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Domenica 12 maggio 2013 è stata una giornata gloriosa, la giornata in cui si è svolta la Terza Marcia per la Vita. Il cielo azzurro, i palloncini colorati, i mille striscioni e le innumerevoli bandierine tutti inneggianti alla vita hanno contribuito a creare un clima di festa tra i trentamila partecipanti provenienti da tante parti d'Italia e anche da molte parti del mondo.
La richiesta che i promotori della Marcia per la Vita vogliono far pervenire al mondo politico italiano è l'abrogazione della legge 194 (la legge che ha aperto la strada alla "interruzione volontaria della gravidanza") e il rispetto per la vita sempre, in ogni circostanza, senza compromessi. Anche se la legge prevedeva, contraddittoriamente, oltre all'aborto anche la tutela della maternità, sappiamo bene che, nella prassi, le cose sono andate in maniera ben diversa.
Se si riesce a guardare in profondità al significato della Legge 194 ne emerge il quadro emblematico di uno Stato che, con tutto il potere e l'organizzazione che lo contraddistingue, si allea con una delle parti in una situazione di conflitto di interesse. Da una parte la madre che, per molteplici ragioni, vuole interrompere, in maniera brutale, la gravidanza, e dall'altra il feto che biologicamente tende a completare il percorso iniziato al momento del concepimento per giungere fino alla nascita.
Si è detto che la madre ha il diritto di scegliere l'aborto, ma forse anche il feto ha il diritto di scegliere di nascere... ci sono dunque due diritti che si confrontano e lo Stato, con la Legge 194, ha preso la decisione di parteggiare per il più forte dei due contendenti. Questa si chiama, in gergo popolare, legge della giungla: la legge la fa il più forte. Non è certo una grande novità.
La maggiore responsabilità più che alle donne, che spesso sono vittime di intimidazioni, pressione psicologica, paura e difficoltà va alla strumentalizzazione politica e ideologica cui esse sono soggette e soprattutto al carattere profondamente anti-umano della Legge 194.
La legge 194 è abortista: uno Stato che mette al servizio la sua forza e le sue strutture per sopprimere la parte debole in una situazione di conflitto di interesse ci indica anche la strada che intende percorrere nel futuro.
Inutile protestare se poi nel campo lavorativo la parte forte tende a prendere il sopravvento sulla parte debole e decide di precarizzare le regole del lavoro.... è lo stesso identico principio che è già stato ribadito e messo in atto in precedenza nel nostro ordinamento, con la protesta di pochi e il disinteresse di molti.
Inutile protestare se le banche, soggetti forti, fanno tutto ciò che torna utile al loro interesse schiacciando la parte debole che non ha strumenti per difendersi... il processo è già stato sancito e accettato in precedenza e, dunque, non si vede la ragione per la quale chi è forte dovrebbe cambiare atteggiamento nei confronti di chi è debole.
La legge della giungla imperversa per ogni dove. Guardandosi attorno si può scoprire come il processo sia ormai divenuto prassi imperante in ogni settore della vita quotidiana, ma, è bene ricordarlo, per quanto ci riguarda, ha avuto il suo incipit con la Legge 194 del 22 maggio 1978.
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