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Erano in 30 gli ex gay e ex trans su un palco fuori dalla California Statehouse a protestare contro una proposta di legge che vuol vietare le terapie riparative e ogni forma di pubblicità della possibilità che c'è - per chi vuole - di abbandonare lo stile di vita gay e riappacificarsi con il proprio sesso biologico. Solo in 30, ma tutti estremamente coraggiosi, visto il contesto culturale che li discrimina pesantemente fino a volerne negare del tutto l'esistenza.
La proposta di legge AB2943 criminalizzerebbe la maggior parte, se non tutti, i tipi di consulenza - anche solo spirituale - nei confronti di gay o trans che soffrono un disagio esistenziale legato alla loro sfera sessuale.
In un comunicato stampa, gli ex gay e gli ex trans pretendono - invece - di affermare la loro... esistenza: le proposte di legge come quella californiana, infatti, sottendono un'ideologia che nega la realtà delle cose e nega radicalmente l'esistenza di persone che effettivamente hanno recuperato la loro eterosessualità e/o hanno riacquisito chirurgicamente il sesso originario alla nascita.
Impera un'ideologia contraddittoria che promuove come normale la fluidità di genere, in nome della fatidica "autodeterminazione", ma che nega proprio la libertà e l'autodeterminazione a chi vuole cambiare il proprio orientamento sessuale.
«Il contrario dell'omosessualità non è l'eterosessualità: è la santità», «Chiediamo solo una vera libertà di scelta per tutti» hanno detto i manifestanti, alcuni dei quali sopravvissuti alla strage di Orlando, che si sono convertiti nel periodo in cui si trovavano in ospedale per curare le ferite riportate.
La proposta di legge, tra l'altro, è gravemente illiberale perché pretende la censura e il bando anche delle pubblicazioni stampate sull'argomento: «A me un libro che vorrebbero bandire ha salvato la vita», ha detto uno dei manifestanti.
Inoltre, la proposta di legge va a calpestare fortemente la libertà religiosa, dato che anche il Vangelo finisce per essere compreso tra le pubblicazioni che la proposta di legge considera "fraudolente".
L'omofobia, come viene comunemente intesa, è una grossa montatura ideologica che serve solo a decostruire la società. Ma non abbiamo mai negato che - soprattutto in passato, e all'estero - gli omosessuali costituiscono una di quelle minoranze che ha subito ingiuste discriminazioni. In tal senso, l'omofobia è certo da condannare. Ma gli ex gay e gli ex trans sono una minoranza di quella minoranza che oggi subisce una vera e propria persecuzione discriminatoria, proprio da parte di quelli che si definiscono vittime della discriminazione per eccellenza... valli a capire...
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).
MACRON INVITA BALLERINI GAY ALL'ELISEO
Per il solstizio d'estate il presidente francese Macron ha voluto ospitare nel cortile dell'Eliseo il World Music Day, ossia il Festival della Musica elettronica. Ad esibirsi anche il dj Kiddy Smile il quale indossava una maglietta con su scritto "figlio di immigrati, nero e omosessuale". Inoltre c'erano ballerini gay che si esibivano nel "voguing ", il ballo tipico dei locali gay che si basa sull'imitazione delle pose delle modelle durante le sfilate. Poi foto di gruppo anche con trans insieme a Macron e alla moglie.
E dunque il gay pride ha avuto un battesimo istituzionale: non più ad esibirsi nelle vie di Parigi, bensì all'Eliseo, la casa dei francesi.
(Gender Watch News, 24 giugno 2018)
UNIONE CIVILE BENEDETTA DAL SOTTOSEGRETARIO ALLE PARI OPPORTUNITÀ
Il colombiano Alejandro Barrero Bocanegro e l'italo bosniaco Kemal Pasovic (nella foto), attivista gay e militante nel M5S, si uniscono civilmente a Bologna. A loro arriva un telegramma di felicitazioni inviato dal sottosegretario alle Pari opportunità Vincenzo Spadafora, anche lui del M5S: «È una grande gioia per me potervi fare i miei auguri il giorno in cui si celebra in tutto il mondo il Gay Pride. Vi auguro tanta felicità, armonia e vi assicuro il mio impegno personale affinché la battaglia culturale a favore dei diritti Lgbt continui e si rafforzi e perché non ci sia alcun passo indietro rispetto alle conquiste degli ultimi anni». Spadafora ha presenziato poi al Gay Pride di Pompei.
Il messaggio di Spadafora è chiaro: tenteremo in tutti i modi di ostacolare le posizioni a tutela della famiglia come quelle assunte dal ministro per la famiglia Lorenzo Fontana.
(Gender Watch News, 2 luglio 2018)
L'OSCENO GAY PRIDE A POMPEI
La fiera dell'osceno sotto gli occhi della Madonna del Rosario. Eccolo il rispetto chiesto dal vescovo di Pompei agli organizzatori e partecipanti del PompeiPride2018: una donna di rosso vestita che ostenta alcuni Rosari e tende le braccia imitando l'iconografia della Madre di Dio che accoglie i suoi figli in un abbraccio. Una "Madonna gay", Dio ci perdoni l'accostamento blasfemo, a pochi passi dal Santuario mariano e in aperto sberleffo alla fede cattolica. Provocazione, sacrilegio, ognuno può servirsi delle parole migliori per definire un fatto comunque incontestabile: i gay pride, tutti non solo quello di Pompei, anche quello di Milano, hanno ormai preso la piega della kermesse palesemente anticristiana.
Non sono i diritti l'obiettivo, ma proprio la fede cattolica. Perché è il messaggio cristiano sull'amore umano, sul peccato e sulla redenzione, ad essere ancora oggi l'unico ostacolo all'imporsi di una ideologia che sotto forma di lava incandescente sta travolgendo buonsenso, pietà e rispetto. A Pompei il Pride 2018 si è provocatoriamente svolto nella città che deve al Rosario la sua ragione d'essere, diversamente oggi sarebbe soltanto un sito archeologico tra i più grandi al mondo e poco più, racconterebbe di una città morta, sommersa dalla furia di un vulcano. Invece Pompei in questi secoli ha vissuto grazie a quella Madonna che sabato è stata irrisa sul palco dove troneggiava il nome di un locale gay di Napoli.
Ma nel caravanserraglio arcobaleno la Chiesa è stata presa di mira più e più volte. Uno striscione ha aperto le danze: "In memoria di tutte le persone omosessuali perseguitate ed uccise dalla Chiesa Cattolica". Chi? Come? Dove? Quando? Le regole del giornalismo, e della storia, non valgono per questi barbari del conformismo e del vizio? Dunque si sfila perché la Chiesa ha ucciso gli omosessuali? Ma qualcuno si è reso conto della mostruosa castroneria pronunciata e diffusa via social? E qualcuno, dalle parti dell'episcopio pompeiano, ha magari notato che la maggior parte delle rivendicazioni avevano sempre e comunque la Chiesa come obiettivo, seconda soltanto all'accoppiata Salvini-Fontana?
Invece la diocesi di Pompei ha preferito mettere la testa sotto il cuscino, senza nemmeno incoraggiare quel nugolo di fedeli che ha recitato il Rosario di riparazione davanti alla Basilica. Chiusa, ovviamente.
Ecco le parole melliflue del vescovo alla vigilia dello show: "Se un auspicio può essere espresso, esso non può che riguardare il rispetto delle convinzioni dei credenti, anche attraverso modalità e gesti che caratterizzano le manifestazioni a Pompei, città di fede e cultura". Insomma, un invito ad essere sobri, a manifestare pacificamente senza irridere i segni della fede. Ecco un modo sicuro per ottenere l'effetto contrario. Come se un pride fosse più digeribile se privo di "Madonne oscene" e "Papi Francesco arcobaleno". Trionfo dell'irresponsabilità: fate quel che volete, ma non sporcate il tappeto. Dalla Chiesa ci si aspetterebbe invece un invito alla conversione e non un'accettazione di una pratica che non può essere buona o cattiva a seconda delle buone maniere codificate dal supremo criterio del rispetto.
Spiace dover constatare che ancora una volta la Chiesa, rappresentata sotto le pendici del Vesuvio dal vescovo di Pompei, ancora una volta apre le porte Scee facendo entrare il cavallo di Troia dell'accomodamento e del buonismo. Invece di condannare e ricordare il giudizio di Dio su chi pratica atti sodomitici, è la Sacra Scrittura, che non è ancora stata abolita. Invece di proporre percorsi di riappropriazione della propria identità per cercare davvero quello che è lo sguardo vero di Dio sull'uomo, si accontenta di non farsi schizzare le finestre del vescovado di uova marce e invita così alla sobrietà.
Come se il destino dell'uomo, che è peccatore, sia solo un problema di bon ton. Cecità che, come dimostrano i fatti, si pagano, con l'irruzione del nemico nella sacra Ilio, pronto con le torce ad infiammare quel che resta della fede e della devozione di un centro di spiritualità lordato e neppure ripulito a orgia conclusa, dato che dubitiamo fortemente che verranno offerte preghiere di riparazione per la sconcezza vista e mostrata sotto alla presenza persino di un autorevole membro del governo.
Il Sottosegretario Spadafora infatti si è intestato la rappresentanza del Governo al Pride 2018 facendosi smentire dal ministro della Famiglia Lorenzo Fontana. Solo che Fontana quando parlò delle coppie gay, dovette specificare di parlare a titolo personale, Spadafora invece si intesta la coccarda del Governo. Perché? Forse sarà il caso che il premier Conte dica come stanno le cose e prenda una posizione in materia.
(Andrea Zambrano, La Nuova Bussola Quotidiana, 02-07-2018)
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