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PDL: PROPOSTA CHOC PER INTRODURRE IL MATRIMONIO GAY
Galan, Bondi, Capezzone, Prestigiacomo e altri propongono una vera e propria equiparazione al matrimonio naturale
di Tommaso Scandroglio
 

La tempesta era nell'aria da tempo e ieri si è scatenata. Infatti nel pomeriggio di giovedì è stata resa pubblica la Proposta di Legge dell'on. Giancarlo Galan ed altri (Sandro Bondi, Daniele Capezzone, Laura Ravetto, Gabriella Giammanco, Stefania Prestigiacomo, Elio Massimo Palmizio, tutti del Pdl), dal titolo "Disciplina dell'unione omoaffettiva". Proviamo ad analizzarla per sommi capi.
Nell'introduzione si scrive: "La nostra Costituzione […] non esclude l'unione tra persone del medesimo sesso". Certo, nel testo si parla di "unione" e non di "matrimonio" ma il concetto è quello. Comunque sia la nostra Costituzione non esclude esplicitamente nemmeno un "matrimonio" tra uomini e bestie, eppure chi mai penserebbe che sia giusto sposarsi il proprio cane? E poi peccato che la Costituzione faccia esplicito riferimento nell'art. 29 al solo matrimonio naturale, cioè a quello tra uomo e la donna. In tal modo, in modo implicito, esclude tutti gli altri tipi di "matrimoni".
Proseguono Galan & Co. domandandosi retoricamente: "Possiamo noi, onorevoli colleghi, permettere che due cittadini italiani abbiano diritti diversi in base al proprio orientamento sessuale o in base alla natura del proprio legame affettivo? No." Come più volte abbiamo puntualizzato su queste pagine, i diritti fondamentali nel nostro ordinamento giuridico sono già assicurati a tutti, anche agli omosessuali. Oltre a questo, esistono una ventina di leggi e moltissime pronunce dei giudici che già tutelano i conviventi - etero o omosessuali che siano - proprio in relazione a quei diritti che sono inseriti nel testo di Galan: fatica sprecata quindi.
L'aspetto più grave di questo progetto di legge è comunque il seguente. Qui, anche per esplicita ammissione degli estensori del testo, non si vuole disciplinare la convivenza, sia degli eterosessuali che degli omosessuali. Qui non si parla di Pacs o Dico. Quello che propone Galan è un vero e proprio "matrimonio" omosessuale. Ecco le prove.
Sempre nell'introduzione si legge: "Grazie all'accordo di unione omoaffettiva, […] elimineremo tali
iniquità, garantendo alle coppie omosessuali il pieno riconoscimento di diritti e doveri corrispondenti a quelli del matrimonio". E più avanti: "Abbiamo inteso quindi estendere a queste unioni la disciplina prevista per l'istituto matrimoniale". Infine per i più duri di orecchi si ribadisce in modo ancor più preciso che "ci siamo proposti a questo fine di seguire le norme del codice civile riguardanti il matrimonio". Più chiaro di così si muore.
L'unica differenza sostanziale sta nel fatto che la coppia omosessuale non potrà adottare. Questo non perché Galan sia contrario, ma perché l'introduzione di questo istituto è un poco prematura secondo lui e perché "avrebbe inevitabilmente comportato ulteriori dilazioni nel procedimento di approvazione della presente proposta di legge, rimandandone invece la trattazione ad un'opportuna rivisitazione della materia specifica, da compiersi in altra sede". Insomma: intanto beccatevi il "matrimonio" omosex e poi se passa nessuno potrà dire di no alle adozioni.
L'articolato della proposta di legge conferma quanto abbiamo accennato sopra in merito al fatto che siamo in presenza di un vero e proprio "matrimonio" omosex. All'art. 2 si dà la definizione di "unione omoaffettiva": "L'unione omoaffettiva è l'accordo stipulato tra due persone dello stesso sesso al fine di regolare i rapporti personali e patrimoniali relativi alla loro vita in comune". Da notare che i rapporti regolati non sono solo patrimoniali, ma anche personali. I conviventi con questa proposta non sono solo contraenti di un accordo privato (come se fosse un contratto) ma acquisiscono uno nuovo status personale proprio e specifico, così come avviene tra l'uomo e la donna che una volta sposati diventano marito e moglie.
Galan & Co. poi hanno compiuto un'operazione, come dichiarato da loro stessi, di copia-incolla dei diritti-doveri dei coniugi presenti nel Codice Civile applicandoli alla coppia omosessuale. In particolare hanno ricopiato nella loro Proposta le circostanze ostative al matrimonio (art . 3 della Proposta), l'iter di pubblicazione matrimoniale (artt. 5 e 6), i motivi di rifiuto della stessa (art. 8), molti dei doveri dei coniugi (correttezza, collaborazione, dovere di comportarsi secondo buona fede e di contribuire ai bisogni della famiglia secondo le proprie sostanze: artt 9 e 10); i diritti successori, i quali da esclusivi dei coniugi ora saranno estesi anche ai conviventi gay (art. 14). Futile poi la previsione della successione nella proprietà della casa laddove un convivente morisse perché ormai la giurisprudenza ha concesso tale diritto da tempo. Inoltre alcuni giusti privilegi dei coniugi in merito all'accesso dei posti di lavoro o a concorsi pubblici saranno estesi anche ai conviventi omosessuali (art .15), così per la pensione di reversibilità e altri trattamenti fiscali che ad oggi competono esclusivamente al coniugi (art. 16). Il convivente omosessuale beneficerà inoltre anche di alcune attenuanti previste in ambito penale per il coniuge (artt. 26 e 27). Infine, mimando l'istituto del divorzio, si sono preoccupati di prevedere pure lo scioglimento dell'unione omoaffettiva (artt. 17 e 18), ma in questo caso si sono fatti più furbi: niente avvocati o giudici (eccetto nel caso ci siano discussioni di ordine patrimoniale). Una bella notifica attraverso l'ufficiale giudiziario e i giochi sono finiti. Più semplice, rapido e meno doloroso, così come forse si augurano che dovrebbe essere la separazione tra coniugi.
Ma forse la previsione più dinamitarda è la seguente: la modalità burocratica-formale attraverso cui viene ad esistenza un'unione omoaffettiva è identica a quella dell'istituto matrimoniale: cioè in comune davanti all'ufficiale di stato civile (art. 4). Ma se la forma di un atto è identico è identica anche la sostanza dell'atto.
Se poi a Galan & Co. fosse sfuggito qualche particolare nell'omologare l'unione omoaffettiva al matrimonio ci pensa l'art. 21. L'articolo è una sorta di clausola generale che mira a rendere uguali i due istituti: "le parti di un'unione omoaffettiva sono equiparate ai componenti di una famiglia". Non dice "coniugi" ma "componenti di una famiglia", però la sostanza non cambia.
Intanto che c'erano hanno poi pensato bene di risolvere in un colpo solo il problema dell'immigrazione e dell'assegnazione della cittadinanza agli stranieri. All'art. 19 si dispone infatti che se un contraente è straniero e l'altro no, il primo acquista la cittadinanza italiana dopo due anni di convivenza, così come avviene per il coniuge straniero di cittadino italiano. Volete mettere quanti si faranno passare per gay e dopo due anni chiederanno lo scioglimento avendo avuto quello che desideravano cioè la cittadinanza italiana?
Conclusione. Forse avrebbe fatto prima Galan a riprodurre un articolo di una proposta di legge del 2002 dell'on. Grillini che così recitava: "Le persone dello stesso sesso possono accedere all'istituto del matrimonio con gli stessi diritti e doveri delle persone di sesso diverso". Ci saremmo risparmiati tanti infingimenti.

 
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14/06/2013