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Nel 2011, in un liceo romano, di cui è carità e compassione tacere il nome, si tenne un singolare collegio docenti. Il preside riferì che era venuta a trovarlo la madre di un allievo: era un po' agitata. Si rifiutava di mandare il figlio a visitare la piazza e la basilica di San Pietro, come previsto dal calendario delle visite d'istruzione. La donna aveva sentito della sentenza della corte europea dei diritti dell'uomo sul crocifisso e sosteneva che tale visita sarebbe un condizionamento religioso emotivamente troppo forte per un quindicenne. Il docente di storia dell'arte, amareggiato, aveva fatto notare al preside che, come a Roma così in tutta l'Europa, ogni angolo ricorda il cristianesimo: per non rendersene conto, occorrerebbe starsene chiusi in aula e lasciar perdere ogni forma di approfondimento culturale; aveva insistito sul fatto che i ragazzi hanno pure diritto a essere istruiti, a sapere le cose come stanno, per poi formarsi la propria libera opinione in merito. Per tutta risposta, il preside aveva detto che il diritto di chi non vuole subire la non richiesta ostensione di simboli religiosi ha sempre la preminenza. Venne poi il turno dell'insegnante di musica, reo di aver fatto ascoltare Bach, per l'esattezza la Messa in Si minore, un capolavoro sommo! Alla richiesta da parte del dirigente scolastico di scegliere qualcosa di più religiosamente tranquillo, come Stravinskij, il professore propose la "Sinfonia di Salmi", suscitando le ire del preside, il quale ordinò al docente che, "se proprio era necessario fare un po' di Bach" (sic!), non si doveva insistere troppo sul cristianesimo e non importava riferire agli allievi certi dettagli, come il fatto che il grande compositore tedesco avesse scritto "Soli Deo Gloria" in calce a molte delle sue composizioni.
I libri universitari e i testi di saggistica che spesso vengono proposti agli studenti di conservatorio non sono da meno, quanto a censure ideologiche di certo tipo. Un profilo di Bach che va molto di moda in certi ambienti accademici lo vorrebbe non uomo alquanto semplice seppur di cultura soddisfacente, persona di buona modestia e di sana ambizione; affezionato marito, buon padre di famiglia e fervente cristiano luterano, seppure con certe postille catechetiche e devozionali che attirerebbero forse di più certe simpatie dei cattolici che non quelle dei protestanti.
Affatto!
In verità J.S. Bach sarebbe stato un orgoglioso, tronfio e litigioso esibizionista, cosa che gli avrebbe procurato freddezza da parte dei contemporanei e perfino valso alla morte una sepoltura praticamente anonima, senza particolari onori. A detta di alcuni testi accademici molto diffusi, questa indifferenza avrebbe causato addirittura la dispersione dei suoi resti in una fossa comune e il suo corpo risulterebbe tutt'oggi disperso (Mario Carrozzo, Cristina Cimagalli, "Storia della Musica Occidentale. Volume 2", Armando Editore, Roma 2005 pag. 274). Invece, la salma di Bach fu sepolta a Lipsia, vicino alla chiesa di San Giovanni. Nel 1894, quando la chiesa dovette essere abbattuta, si decise di riesumare i resti del compositore. Si occuparono dell'operazione il Dr. Tranzschel, Rettore della chiesa, il Dr. Jungmann, Rettore emerito della Thomasschule di Lipsia, e il Dr. Wilhelm His, Professore di anatomia dell'Università di Lipsia. Dai registri della chiesa si sapeva che Bach riposava in una bara di quercia ed in un luogo preciso, e dunque l'individuazione del suo corpo non fu particolarmente difficile: lo scheletro trovato, portato in un laboratorio per le analisi, apparteneva ad un uomo anziano, alto 166,8 centimetri, di corporatura robusta. Un'ultima conferma si ebbe dall'applicazione sul cranio di una maschera funeraria in cera realizzata prima della sepoltura del musicista; l'equipe non ebbe più alcun dubbio. Le ossa vennero ricomposte e trasferite all'interno della chiesa di San Tommaso, dove riposano tuttora (il tutto oculatamente e correttamente documentato durante le operazioni di esumazione e ricognizione sul corpo di Bach: HIS 1895; HARTOG 1910; TERRY 1933: 279-280).
E' poi la volta di Piero Buscaroli, col suo saggio "Bach", dove il musicologo sostiene che il nostro Johann Sebastian avrebbe usato l'organo solo come trampolino di lancio per la sua carriera: i suoi interessi erano ben altri, anche rispetto alla fede religiosa che gli sarebbe stata eccessivamente attribuita. Un giovane in cammino di formazione, trovandosi davanti un simile libro di un insigne musicologo, difficilmente sospetterà che l'autore in questione abbia fatto proprio il motto hegeliano secondo il quale, "se le mie idee ed i fatti non coincidono, tanto peggio per i fatti!". Bach ha composto per organo per tutta la sua vita, anche quando non aveva incarichi organistici remunerati, fino a pochi giorni prima della morte. Inoltre è davvero singolare la vicenda che riguarda la comparsa nella storia della musica occidentale delle Variazioni Canoniche su Vom Himmel hoc BWV 769, un canto tedesco per il tempo natalizio. Nel 1747, Bach viene ammesso tra i membri della Societat der Musikalischen Wissenschaften, fondata da Lorenz Mizler, professore di contrappunto all'università di Lipsia e precedentemente allievo di Johann Sebastian. I membri della società avevano il compito di scambiarsi ogni anno una dissertazione scientifica su argomenti matematico-musicali. Si tratta di circostanze di fatto non legate alla liturgia né al culto. Eppure Bach cosa fa? Nel primo anno di appartenenza a questo sodalizio, pre-para una relazione scientifica a dir poco singolare: appunto le Variazioni Canoniche per organo sul corale natalizio. Perché proprio un lavoro per organo in un contesto squisitamente scientifico, avulso dalla liturgia? Per una ragione molto semplice: il nostro Bach ha dedicato all'organo le proprie migliori e più appassionate energie creative, dando luogo a capolavori fino a oggi ineguagliati. In altre parole, ha consegnato all'organo i suoi sfoghi, le sue suppliche, e gli slanci della sua fede.
Giustappunto! Riguardo alla vita di fede di Bach?
Esaminando la Bibbia da lui posseduta in vita, possiamo osservare come appaia letteralmente divorata dall'uso costante: errori di stampa corretti a penna, centinaia di annotazioni a lato. A margine di una pagina del Secondo Libro delle Cronache, dove si racconta di come il fumo della potente presenza dell'Altissimo avesse riempito il tempio non appena i musicisti aveva intonato i canti sacri (2Cornache, 5), Bach, commosso, scrive: ""N.B. Con una musica devota Dio è sempre presente con la Sua grazia". Sul suo modo di intendere la musica sacra ed il ruolo di musicista da chiesa, ci potremmo accontentare anche soltanto di una riflessione che Johann Sebastian scrisse nel testo scolastico noto come "Principi e istruzioni per suonare il basso continuo o accompagnamento a quattro parti...", scritto per gli allievi della scuola di San Tommaso a Lipsia, di cui Bach era Kantor, ossia responsabile di tutto l'insegnamento musicale e della lingua latina (materia, quest'ultima che, come dimostrano le fonti archivistiche, Bach conosceva a buoni livelli, ma per la quale non nutriva molta simpatia). Dettando in tal sede agli allievi le istruzioni sul modo di suonare il basso continuo, Bach afferma: «Si dovrebbe produrre un' armonia eufonica per la gloria di Dio e per il possibile diletto della mente; e come tutta la musica, il suo finis e la sua causa finale non dovrebbe giammai essere altra cosa che la gloria di Dio e la ricreazione della mente, dello spirito. Se non si bada a questo, in realtà non c' è musica, ma solo grida e strepito». Alla morte del grande musicista, presentandosi la necessità di nominare il Kantor che succedesse a Bach, il borgomastro Stieglitz raccomandò: "La scuola ha bisogno di un Kantor (cioè di un insegnante per tutta la materia musicale), non di un Kapellmeister (ossia di qualcuno che spasima per la musica sacra), ancorché ovviamente debba conoscere la musica!". Un' affermazione alquanto curiosa, questa, per chi, secondo certi musicologi, avrebbe guardato all'organo e alla musica liturgica unicamente per interessi di carriera.
La logica deduzione che emerge da questi aneddoti è la seguente.
Ciò che occorre oggi per gli adolescenti delle scuole e i giovani studenti di conservatorio e delle accademie è una "voce controcorrente", un'adeguata apologetica in materia musicale, che, senza i paraocchi della cultura dominante laicista, in poche pagine e con parole semplici, mostri Bach per come è stato, padre e marito, uomo e cristiano, artigiano e credente. Solo allora brani come la straordinaria Ciaccona per violino e la Fantasia e Fuga in Sol minore per organo apriranno i propri scrigni contenenti frammenti di un'umanità, quella di Johann Sebastian, burbera e calda, profonda e davvero amabile, che ancora oggi ha tanto da insegnare a questo mondo, sempre più affamato di bellezza e di autenticità.
Nota di BastaBugie: l'autore dell'articolo ha pubblicato il libro "Bach: tra amore e fede. Apologia ed esegesi della Grande Fantasia e Fuga", Collana Teologica Fides Quaerens Intellectum, Edizioni Bonanno 2013.
http://www.youtube.com/watch?v=j2pp5NXNE-w
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