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Sta per cadere il Fort Apache della tutela della vita in Europa. Venerdì 12 luglio la Protection of Life During Pregnancy Bill – una proposta di legge per legittimare l’aborto procurato – è stata approvata al Dàil, la Camera Bassa del parlamento irlandese, con 131 voti a favore e solo 31 contrari. Ora il testo è all’esame della Camera Alta, ma l’esito appare scontato: a breve anche l’Irlanda si doterà di una legge che spalancherà le porte all’aborto. L’approvazione del disegno di legge alla Camera Bassa ha spaccato il partito del Fine Gael. Il Ministro per gli Affari Europei, Lucinda Creighton, ha votato contro, poi si è dimessa dall’incarico ed infine è stata espulsa dal partito. Stessa sorte per altri quattro deputati dello stesso schieramento a cui è stato fatto divieto di presentarsi alle prossime elezioni.
Fine Gael fa parte dell‘Internazionale Democratica Centrista ed è membro del Partito Popolare europeo. Un tempo si chiamava Army Comrades Association e si ispirava all’enciclica Quadragesimo anno di Pio XI. Cosa è rimasto di tali ascendenze cattoliche? Ben poco se andiamo a leggere le affermazioni del premier Enda Kenny: “Si tratta di una legge necessaria dopo 21 anni di inazione e di cui il Paese ha assolutamente bisogno per avere più chiarezza dal punto di vista medico e legale”.
Mr. Kenny da bravo scolaretto ha ripetuto in buona sostanza ciò che la Corte Europea aveva detto nel 2010 in merito al caso A., B. e C. vs Irlanda in cui chiedeva al governo di Dublino di specificare meglio quando una donna in pericolo di vita – unico caso allora ammesso dalla legge per accedere all’aborto – poteva legittimamente sopprimere il proprio figlio. I cattolici di questo partito a favore della neo legge abortista si premurano di tranquillizzare i propri elettori, come steward di un aereo che sta precipitando, dicendo che va tutto bene e che la donna potrà accedere all’aborto solo in casi limitati, ad esempio se è così sconvolta per la gravidanza che vuole togliersi la vita. Ma appare evidente che tutte le donne desiderose di abortire si qualificheranno davanti ai medici come perfette candidate al suicidio. Impossibile contraddirle a quel punto.
La vicenda irlandese è un po’ la sintesi di quello che sta accadendo in Europa sul fronte dei principi non negoziabili. In primo luogo scordiamoci il concetto di “sovranità nazionale”. E’ roba vecchia da nazionalismo ottocentesco. Ora decide l’Europa per tutti noi, attraverso il suo Consiglio, commissioni e tribunali vari. In secondo luogo è saltata da tempo la distinzione tra difensori della vita (cattolici?) e nemici della stessa. La differenza ora la fanno non le idee antitetiche su aborto, eutanasia, fecondazione artificiale e omosessualità, bensì la velocità di dissoluzione dei principi non negoziabili. Che differenza c’è infatti tra la posizione del Fine Gael, di centro-destra, e del partito laburista suo avversario? La diversità non è data dall’orientamento sul tema aborto: entrambi hanno votato a favore. Ma dalla maggiore o minore apertura allo stesso. E’ questione di sfumature di grigio. Insomma tutti, destra e sinistra, “cattolici” e non, marciano nella stessa identica direzione, ma a velocità diverse.
Terza riflessione. Siamo spettatori di un’alba nuova, anzi di un nuovo tramonto. C’è un’era nuova che sta spuntando: la fine della dittatura del relativismo. Infatti il relativismo predica che ci possono essere tante verità morali quante sono le teste delle persone o che la verità cambia a seconda delle circostanze (situazionismo). E’ ancora così? E’ proprio vero che sui temi sensibili c’è un pluralismo di vedute oppure stiamo procedendo speditamente in direzione di una versione unica dell’etica umana? A noi pare vera la seconda ipotesi. In politica come nella cultura popolare è ormai assodato e digerito perfettamente che si può abortire sempre e comunque, che la contraccezione rende l’uomo e la donna più liberi, che è da stupidi non divorziare se il matrimonio fa acqua da tutte le parti, che se il figlio non arriva ci pensa la provetta magica, che l’amore può fiorire anche nel giardino di due cuori omosessuali e che se il nonno è moribondo forse l’eutanasia è per lui il farmaco migliore.
Ammettiamolo, siamo nel post-relativismo, nell’era di quell’unica verità che i parlamenti di tanti stati ci vogliono far ingoiare a forza. Ciò è così vero che se uno prova a contraddire il pensiero egemone finisce in galera, come è accaduto in Francia a molti manifestanti contrari alle “nozze” gay, perché in Europa sei “libero” di pensare come vogliono alcuni potentati, altrimenti il tuo pensiero è intollerante. Oppure gli fanno diventare il posto di lavoro un inferno, come è successo a non pochi medici obiettori qui in Italia; oppure viene ostracizzato: si veda la vicenda dell’Ungheria che è finita nell’occhio del ciclone dell’Unione Europea per la sua politica pro-life. L’Irlanda e la sua legge abortista è solo l’ultimo caso di questo allineamento forzoso all’unica verità che omologa tutto e tutti. Addio caro relativismo.
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