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L'Istituto dei Francescani dell'Immacolata sta conoscendo una persecuzione di una tale entità che non si sarebbe mai sospettata. Si parla di dialogo, di incontro, di pluralità di carismi e poi qualcuno propone una visione dell'obbedienza religiosa fondata sulla mera autorità, vista in sé sola e giustificata per sé sola. Non un briciolo di riflessione che tragga le conseguenze di quello che si dice, un briciolo di giustificazione, alla luce del buonsenso e del pensiero della Chiesa, riguardo alle decisioni che si prendono: tutto, dalla soppressione di un seminario, alla spedizione di frati, dall'oggi al domani, in Camerun, Portogallo, Usa, Austria, viene giustificato dal Commissario apostolico in ragione della sua autorità, anzi di quella del Papa e della S. Sede, a cui sempre ci si appella, e in nome della quale in meno di 4 mesi di commissariamento si è riusciti a smantellare, pezzo dopo pezzo, quanto quei poveri frati, con i loro fondatori, avevano cercato di edificare in 40 anni di vita religiosa.
Una Chiesa approva e un'altra sfascia? È mai possibile che sia la Chiesa, in entrambi in casi, ad agire? Non è piuttosto la bramosia di alcuni? E il Papa non è forse informato soltanto dagli stessi che stanno diffondendo calunnie e menzogne sul fondatore e sui suoi più vicini aiutanti? Ma mentre i frati tacciono, obbediscono, partono per le destinazioni indicate... il medico di padre Manelli urla allo scandalo e si indigna per le parole di padre Volpi contro il suo paziente, e i laici della MIM e del Tofi, si angustiano, scrivono, soffrono, vedendo tanto lavoro, di tanti anni, sfumare in pochi giorni, vendendo che un solo cappuccino, incapace di dialogo e di ascolto, mena fendenti a destra e a manca colpendo religiosi, laici, riviste, reputazione.
Perché il commissariamento dei Frati dell'Immacolata? Non si è ancora risposto con chiarezza. Di tanto in tanto, nelle veloci risposte - senza mai la precisione che richiederebbe una vicenda simile - il Commissario, o chi per lui, ha accennato a qualche dato di elevata importanza. È emerso, per esempio, in una riposta del Commissario ad una lettera pubblicata sul blog del giornalista Marco Tosatti della Stampa, che la colpa più grave dei Frati dell'Immacolata, ovvero del Consiglio Generale che guidava l'Istituto, oltre alla mancanza di «dialogo costruttivo» era la «deriva cripto-lefebvriana e sicuramente tradizionalista».
Cos'è il tradizionalismo? Si parla per frasi fatte, mentre in un'accusa che ha addirittura portato al commissariamento di un istituto, le parole dovrebbero essere spiegate e misurate, una ad una. È una deriva tradizionalista l'aver celebrato anche, e non solo, la S. Messa secondo la forma antica della Liturgia Romana? È tradizionalismo cercare di comprendere quale sia l'applicazione illuminata dell'ermeneutica della riforma nella continuità?
Papa Benedetto XVI aveva offerto i principi: stava ai teologi poi applicarli. I convegni sul tema, cui hanno partecipato alcuni frati Francescani, hanno visto la presenza del cardinal De Paolis, di mons. Luigi Negri, di mons. Atanasio Schneider, di mons. Agostino Marchetto, di mons. Bux: tutti pericolosi "tradizionalisti"? E la libertà di discussione, nei limiti del rispetto dell'ortodossia?
Le suore americane "ribelli", che mettono in dubbio i fondamenti più evidenti della fede, vanno trattate con i guanti bianchi (e per carità, se serve a riportare all'ovile, ben vengano le buone maniere, la pazienza, la dolcezza), ma i Frati Francescani dell'Immacolata, quelli vanno bastonati, umiliati, pubblicamente vilipesi!
E se tutto ciò che i Francescani propongono è "tradizionalismo", l'aver buttato all'aria l'osservanza della vita regolare in molti ordini religiosi, l'insegnare che non la teologia spirituale, ma la psicologia freudiana con cui i religiosi devono psicoanalizzarsi e così sostituire l'esame di coscienza per poter risolvere quel problema innato di una loro sicura carenza affettiva: tutto ciò cos'è? E' progresso?
Padre Volpi si è prefisso il compito di riportare l'Istituto «alla sua ispirazione originaria», al suo carisma delle origini, adulterato coll'andar degli anni, e con i fondatori ancora in vita. Ma a parte le dichiarazioni generiche, si capisce poco: sia perché l'accusa di imporre il Vetus ordo come unico rito, è una palese falsificazione, sia perché le altre imputazioni risultano piuttosto vaghe e indistinte e mai così gravi da determinare una persecuzione a 360 gradi. Che segue, sia detto chiaramente, a svariati anni di "successi", in cui i F.I. hanno avuto riconoscimenti di vario genere: dalla possibilità per alcuni di loro di collaborare con l'Osservatore Romano, all'apertura di nuove case e attività in varie diocesi italiane, con il plauso di non pochi vescovi e cardinali (e l'opposizione di altri: ma è così per tanti, ad esempio CL, Neocatecumenali, Focolarini, ecc.).
Si parla della cosiddetta Traditio viva, che cresce grazie al magistero ecclesiastico e al soffio dello Spirito. Invece, il carisma dei Frati dell'Immacolata, a dire di Volpi e dei suoi consiglieri, è un fossile che deve rimanere sempre uguale e che non dovrebbe scostarsi di un millimetro dalla sua originaria ispirazione.
Per i Frati dell'Immacolata la S. Messa tridentina non è snaturamento, ma aggiornamento e sviluppo omogeneo di un carisma nato già sotto l'egida della più ricca tradizione francescana, fatta di preghiera intensa e di penitenza. Non è neppure allontanarsi dal mainstrem ecclesiale contemporaneo, visto che il Motu proprio di Papa Benedetto è una legge universale con un taglio teologico di fondo: unità di ciò che è nuovo con ciò che è antico, per trovare la Chiesa di sempre, oltre il tempo.
Quello che stupisce è poi che Padre Volpi si paragoni al Papa e alla S. Sede, mettendo sempre avanti il delitto di lesa maestà: chi critica il suo operato, il suo modo di portare avanti il commissariamento, criticherebbe il Papa stesso! Sembra che Lui personifichi la Chiesa. Ciò che neanche il Papa ha l'ardire di fare, padre Volpi invece lo fa. Qualche esempio? Si legga la "risposta aperta" al laico terziario dell'Immacolata che ribatteva punto per punto le accuse del Commissario. Così dice Padre Volpi: «Pertanto, ciascuna Sua critica si estende alla Congregazione che mi ha nominato, e - al di là di essa - al Romano Pontefice». L'infallibilità di cui il Pontefice gode a determinate condizioni, Padre Volpi invece ce l'ha sempre. Anche quando decide di mentire sulla salute di padre Manelli, gettando discredito sulla sua figura. E guai a chi si permette di contrariarlo, di ribattere con argomenti e documenti. E conclude: «Non basta pregare per il Papa, bisogna prestargli obbedienza»; cioè, chi non presta obbedienza a Padre Volpi non presta obbedienza al Papa (per un po' di documentazione, si consulti www.libertaepersona.org).
Ma il Papa tanto citato da Volpi invita sempre ad usare misericordia, ad uscire da se stessi, ad instaurare un dialogo costruttivo con l'altro. Anche quando l'altro ha una storia e una sensibilità diversa. Anche quando avesse torto. Il duo Volpi-Bruno no. E invece di valorizzare i "tanti e tanti laici" (lo scrive Padre Volpi, e se sono così tanti un motivo ci sarà) che si sono mobilitati a difesa dei Francescani dell'Immacolata, con un tono clericale che certo non si addice ai tempi, né, in generale, all'opera di un religioso, nella lettera dell'8 dicembre Padre Volpi demonizza le loro domande, la loro angoscia, il loro dolore, indicando costoro, semplicemente, non si sa perché, come nemici di Papa Francesco. Iscrivendoli quasi in un disegno preciso, consapevole, studiato, che esiste solo nella fantasia dell'accusatore.
Si bolla così l' "avversario", quando non si hanno argomenti...
Dei laici, del loro ruolo, si parla tanto, ma quando essi insorgono in massa, e con numerose lettere rispettose, ma chiare, inviate al sito (non tradizionalista) Libertà e persona, argomentano, chiedono, informano, allora si risponde loro usando una sgradevole ironia, con una superbia che lascia veramente basito l'osservatore.
Ma non basta. Di cosa si lamenta padre Volpi, come di cosa "estremamente grave"? Che i soldi ormai stanno finendo e i Frati hanno trasferito i beni ai laici, senza che il Superiore Generale (cioè lui) possa disporne a suo piacimento. Padre Volpi calunnia Padre Manelli ed altri accusandoli di "passaggio dei beni mobili e immobili dell'Istituto a laici famigliari e figli spirituali di Padre Manelli...".
In realtà i beni non sono mai appartenuti all'Istituto, ma ad associazioni non-profit che affiancano l'Istituto. Il dare più responsabilità ai laici nella gestione dei beni è sempre stato il pensiero del Padre fondatore, nell'intento di vivere la Regola francescana nel modo più pieno. E' la povertà che al Papa stesso sta tanto a cuore. Vissuta, non solo dichiarata da chi, mentre prendeva il posto di commissario, ricordava nel contempo ai commissariati che avrebbero dovuto pagargli lo stipendio!
Anche la lettera che Padre Bruno, attuale Segretario Generale dell'Istituto, ha spedito a noi di BastaBugie in difesa di Padre Bruno, tentava, senza riuscirci, di scardinare le accuse argomentando a modo suo con evidenti lacune ciò che Luisella Scrosati aveva scritto nel merito della questione. Si può leggere la sua risposta qui: https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3046
Come semplice fedele, aspetto che qualcuno più in alto faccia verità. Le ragioni che finora sono emerse, per giustificare davanti a Dio, alla Chiesa, e ai fedeli tutti questo commissariamento, servono solo a sostenere tecnicamente una manovra repressiva: una rivincita di un gruppo minoritario su tutto l'Istituto. Una rivincita evidente nel fatto che tutti i ribelli occupano oggi posti di potere, mentre tutti i "manelliani" sono stati prontamente rimossi da ogni incarico. Se c'era da fare ordine, se c'erano cose da sistemare, e chi scrive non vuole né può escluderlo, il modo non è stato certo opportuno, né cristiano.
Sarebbe bellissimo, questo è l'augurio mio e di molti laici vicini ai Francescani dell'Immacolata, se il Papa, che pure ha sicuramente mille impegni e mille problemi da affrontare, potesse ricevere anche alcuni dei frati puniti, e i laici della MIM e del Tofi.
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