« Torna ai risultati della ricerca


L'INGLORIOSA FINE DELL'UDC
Pier Ferdinando Casini ammette: ''Una stagione si è chiusa'', ma non ha il coraggio di presentarsi alla resa dei conti
di Rinaldo Pozzi
 

«Una stagione si è chiusa». Queste le parole di Pier Ferdinando Casini dopo la debacle elettorale dell'Udc (mai così male, solo l'1,8% per i postdemocristiani). Una frase letta dal fedele Rocco Buttiglione perché il leader, che prenderà comunque posto al Senato, alla resa dei conti dell'Hotel Marriott non ha voluto nemmeno presentarsi. E per zittire chi in sala iniziava a paragonarlo al Comandante Schettino la battaglia interna è stata rimandata al congresso del 27 aprile. «Peccato che l'ultimo si sia svolto ben 7 anni fa – commenta un ex di lusso come l'On. Carlo Giovanardi (Pdl), intervistato dalla Nuova BQ –. Prima di iniziare un'analisi seria, visto che parlo con voi, mi sia consentita però una battuta: Casini questa volta ha proprio perso la bussola...».
QUALI SONO STATI SECONDO LEI I SUOI ERRORI?
Scherzi a parte, il leader dell'Udc ha davvero perso l'orientamento politico, ha tradito cioè le ragioni per le quali il partito era nato. Nell'atto costitutivo del 2002, infatti, Ccd, Cdu e Democrazia Europea si fondevano su un progetto politico incardinato nel centrodestra e alternativo alla sinistra. Senza nessun congresso il leader ha, via via, staccato questa forza dalla sua coalizione originaria e l'ha offerta alla sinistra. Eliminando chiaramente i dissidenti. Parallelamente ha portato avanti una personalizzazione del partito su cui ha superato, a mio avviso, il tanto criticato Berlusconi.
FINO AL 2008 L'UDC È STATO IL SUO PARTITO. COME VENIVA ZITTITA LA MINORANZA INTERNA?
Senza congressi è impossibile qualunque minoranza. Le faccio notare un'altra cosa: come si può combattere a viso aperto uno che non è né il segretario, né il presidente? A differenza del Cavaliere, che è presidente eletto dal congresso del Pdl, Casini, infatti, non ha una carica contendibile. È ed è stato il capo assoluto di un partito che non ha mai cambiato il vertice, ma la base.
Mastella, Fumagalli Carulli, Follini, Baccini, Rotondi, D'Antoni, Pionati, Cuffaro... Potrei andare avanti per ore a elencare le personalità che nel tempo hanno abbandonato un partito che oggi è formato solo da uomini "di Casini". E in questo non posso non imputare a Rocco Buttiglione delle enormi responsabilità.
Non solo...
C'È DELL'ALTRO?
Sì, bisogna riconoscere, che ha potuto conservare questo potere perché è una persona abile e intelligente. Ma molto ha fatto anche una copertura mediatica spropositata. Dalla Rai, piena di suoi uomini, all'impero Caltagirone, fino a Famiglia Cristiana e quello che ho chiamato il "bollettino di Pier Ferdinando", cioè Avvenire. Guarda caso, non ha mai dato spazio a chi ha abbandonato quella nave.
TORNANDO AI RISULTATI DELLE ULTIME ELEZIONI, L'ALLEANZA CON MONTI È STATA LA CILIEGINA FINALE?
Diciamo che è stato un errore strategico fatale. Bastava un minimo di osservazione dei risultati degli ultimi 20 anni per capire che il centro oggi può contare sul 6-8% dell'elettorato italiano. Quando si sono presentati più soggetti in quell'area non hanno fatto altro che spartirsi la torta. Accadde a Ccd e Cdu, dopo l'esperienza del governo D'Alema (3% circa a testa), accadde nel 2001 con il Ccd e il Cdu assieme e con Democrazia europea che andò invece da sola.
Questa volta invece la torta l'ha mangiata tutta Monti, che come Presidente del Consiglio uscente aveva molta visibilità. È stato Casini comunque a offrirgliela, perdendo poi tutti quegli elettori che avevano capito benissimo che lui e il Professore erano pronti a un governo con Bersani e Vendola.
Troppo tardi per quelli come Tassone che adesso si lamentano del fatto che un partito cattolico si è schiacciato sui massoni, l'alta finanza, la borghesia tecnocratica...
A QUESTO PUNTO QUALE FUTURO VEDE PER L'ULTIMO PARTITO CHE AVEVA CONSERVATO LO SCUDO CROCIATO?
Nessuno. Il progetto era buono, ma è stato sacrificato alle ambizioni del leader. Ambizioni peraltro totalmente richiuse sulla sua persona. Pier Ferdinando non voleva fare il premier e cambiare il Paese. Lui è uno che sognava la presidenza di una delle due Camere o del Quirinale...
È un grande dispiacere per tutti quelli che avevano creduto in un partito di ispirazione cristiana, in continuazione con la Dc, che avrebbe tra l'altro potuto cambiare il destino dell'ultima legislatura guidata da Berlusconi. Se non si fossero persi per strada, infatti, i cattolici dell'Udc sarebbero stati centrali, avrebbero ridimensionato la Lega Nord e avrebbero reso la defezione dei finiani ininfluente. Per che cosa hanno abbandonato questa strada che potevano percorrere con chi ha i loro stessi valori?

 
Fonte: La nuova Bussola Quotidiana, 09/03/2013