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Una giovane donna pakistana che vive in Occidente sotto perenne scorta perché si è convertita al cattolicesimo, nel raccontare il suo calvario (soprattutto familiare), ha ricordato, tra le altre cose, che i genitori, musulmani, deprecavano il suo desiderio di vivere modernamente additandole i cristiani. Guardali, le dicevano: chiese vuote e postriboli pieni. Per chi vede tutto dal punto di vista della religione è difficile, se non impossibile, comprendere come si possa vivere diversamente.
È il motivo per cui i teorici del fondamentalismo islamico giudicano che sia giunto il loro momento: l'Occidente ha abbandonato la sua religione e perciò sta marcendo a vista d'occhio; l'islam è la soluzione anche per gli occidentali. In realtà la soluzione, per gli occidentali, sarebbe il ritorno alla loro religione, non il passaggio a un'altra totalmente aliena. Ma gli occidentali hanno un tarlo interno che da due secoli li rode e corrode, il giacobinismo. Il quale sempre più svela il suo volto non solo ateo ma addirittura cataro, cioè odiatore della natura e di Chi l'ha creata. Per noi credenti nel Vangelo non è altro che la conferma di ciò in cui crediamo. Per i giacobini (intendasi ogni minoranza che, per amore o per forza, cerca di plagiare tutti gli altri con un'ideologia pensata a tavolino) il Mondo Nuovo in cui comanderanno loro deve essere tecnocratico: un'élite autocooptata guiderà i destini (lo sta già facendo) dell'umanità, la quale dovrà solo godersi la vita e non disturbare il manovratore.
TEORIA CONTRO REALTÀ
Naturalmente, sono due secoli che il paradiso promesso si trasforma regolarmente in un inferno, ma ai giacobini non interessa. Ora, "godersi la vita", da che mondo è mondo, significa sesso&soldi. I soldi, ahimè, sono pochi e vanno ai giacobini. Il sesso invece è alla portata di tutti (in teoria, ma i giacobini di teoria appunto si pascono). Da qui le campagne martellanti e planetarie per convincere tutti, fin dall'infanzia, dell'auspicio di Lucio Dalla nella sua canzone più celebre, L'anno che verrà: «...e si farà l'amore ognuno come gli va, anche i preti potranno sposarsi...», etc. Purtroppo, come si sa, non basta cambiare nome alle cose, anche se il politicamente corretto ha uno dei suoi pilastri proprio in questo. Così, hai voglia di chiamarli "sessuali", gli organi appositi, perché sempre "genitali" rimangono.
Ne sanno qualcosa quei Paesi che, malgrado l'istruzione sessuale nelle scuole, malgrado la macchinetta per i preservativi nei corridoi delle stesse, malgrado la pillola con la mutua e il cinema, la tivù, la pubblicità, la letteratura e un infernale martellamento di mezzo secolo, registrano tassi di gravidanze adolescenziali stratosferici. Uno di questi è l'Ecuador. Anzi, è tra i primi in classifica. La strategia del governo ecuadoregno, finora, è stata quella classica a base di "educazione" sessuale, campagne pubblicità-progresso, pillole, preservativi e aborti. Il programma aveva addirittura un nome "scientifico": Strategia Intersettoriale per la Pianificazione Familiare e la Prevenzione della Gravidanza Adolescenziale. Enipla in sigla. Insomma, la solita americanata. Cioè, la medicalizzazione del tutto: in mano ai "tecnici", perché, si sa, la scienza è meglio.
Come da copione, però, la cosa è finita nell'esatto contrario, e allora il giovane presidente Rafael Correa ha fatto l'unica cosa sensata quando la precedente non funziona: cambiare. In pratica, il vecchio, antico e collaudato sistema: la famiglia. Infatti, adesso il progetto si chiama Piano Famiglia Ecuador e restituisce alle famiglie ciò che è loro da sempre, di diritto e di logica. Gli adolescenti devono vivere l'affettività per quanto corrisponda alla loro età e non indotti da un plagio culturale onnipervasivo. Così, promozione dei valori familiari e spendere denaro pubblico per preparare le famiglie, non gli "esperti". Il presidente Correa ha restituito alle famiglie il loro ruolo in questo delicatissimo settore, sottraendolo alla sanità. Con grande risparmio per l'erario e per le stesse famiglie, che, in fin dei conti, quell'erario foraggiano e, da noi, mantengono solo per essere esautorate, vilipese e, ultimamente, vaporizzate.
LA FAMIGLIA È LA PRIMA SCUOLA
La responsabile del nuovo Piano, Monica Hernandez, ha detto chiaro e tondo che «la famiglia è la prima scuola per la formazione dei valori umani». Ovviamente, è stata subissata dalle lobby abortiste e lgbt, le quali hanno riesumato il solito stantio repertorio di "libertà" e "diritti civili". E siccome il presidente Correa è un credente (la tradizione ecuadoriana è da sempre cattolica) l'hanno buttata sul confessionale, perché secondo la loro limitata visuale uno, per essere veramente libero, non deve credere in niente; anzi, deve credere solo in quel che dicono loro. Vecchia storia: Cristo fu fatto fuori perché insidiava il potere di insegnamento al Sinedrio. Per quanto riguarda l'Ecuador, il presidente ha spiegato il fallimento del piano precedente appellandosi al semplice buonsenso: era basato «sulla forma più pura e vuota di edonismo, il piacere per il piacere». Circenses. Per la plebe, così sta buona.
Correa, insomma, ha fatto quel che fa ogni persona sensata quando vede che non conclude niente o addirittura peggiora la situazione: ripristinare. Gli auguriamo sorte migliore del suo predecessore ottocentesco Gabriel Garcia Moreno, che trasse il suo Paese dalla depressione e lo fece prospero ma finì ammazzato dai giacobini di allora. Il nuovo Piano dell'Ecuador avrà contro l'Onu, la Ue e gli Usa obamiani. Cioè, i Padroni del Mondo. Il ragazzino David aveva solo la fionda contro un intero esercito di giganti, ma aveva Dio dalla sua parte. Auguriamo al piccolo e povero Ecuador l'ausilio di un tale Alleato.
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