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C’è una domanda preventiva a qualsiasi discussione o valutazione sul tema dell’ideologia di genere e dell’omofobia: è una cosa positiva che ci siano gay, lesbiche, bi e transessuali?, ossia è una ricchezza, una possibilità in più che arricchisce l’umanità?
Oppure no, rappresenta un disordine, un problema per loro anzitutto, ma anche per la società nella misura in cui questa condizione richiede visibilità, equiparazione con le persone eterosessuali, possibilità di diventare una famiglia a tutti gli effetti?
Qualcuno dirà semplicemente che è un fatto, del quale prendere atto. Certamente, ma per fare che cosa? Per affermare che le differenze non sono importanti, come sostiene la campagna del ministro Carfagna, che non esistono identità e ruoli naturali, come sostengono le associazioni glbt (gay, lesbiche, bi e transessuali) in perfetta sintonia con il Dipartimento delle pari opportunità, oppure per sostenere il matrimonio e la famiglia naturali, aiutando coloro che subiscono un disturbo e vorrebbero trovare l’equilibrio che non hanno, come dovrebbe fare la Chiesa cattolica? Perché la domanda, semplicemente, è se esiste una natura e un progetto che si esprime anche attraverso la sessualità, oppure se tutto è nelle mani del desiderio del singolo.
Il resto, ossia le aggressioni contro gli omosessuali e i transessuali, le ingiurie o il disprezzo per questa condizione di diversità, c’entrano veramente poco. Sono atti criminali da perseguire penalmente perché offensivi dei diritti di una persona, da tutelare come tutte le altre, indipendentemente dal fatto di essere omo o transessuale. E il modo più umano di riconoscere la dignità di queste persone sarebbe proprio quello di tutelarne l’umanità come avviene con chiunque, indipendentemente dall’orientamento sessuale.
Invece l’obiettivo della legge contro l’omofobia è un altro. Si tratta di ripetere quello che avviene nella grande maggioranza dei Paesi europei, dove gay, lesbiche, omo e transessuali beneficiano di una legge speciale che li tutela non come persone ma appunto come una categoria a parte. Lo scopo è evidente: si tratta di “sdoganare” queste categorie, di attribuire loro dei diritti come tali, non come persone eguali alle altre. E’ uno dei principali presupposti perché glbt possano ottenere il diritto di “fare una famiglia”, di adottare bambini; soprattutto, si tratta di un passaggio culturale di straordinaria portata, che colpisce un punto centrale della cultura e della civiltà occidentali.
In Italia, una legge contro l’omofobia è stata dichiarata incostituzionale dalla Camera dei deputati. Forse non tutti i protagonisti di questa vicenda politico-parlamentare si sono resi conto della portata del gesto, che ha visto un Parlamento in controtendenza annunciare «la verità sull’uomo». Ma se ne sono accorte le associazioni glbt che hanno cercato di correre ai ripari, trovando la sponda del Dipartimento delle pari opportunità, sfruttando anche il tema dell’inaccettabile diversità dell’Italia rispetto all’Europa, ossia ai dettami della Unione Europea.
Così è nata la campagna propagandistica da due milioni di euro del ministro Carfagna, esplicitamente orientata a ripresentare in Parlamento una nuova legge contro l’omofobia che contenga lo stesso principio di quella dichiarata anticostituzionale, entro sei mesi; inoltre, il progetto prevede un filmato, volantini e manifesti che verranno distribuiti e affissi in tutte le città e nelle scuole.
Chi ha visto la conferenza stampa di presentazione del progetto del ministro Carfagna ha ricavato motivi di profondo stupore. Intanto per l’enfasi con cui il ministro ha voluto coinvolgere la Presidenza del consiglio e il governo tutto nell’iniziativa e poi per l’entusiasmo con cui ha ringraziato le associazioni lgbt, tutte presenti con i loro dirigenti, che sono quindi intervenuti per ringraziare il ministro e annunciare il proseguimento della lotta nella società e nel Parlamento. Sembrava di assistere alla festa di conclusione di un progetto concordato.
Chi ha avuto una diretta esperienza di questo mondo perché conosce un parente o un genitore o un amico che vi sono stati coinvolti a diverso titolo, sa quanto dolore nasca da queste esperienze. Si ripete il dramma del divorzio, dell’aborto, della droga: presentati come conquiste di libertà, in realtà producono sofferenza e lacerazioni. Ed è quasi soltanto la Chiesa, fra l’altro, a piegarsi sulle vittime per aiutarle a recuperare la pace e la dignità. Altro non piccolo paradosso, questo, che puntualmente si ripete nel caso dell’omosessualità, dove di tutto si parla, almeno in Italia, tranne che del diritto di cercare un accompagnamento psicologico verso l’eterosessualità da parte di chi lo desidera.
Così, proprio nei giorni in cui il Parlamento approva una finanziaria senza alcuna facilitazione per le famiglie, soprattutto quelle con figli, il ministero delle pari opportunità spende due milioni dei soldi degli italiani per una campagna ideologica sostenuta dalle associazioni glbt.
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