai avuto, colui che incarnò l'Imago Christi più di ogni altro, e per primo fu degno di essere fregiato delle Sacre Stigmate di Nostro Signore Crocifisso. Un buon auspicio, ritengo, dato che si è avvicendato a "san Benedetto" patrono d'Europa, "san Francesco" patrono d'Italia. La Chiesa di Dio è in rovina? serve rispondere? Per chi ha occhi ed orecchi, la confusione, gli errori dottrinali e l'anarchia dilagante sono evidenti a tutti i livelli. Un caso la scelta del nome di Francesco? Credo proprio di no.
Ma già tutti cominciano a tirarselo per la giacchetta. I discepoli del card. Carlo Maria Martini esultano per il Papa "progressista". I progressisti argentini invece, che lo conoscono da vicino, storcono il naso perché sanno che poi, tanto progressista non è. Tra parentesi, forse non molti sanno che l'Argentina è una delle nazioni in cui la Fraternità sacerdotale San Pio X è più forte e diffusa. Altri "tradizionalisti", si stracciano le vesti disperati, rivelando la poca fede in Cristo che guida e protegge la sua Chiesa. Poi c'è il povero Dino Boffo che non ha esitato subito ad affermare soddisfatto "Adesso finalmente abbiamo un Papa che ci farà tornare indietro di dieci anni", annullando l'operato faticoso di Benedetto XVI. Certo, lo sprovveduto ex direttore di Avvenire e oggi direttore di TV2000, ragiona con l'ottica del bipolarismo politico italiano, in cui i governi si avvicendano annullando l'uno l'operato dell'altro, in un continuo "fare e disfare". Non così nella Chiesa Cattolica, la quale, nonostante i limiti, i peccati e le sporcizie dell'uomo, resta il Mistico Corpo di Cristo.
Mi piange il cuore vedere così poca fede (ahimè anche in ambito "tradizionalista") nella figura del Sommo Pontefice. E penso che il protestantesimo luterano si è radicato anche nelle coscienze di coloro che si ritengono i paladini e unici detentori della Tradizione. La completa mancanza di fede soprannaturale nel clero, nei principi della Chiesa, nel Papa è il veleno infido instillato da Martin Lutero nelle orecchie dei fedeli, e che non a caso il Concilio Vaticano I ha dovuto estirpare riaffermando il primato e l'infallibilità petrina. Lutero pensava di saper ascoltare lui solo la voce dello Spirito Santo, e che sapeva "meglio del Papa" quello che era giusto fare, scavalcando la mediazione degli uomini, ponendosi presuntuosamente da solo dinanzi a Dio.
Vedo una fede nel Papa che si basa sulla simpatia, sull'empatia, sui nostri giudizi e le nostre misere "previsioni", o le nostre condizionate letture delle azioni e scelte passate di un uomo che ora si trova a tenere il timone della barca di Pietro. Lo stesso Papa Alessandro VI Borgia, figura discussa e una delle "leggende nere" della Chiesa, ebbe quattro figli da Vannozza Cattanei, e altri figli da madre ignota, ma pochi sanno che questo avvenne prima che venisse eletto Pontefice. Da Papa si dimostrò grande uomo politico contro le mire espansionistiche dei sovrani di Francia e di Spagna, e tentò di difendere il domenicano Savonarola dalla scomunica e dal rogo.
Una fede sotto condizione, dunque, che poco ha a che fare con la fede di santi come san Pio da Pietrelcina. Sappiamo con quale rispetto e devozione egli accoglieva le disposizioni della Santa Sede, anche quando erano contro di lui. Scrive padre Stefano Maria Manelli, generale dei Frati Francescani dell'Immacolata e figlio spirituale di san Pio: "Al vescovo di Manfredonia, che si recava dal Papa, san Pio raccomandò «Dica al Papa che per me, dopo Gesù, non c'è che lui». Quando era straziato, egli aveva la forza di dire «Dolce è la mano della Chiesa anche quando percuote, perché è la mano della madre». E chi più di lui poteva vantare di essere in grazia di Dio e di conoscere la sua Santa volontà in virtù di tutte le visioni e le profezie di cui Iddio gli fece dono! E di tutti quei giovani contestatori che fanno soffrire la Chiesa, egli diceva che «non hanno né cervello né cuore». Sappiamo come venerava il magistero pontificio, come magnificava la dottrina del Papa Pio XII, come era attento a non lasciar cadere nel vuoto le esortazioni e le direttive dei Sommi Pontefici. Prima di morire, san Pio scrisse la sua ultima lettera su questa terra, e fu una lettera al Papa Paolo VI. Fu l'ultimo atto di un figlio devoto verso la Chiesa sua madre. Quella lettera fu un grande conforto per il cuore del Papa, e un grande esempio per noi tutti, figli della Chiesa.
L'obbedienza soprannaturale è sempre stata una delle virtù cardine forse la più amata e ricercata dai santi, ed avversata dai superbi e dagli eretici. Non posso, quindi, non ricordare qui anche l'esempio di sant'Alfonso Maria de Liguori. Sappiamo quanto filiale e devota fosse la sua ubbidienza al Papa ed alla Santa Chiesa. E quando gemeva sotto l'atroce prova in cui lo teneva la mano del Sommo Pontefice, sapeva ripetere prostrato a terra e con umiltà profonda soltanto questa parola che era la sua forza: "Volontà del Papa, Volontà di Dio!".
"A coloro che si scandalizzavano quando Gesù andava a mangiare con i peccatori, con i pubblicani, Gesù dice: "I pubblicani e le prostitute vi passano davanti", la cosa peggiore per quell'epoca. Gesù non li sopporta. Sono quelli che hanno clericalizzato - per usare un concetto facile da comprendere - la Chiesa del Signore. La riempiono di precetti e lo dico con dolore, e se sembra una denuncia o un'offesa perdonatemi, ma nella nostra regione ecclesiastica ci sono presbiteri che non battezzano i figli delle ragazze madri perché non sono stati concepiti nella santità del matrimonio. Questi sono gli ipocriti di oggi. Quelli che hanno clericalizzato la Chiesa, quelli che allontanano il popolo di Dio dalla salvezza. E quella povera ragazza che, potendo rimandare il proprio figlio al mittente, ha avuto il coraggio di metterlo al mondo, peregrina di parrocchia in parrocchia perché glielo battezzino". Queste le parole del card. Jorge Mario Bergoglio, ora Papa Francesco, in un'omelia del 2 settembre 2012.
Niente pronostici, dunque, niente crisi di nervi, niente toto Papa, né scommesse sul primo passo falso del Pontefice, pronti a puntare il dito con soddisfazione "Visto! Ve l'avevo detto io che non c'era da fidarsi". Preghiamo, come ci ha detto lui stesso nel suo primo discorso, gli uni per gli altri, confidando nelle parole di Colui che ha detto "Ho pregato perché la tua fede non venga meno".
Nota di BastaBugie: vi invitiamo a guardare il video di 12 minuti con le prime parole di Papa Francesco, pochi minuti dopo la sua proclamazione ufficiale, in una Piazza San Pietro piena di persone e di
gioia
www.youtube.com/watch?v=Wu1pLyuECpo
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