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Care amiche, cari amici
Come avrete saputo la Camera dei deputati ha affossato il 13 ottobre il progetto di legge sull’omofobia. Se fosse passato, come in quasi tutti i Paesi europei, avrebbe introdotto un’aggravante relativa all’orientamento sessuale per tutti i reati contro la persona, in pratica violando l’uguaglianza giuridica dei cittadini. Picchiare un omosessuale dichiarato, un gay, sarebbe stato sanzionabile in modo più grave che picchiare un eterosessuale. Si sarebbe poi potuto configurare l’ipotesi del reato di opinione per tutti coloro che avessero affermato l’esistenza di una identità sessuale e di un progetto divino in seguito a tale identità: in pratica, leggere in pubblico la Bibbia o il Catechismo della Chiesa Cattolica avrebbe potuto portare in galera. Potrà sembrare assurdo, ma in Svezia è già accaduto.
Quanto avvenuto è una sconfitta per il processo di scristianizzazione dell’Italia. La legge proposta dall’on. Paola Concia, l’unica parlamentare dichiaratamente omosessuale, è stata dichiarata incostituzionale su proposta dell’Udc ed è stata votata dalla “maggioranza della maggioranza”, con la significativa eccezione di nove deputati “finiani” che hanno votato contro il Pdl e di altri della maggioranza, fra cui l’on. Bongiorno, che si sono astenuti. Ha votato con la maggioranza anche l’on Binetti, ed il fatto merita di essere sottolineato, anche perché il segretario del suo partito, Franceschini, ha detto che la sua permanenza nel Pd costituisce un problema. L’evento conferma che quando alcuni deputati si danno da fare per i principi non negoziabili (vedi l’appello contro l’approvazione della legge pubblicato dai giornali del giorno precedente la votazione, primo firmatario Mantovano) possono accadere ottimi risultati, anche oltre le aspettative. Non basta infatti la mobilitazione di movimenti e associazioni, soprattutto cattolici e soprattutto tramite internet, se qualche parlamentare non riesce poi a trasformarla in concretezza legislativa (in questo caso di affossamento di una proposta di legge).
Tuttavia è stata vinta una battaglia, ma la guerra continua. E per raggiungere altri successi bisogna stare all’erta, essere pronti e preparati. In gioco non c’è la supremazia di un partito o di uno schieramento, ma l’identità di un popolo, la permanenza nelle sue radici. Stupisce, a questo proposito, la scarsa attenzione di parte del mondo cattolico, se si eccettuano le sue sentinelle, che si sono efficacemente mobilitate soprattutto su internet. Infatti il Magistero ha attirato l’attenzione sul tema, anche dopo la pubblicazione dell’importante documento della Congregazione per la dottrina della fede il 31 maggio 2004. Certamente il tema è delicato e apre o riapre antiche ferite, anche all’interno del corpo ecclesiale. Ma i problemi si affrontano e non si può sempre e soltanto rimandarli, pena incontrare poi problemi irrisolvibili.
L’evento ha anche un significativo aspetto politico. I deputati “finiani” sono stati costretti dal voto pubblico a venire allo scoperto e a farsi contare: sono stati nove a votare a favore della legge Concia più altri che si sono astenuti. I loro nomi li potete trovare sui vari giornali che li hanno pubblicati, attraverso internet. Bisogna ricordarli, perché in questo caso non si è trattato di opinioni diverse sulla conduzione del Pdl, ma di un tema di principio, assolutamente non negoziabile. In pratica, la loro posizione diversa ha assunto un connotato ideologico preciso e questo va fatto notare. Così come va fatta notare positivamente la posizione dell’on. Binetti, che ha votato con la maggioranza: che si stia incamminando verso l’uscita dal Pd è possibile, forse anche probabile dopo le dichiarazioni del segretario on. Franceschini. Quest’ultimo è un caso: per uno che ama (ancora?) definirsi cattolico, appare stupefacente l’ardore con cui sposa sempre le posizioni più laiciste, sempre inconfondibilmente opposte alle indicazioni del Magistero. Quest’ultimo, per un cattolico adulto, probabilmente è ininfluente, ma il caso rimane singolare.
C’è anche un caso giornalistico. Riguarda il quotidiano che preferisco e leggo sempre per primo, il Foglio. Mi chiedo: possibile che un direttore così sensibile sui temi della vita, capace di ingaggiare battaglie memorabili come quella su Eluana, non veda almeno la parentela nel caso dell’ideologia di genere? Un uomo come Giuliano Ferrara, così attento all’insegnamento della Chiesa e di Benedetto XVI in particolare, non si renda conto della posta in gioco e creda (come il sindaco di Roma) nella minaccia rappresentata da picchiatori di omosessuali che girano liberamente per le strade d’Italia a caccia di “sessualmente diversi”? E non si renda conto di come sia in gioco l’ultima differenza, quella sessuale, le cui conseguenze sociali si vogliono negare per mettere in discussione la complementarietà dei sessi, e dunque il significato del matrimonio? Non vorrei farla troppo difficile, ma Ferrara capirà perfettamente che siamo di fronte al delirio gnostico che afferma che Dio ha sbagliato a creare l’uomo maschio e femmina, e dunque bisogna correggerlo in corso d’opera.
Da alcuni anni un gruppo di professionisti (www.obiettivo-chaire.it) accoglie a Milano persone che hanno problemi di identità sessuale, spesso un’omosessualità indesiderata frutto di una adolescenza trascorsa in una famiglia problematica. Questa esperienza lascia trasparire in modo evidente come esista una natura, un progetto divino originario su ogni persona, che a volte per diverse ragioni può incontrare difficoltà ad esplicitarsi. Il rimedio non sta mai nell’accusare l’Autore della natura o nell’assecondare qualunque “desiderio” del soggetto problematico, ma nell’accompagnare quest’ultimo verso il ritrovamento dell’equilibrio perduto. I movimenti gay disprezzano tutto questo accusando la “terapia riparativa”, ma la realtà, e le richieste di molti fra queste persone, affermano il contrario.
Per approfondire si può leggere il Quaderno del Timone di Roberto Marchesini, L’identità di genere (info@iltimone.org; tel. 0269311174) con tutte le indicazioni dei testi del Magistero.
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