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Il cristianesimo ha edificato le colonne della nostra civiltà: diritto, economia e politica. Trasformando la brutalità del mondo pagano in una società imperfetta, ma illuminata dall'idea di bene comune e di dignità della persona. Sempre ad maiorem Dei gloriam
Come sarebbe il mondo in cui viviamo senza il cristianesimo? Una cosa è certa: sarebbe completamente diverso. Probabilmente, per averne un'idea, bisogna riandare con la memoria a uno dei film più originali di Mel Gibson, Apocalypto. Il film inizia con una frase eloquente: "Una grande civiltà viene conquistata dall'esterno solo quando si è distrutta dall'interno." La storia è ambientata nello Yucatàn. Siamo nel quindicesimo secolo, e i Maya imperversano nella regione, rapendo uomini e donne per farne schiavi da destinare ai sacrifici umani al dio Kukulkàn. Una mattanza orribile, che Gibson descrive in tutti i suoi aspetti raccapriccianti. Il protagonista, l'indio Zampa di Giaguaro, riesce a sfuggire dalla piramide dei sacrifici umani, insieme a moglie e figli. I maya lo inseguono e lo hanno ormai raggiunto, quando si verifica l'imprevedibile: in mare sono ancorate enormi navi spagnole, con gli stendardi che garriscono al vento mostrando il segno della Croce. Il cristianesimo arriva in America, determinando la fine della "civiltà" dei sacrifici umani e dell'orrore sanguinario (per informazioni sul film "Apocalypto": http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=17, N.d.BB.)
1) IL MONDO GIURIDICO E IL NAZARENO
Il cristianesimo è indubbiamente un fattore di sviluppo e di affrancamento da costumi e abitudini aberranti. Basti pensare al campo del diritto. Occorre ammettere che la civiltà giuridica ha origini antiche, perché non si dà società senza sistema giuridico. 1800 anni prima di Cristo, cioè quasi 4000 anni fa, Hammurabi sale al trono di Babilonia e redige il suo famoso codice, "per far risplendere la giustizia nel paese, per distruggere il malvagio e l'iniquo, per far sì che il forte non opprimesse il debole". La più grande civiltà giuridica di ogni tempo fu, com'è noto, quella romana, che costruì poco alla volta - con il realismo tipico di Roma antica - un meraviglioso sistema di regole, le cui architetture fanno ancora oggi da punto di riferimento per ogni ordinamento occidentale. Tuttavia, il diritto senza Cristo è un sistema rigido, incline alla spietatezza, che non conosce la misericordia e il perdono. Il Vangelo non nega la necessità di garantire la giustizia - ne fa una delle beatitudini - ma ci racconta parabole in cui il padrone condona debiti ai suoi servi, o ci descrive il Figlio di Dio che porta con sé in Paradiso il buon ladrone (il quale per altro ammette di "patire giustamente" il terribile supplizio della croce). I sistemi giuridici senza cristianesimo non conoscono il primato della persona, la sua dignità intrinseca. Alcuni istituti - come ad esempio la schiavitù - anche se non immediatamente aggrediti dall'avvento del cristianesimo, sono alla fine scomparsi proprio in virtù delle parole del Vangelo e dell'insegnamento della Chiesa. La stessa Chiesa ha avuto il ruolo di apripista nel "salvare" il diritto romano dalla distruzione dell'impero, nell'innervare quel diritto pagano di influssi cristiani, nel creare un suo mirabile sistema giuridico - il diritto canonico - e nel garantire le più importanti raccolte di leggi e norme, molto prima che nascesse il sistema moderno della codificazione. Inoltre, il cristianesimo è alla base delle prime regole di tutela dell'imputato nel processo penale. Sarà proprio l'inquisizione a introdurre alcuni principi di garanzia dell'indagato, in un'epoca storica in cui il carattere sommario dei processi era una costante. Nel 1631 il gesuita tedesco Freidrich von Spee pubblica la Cautio criminalis seu de processibus contra sagas, testo fondamentale nel quale - partendo dal riconoscimento della gravità anche sociale dei crimini di stregoneria - si introduce il principio "in dubio pro reo", la necessità di ascoltare i testimoni a discarico e di garantire un avvocato, la responsabilità dei giudici ingiusti, l'opportunità di abolire la tortura, strumento inadatto a scoprire la verità processuale, o almeno di limitarla.
2) L'ECONOMIA
Il confronto fra paesi di tradizione cristiana e paesi estranei all'avvento di Cristo è semplicemente impressionante. In genere, i primi sono costituiti da nazioni con economie floride; i secondi arrancano, o addirittura appaiono fermi a epoche arcaiche. E ciò nonostante talvolta queste nazioni possono vantare civiltà nate e cresciute in epoche ben più antiche rispetto al sorgere della civiltà europea. Che cosa significa tutto questo? Evidentemente, il Vangelo non ostacola in linea di principio lo sviluppo umano, non condanna la costruzione di un sistema economico, non giudica negativamente la proprietà privata e l'acquisizione di un certo benessere. Ma tutto questo a un'unica condizione: che tutto sia ricondotto a Cristo Re, al suo primato, al suo governo. Occorre qui evitare un appiattimento del cristianesimo sul modello economico borghese e liberale: esso al contrario presenta numerosi punti moralmente problematici. Diciamo, piuttosto, che per Gesù Cristo trafficare e far fruttificare i propri talenti è un dovere; e questo principio illumina anche l'ambito economico, rendendo operosi e proattivi gli uomini di una civitas cristiana. Questa fu, ad esempio, l'esperienza del Medioevo, nella quale artigiani e nobili, chierici e cavalieri convivono in un sistema armonico sostenuto da tradizione e sviluppo.
3) LA POLITICA
Grazie alla figura provvidenziale di Costantino, il cristianesimo diventa un fenomeno fondamentale per la ridefinizione dell'impero romano, e per la costruzione dei modelli politici futuri. L'idea di bene comune e di legge naturale, corroborate dalla Rivelazione, sono alla base dei sistemi politici cristiani. Sistemi che sono ben rappresentati dalla celebre espressione di Gesù, mentre gli viene chiesto se sia giusto pagare le tasse a Roma: "Date a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio". Questa formula è densissima, e occorre sottrarla alla sua banalizzazione tipica dell'era contemporanea. Essa dice certamente della necessità di non confondere e sovrapporre la Chiesa allo Stato, il Papa all'imperatore. Ma non si ferma qui, come vorrebbe il pensiero laico e liberale contemporaneo. Innanzitutto, Nostro Signore ordina di dare a Dio ciò che gli spetta, e questo dovere ricade innanzitutto su ogni sovrano, sia esso un re o un parlamento. In questo modo, la fede si ritaglia un ruolo pubblico innegabile, e si propone come guida dello Stato per riconoscere il vero e il bene. La storia dimostra che, senza questa bussola, gli Stati scivolano sempre nel più disumano relativismo. Dall'altro lato, Gesù ricorda al cristiano che è suo dovere essere un leale suddito del potere costituito, a patto che l'autorità non sia iniqua e rispetti la Chiesa e il bene comune con le sue leggi e i suoi decreti. Questa mirabile lezione del cristianesimo fu alla base di secoli di ordinamenti politici, anche se oggi il mondo - sotto questo profilo - ha obiettivamente imboccato una strada completamente diversa.
Nota di BastaBugie: riguardo al film di Mel Gibson "Apocalypto", citato nell'articolo qui sopra, si può vedere il trailer e si possono leggere gli articoli di Massimo Introvigne, Rino Cammilleri, Antonio Socci, Giacomo Samek Lodovici, andando al seguente link del sito Film Garantiti
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=17
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