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L'Anno liturgico volge ormai al termine e le letture della Messa ci portano a riflettere sulle ultime realtà della vita, su quello che ci aspetta al termine della nostra esistenza e alla fine dei tempi. Il brano del Vangelo, innanzitutto, ci vuole far comprendere una cosa di fondamentale importanza: questo mondo finirà, e le realtà terrene, che oggi sono per molti l’unica cosa che conta, sono destinate a perire. Il denaro, il potere, il possesso dei vari beni non possono garantire alcuna stabilità e, comunque, li dobbiamo lasciare al termine della nostra vita. Questa convinzione si deve radicare in noi e deve sottrarci al fascino dei beni terreni. Inoltre, il pensiero che un giorno saremo giudicati deve spronarci a usare saggiamente dei beni di questo mondo per fare il bene e non per alimentare il nostro egoismo.
Il Vangelo afferma: «Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria» (Mc 13,26). Il Figlio dell’uomo è Lui, è Gesù, che per nostro amore ha voluto assumere la nostra natura umana. Sarà Lui il nostro Giudice, a cui il Padre ha affidato il compito di decidere la nostra sorte finale. Le uniche due cose sicure della nostra vita sono la morte e il Giudizio, tutto il resto è incerto. Un giorno moriremo e saremo subito giudicati da Gesù Cristo. Molto probabilmente, queste sono le cose a cui meno si pensa. Chi è saggio vi pensa spesso e cerca ogni giorno di prepararsi nel modo migliore a quel momento che sarà decisivo per la nostra eternità.
Il modo migliore per prepararsi al Giudizio è quello di amare con tutto il cuore Colui che un giorno sarà nostro Giudice. Se vivremo nell’amicizia con Lui, se riceveremo frequentemente i sacramenti della Confessione e della Comunione, se allontaneremo il peccato dalla nostra vita, se ameremo Dio e il prossimo, non avremo nulla da temere da quel giudizio che sarà un giudizio di misericordia per tutti quelli che avranno usato misericordia. Il segreto per assicurarci un giudizio favorevole è appunto questo.
Il Vangelo di oggi, inoltre, ci insegna a non dare retta alle previsioni allarmistiche di tutti quelli che ritengono imminente la fine del mondo. Questa fine può avvenire tra un giorno come tra milioni di anni, a noi non spetta saperlo. Gesù lo dice chiaramente: «Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre» (Mc 13,32). Quello che sappiamo con certezza è che un giorno moriremo, e quella sarà la nostra fine. Gesù vuole ammonirci perché quello che conta di più non è il giorno e l’ora, ma il modo con cui giungeremo all’incontro con Dio. L’uomo equilibrato e sereno sa che la sua vita deve finire, e sa anche che essa è destinata a una eternità più o meno beata a seconda del suo comportamento.
Vi sono due Giudizi: il Giudizio particolare, al quale saremo sottoposti subito dopo la nostra morte, e il Giudizio universale che vi sarà alla fine dei tempi. Dopo il Giudizio particolare, l’anima riceverà subito la giusta retribuzione: o il Paradiso, molto spesso preceduto dalle sofferenze purificatrici del Purgatorio; oppure l’inferno, se al momento della morte l’anima si trova in peccato mortale.
Alla fine dei tempi ci sarà il Giudizio universale. Con questo Giudizio avremo la definitiva vittoria del bene sul male. Il male non potrà mai avere il definitivo sopravvento sul bene e solo Dio avrà il suo pieno trionfo. In ogni epoca sono sorti errori di ogni genere, eppure anche i più potenti nemici di Dio sono tramontati. Nulla rimane in eterno su questa terra e tutti dovranno rendere conto a Dio.
Come hanno fatto tutti i buoni cristiani, pensiamo anche noi a quelle due uniche cose certe della nostra vita: la morte e il Giudizio: da questa riflessione nascerà un miglioramento di tutta la nostra vita.
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