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Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera del direttore di "BastaBugie.it", Giano Colli, con il suo parere in riferimento all'intervista al Prof. Vari apparsa sullo scorso numero.
Caro Direttore,
ho letto con interesse l'intervista al Prof. Vari, pubblicata sullo scorso numero di Radici Cristiane. Intervista, in cui sostiene che l'iniziativa "Uno di noi" sia stata pensata per «risvegliare le coscienze». Ciò mi ha mosso ad una riflessione, che desidero condividere.
Con la legge 194 del 1978 è stata resa legale in Italia la pratica dell'aborto procurato, a totale carico dello Stato. Purtroppo, dopo le battaglie antecedenti la sua entrata in vigore, il mondo pro-life italiano si è come addormentato, limitandosi a iniziative culturalmente e politicamente perdenti. Ormai l'aborto è stato per così dire "metabolizzato", al punto che raramente si trova un Cattolico che pensi che la donna non abbia diritto di scelta tra il tenere o meno un bambino.
Nonostante questo rilassamento delle coscienze, da qualche anno si è notato un certo risveglio non istituzionale e dal basso, che ha originato la Marcia Nazionale per la Vita. Essa ha contribuito a tornare a parlare di abolizione della legge sull'aborto, benché parte del mondo pro-life "ufficiale" non vi abbia partecipato con entusiasmo ed anzi abbia tentato di ostacolarla e di oscurarne il successo o quanto meno di confondere le idee.
E' ancora in corso la raccolta di firme denominata "Uno di noi", una campagna promossa con false promesse. Ad esempio Avvenire, il quotidiano della Cei, il 10 gennaio 2013 ha pubblicato un articolo dal titolo Uno di noi, la firma che può cambiare tutto. Presentata come se puntasse ad ottenere un improbabile "riconoscimento giuridico dell'embrione", essa chiede in realtà solo un dibattito sulla cessazione delle sperimentazioni sugli embrioni umani (si noti che la petizione potrà solo originare un dibattito, non otterrà la cessazione delle sperimentazioni).
Tanti i manifesti diffusi capillarmente nel mondo ecclesiastico: nelle parrocchie, nei movimenti, sulle pagine dei giornali cattolici. Uno dei principali, dopo aver avvertito che si tratta di una «iniziativa europea dei cittadini», si premura di (dis)informare con il seguente pressante appello «Firma anche tu, perché la dignità, il diritto alla vita e all'integrità siano riconosciute ad ogni essere umano fin dal concepimento in tutte le aree di competenza della Ue». Anche qui si promette dunque che le firme servano a riconoscere il diritto alla vita «ad ogni essere umano fin dal concepimento», il che non corrisponde a verità.
Ecco perché questa iniziativa non mi entusiasma. Credo che le energie ad essa dedicate potessero essere utilizzate molto meglio. Non tanto per l'incertezza del risultato. Le battaglie per la vita vanno fatte sempre, a prescindere dai risultati immediati. E che non ci possano essere risultati, lo si capisce dai velati dubbi che lo stesso Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, esprime sul mensile dell'associazione del maggio 2012: «Naturalmente non sappiamo se, una volta raccolte le adesioni, otterremo i provvedimenti richiesti...».
Ma, come bene ha sottolineato Marisa Orecchia, presidente di Federvita Piemonte, «non è questo il punto. Il punto è che un vero movimento pro-life non mette in atto un grande schieramento di popolo e di associazioni, per chiedere la cessazione delle sperimentazioni sull'embrione umano. Un vero Movimento pro life deve chiedere la cessazione della produzione di embrioni umani. E' la fivet, produzione di embrioni fuori del grembo materno, la madre di tutte le ingiustizie che l'embrione, una volta prodotto, è costretto a patire. La fivet in sé, anche con tutti i paletti e i distinguo con cui vogliono abituarci a considerarla».
Come al solito, dunque, assistiamo ad una piccola battaglia di retroguardia, utile solo a dare un po' di visibilità al Movimento per la Vita all'interno del mondo cattolico (all'esterno nessuno se n'è accorto). Tale iniziativa in campo educativo produrrà solo un effetto mediocre, se non addirittura dannoso. Sarà sì l'occasione per «parlare in tutta Europa del più fragile tra gli umani come uno di noi», come scrive Carlo Casini, ma servirà soprattutto a consolidare l'opinione, già diffusa, che della fecondazione artificiale siano da riprovare solo alcuni esiti aberranti, quali la sperimentazione sugli embrioni. Si avrà l'impressione insomma che utilizzare la fecondazione artificiale per dare figli a chi non possa averne naturalmente sia comunque una cosa buona, nonostante il massacro preventivato di nove embrioni prodotti su dieci: ogni figlio in braccio, nove fratellini morti in laboratorio...
Concludendo, per valutare l'iniziativa "Uno di noi" basta ricordare a cosa sia servita qualche anno fa una analoga raccolta-firme promossa dal Movimento per la Vita per la presentazione di un disegno di legge d'iniziativa popolare, mirante alla modifica dell'art. 1 del Codice Civile con lo scopo di attribuire la qualità di persona all'embrione umano. Di fatto quella iniziativa non servì a nulla se non a raccogliere qualche indirizzo cui inviare Sì alla vita, il giornalino del Movimento per la Vita, finanziato interamente dalla CEI con i fondi dell'otto per mille. Allora ci chiediamo: davvero hanno qualche efficacia queste iniziative? Sono convinto che ci voglia altro per imporsi alla pubblica opinione. Ad esempio, la grande Marcia per la Vita del 12 maggio 2013 a Roma - ormai giunta alla terza edizione - ha contribuito ad iniziare una nuova stagione per i movimenti pro-life italiani e si è imposta all'attenzione generale: tutti i mezzi di comunicazione ne hanno parlato, da La Repubblica a l'Unità, dal Tg1 al Tg5, e tanti altri. La prossima si svolgerà domenica 4 maggio 2014, sempre a Roma: servirà senz'altro a dare slancio a tutti quanti credano nell'importanza della battaglia a favore della vita senza se e senza ma.
Nota di BastaBugie: la mail era stata inviata qualche mese fa quando non si sapeva se si sarebbero raggiunte le firme necessarie
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