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Il "caso Biancofiore" non dovrebbe lasciare più dubbi sul fatto che viviamo sotto la dittatura dei gay. Il fatto è semplice: nella schiera dei sottosegretari, il presidente del Consiglio Enrico Letta inserisce Michaela Biancofiore (PDL) al ministero per le Pari opportunità. Immediatamente le organizzazioni gay aprono una polemica infuocata contro la nomina, con giudizi molto pesanti sulla Biancofiore, accusata di essere omofoba e quindi inadatta al ministero per le Pari opportunità. Come capo d'accusa una vecchia intervista in cui si diceva contraria al matrimonio gay. Si può essere etichettati come omofobi per questo? Evidentemente si può, e già questo basterebbe per svegliare le coscienze e rendersi conto di dove stiamo andando: c'è una Costituzione, tanto idolatrata quando fa comodo, che afferma che esiste solo la famiglia naturale, quella fondata sul matrimonio tra uomo e donna; ma chi difende questo articolo è già etichettato con quella che oggi è la peggiore delle infamie, omofobo, e giudicato indegno di far parte del governo.
Il presidente Letta, già alle prese con la grana Imu, ovviamente non gradisce queste polemiche. Ma invece di difendere il suo sottosegretario resta in silenzio, probabilmente pensando a come fare per togliere di mezzo la Biancofiore. Nel frattempo le accuse e gli insulti (soprattutto via internet) contro la Biancofiore si sprecano, ma il neo-sottosegretario non può contare neanche su una parola di solidarietà da parte del presidente della Camera Laura Boldrini, che pure nelle stesse ore è impegnatissima a combattere contro il sessismo via web che colpisce lei e il ministro Kyenge: evidentemente la difesa della dignità delle donne vale solo per quelle dal Pd a sinistra.
Fatto sta che la Biancofiore si fa intervistare da alcuni quotidiani, per smentire la sua presunta omofobia. Ma è l'assist che Letta cercava: aveva raccomandato a ministri e sottosegretari di essere sobri, di non fare dichiarazioni che creino difficoltà al governo, e invece la Biancofiore avrebbe accusato la comunità gay di autoghettizzarsi e quindi avrebbe violato le regole d'ingaggio. In realtà il sottosegretario voleva solo aiutare il governo, smorzando le polemiche e cercando di essere molto accogliente nei confronti dei gay al punto – che se non fosse stata messa alla porta – avremmo scritto noi per contestare le sue dichiarazioni, che sono comunque un esempio della pochezza culturale del Pdl o, almeno, di una parte di esso.
Per dire la sua omofobia, ecco alcune dichiarazioni della Biancofiore: «Non so da dove scaturiscano queste accuse di omofobia». «Mi piacerebbe per una volta che anche le associazioni gay, invece di autoghettizzarsi e sprecare parole per offendere chi non conoscono, magari condannassero i tanti femminicidi delle ultime ore.» E alla domanda: «L'Italia è una delle poche nazioni occidentali che non riconosce i diritti delle coppie gay, lo sapeva?», risponde: «Infatti penso che faremo un ddl che cavalcherà la modernità civile. Personalmente dico "no" alle nozze gay e "sì" alle unioni civili. È la linea di Berlusconi». Sul prossimo Gay Pride di Roma: «Se mi invitano ci andrò. Ma non mi metterò a ballare seminuda sui carri». E ancora: «Non sono omofoba. Sono una che odia, da vera liberale, qualsiasi tipo di discriminazione. Amo l'Amore con la maiuscola, in tutte le forme di amore»; «Io sono di un'apertura totale al mondo gay. Comprendo quali problemi hanno dovuto affrontare fin dall'adolescenza, quando hanno scoperto la loro sessualità».
Dunque un sottosegretario che afferma di non trovare nulla di strano in una coppia gay, di voler riconoscere le unioni di fatto, comprese quelle gay, pur senza concedere il matrimonio può essere accusato di omofobia e rimosso dall'incarico. Nessuno che la difenda né nel governo né nel suo partito. Tutti coperti, preoccupati solo di accontentare i movimenti gay. In questo modo, oltretutto, il presidente Letta fa passare l'idea che il ministero delle Pari Opportunità abbia come compito quello di promuovere i matrimoni tra persone dello stesso sesso, un fatto di una enorme gravità.
Del resto non sembra scattare l'allarme neanche dalle parti della Conferenza episcopale: sono anni che i presidenti della Cei pongono la questione antropologica al centro della riflessione, poi quando c'è l'attacco diretto a quella realtà di uomo e donna così come è nella natura e nel piano di Dio, tutti fanno finta di niente. Anzi, a leggere il giornale ufficiale pare che il problema fondamentale in Italia sia il videopoker.
E' così che nascono e si affermano le dittature, e noi ci siamo già dentro.
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