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LA STORIA RACCONTATA BENE E' APOLOGETICA
Del resto il progresso della nostra civiltà è merito del cristianesimo (che vince sull'islam)
di Marco Respinti
 

La vittoria dell'Occidente. La negletta storia del trionfo della modernità di Rodney Stark - docente di Scienze sociali nella Baylor University di Waco, in Texas - non spiega, non dimostra, ma semplicemente racconta che il cristianesimo è stato il motore primo del progresso materiale occidentale, dalla meccanica al capitalismo. Vien da sé (cioè emerge naturalmente dal racconto) che la maggior parte del cristianesimo civilizzatore sia cattolico: sia perché in Europa occidentale tutto il cristianesimo è stato cattolico per 15 secoli, tre volte il tempo della Cristianità divisa (le eresie, da questo punto di vista, sono state eccezioni di poco conto); sia perché in Europa i cristiani più civilizzatori sono stati i cattolici anche dopo la fine dell'unità religiosa. Fare bene il mestiere dello storico è insomma apologetico, perché raccontare i fatti senza censure e reticenze, lasciando emergere i criteri ermeneutici dalle scelte dei protagonisti e dalle dinamiche delle civiltà, vuol dire difendere la verità delle cose; una verità al cui fondo c'è sempre, immancabilmente, il Dio trinitario del cristianesimo.

LA PRIMA GLOBALIZZAZIONE
Delle molte, puntuali considerazioni svolte da Stark - che non è cattolico - quelle più ricche riguardano il Medioevo. Per nulla stagnante e monolitico, è stato il lungo corso di avanzamenti multiformi e imprescindibili per lo sviluppo dell'Occidente. È a quella stagione umana che si debbono mille invenzioni, dall'arte figurativa al sapone, dagli orologi a quella rappresentanza politica che è il vero antidoto alla tirannide diffusa pressoché ovunque nel mondo non cristiano sino all'alba dell'evo moderno (e nel mondo postcristiano anche oltre). E persino di cose come gli occhiali da vista, da cui, attraverso ingegnosi perfezionamenti successivi, sono derivati il telescopio, il microscopio e il periscopio che hanno consentito alle scienze empiriche salti di qualità unici. Persino con la micidiale polvere da sparo (di per sé inventata dai cinesi), l'Europa cristiana ha saputo fare cose di straordinaria utilità nelle miniere da scavare, sui monti da frantumare e nelle acque dei fiumi da deviare per migliorare la vita di società intere. Decisivo fu quanto accadde nel comparto agricolo. L'introduzione di strumenti nuovi e la scoperta delle virtù della semina a rotazione, le strategie d'irrigazione e l'invenzione (in ambito monastico) delle marcite, portarono allo sfruttamento più intensivo del suolo, ma anche a una più congrua razionalizzazione delle risorse. Ciò mise in moto una vera e propria catena industriale che migliorò la produzione e incrementò la qualità del cibo, impattando significativamente sugli assetti sociali giacché comportò la riduzione dei danni prodotti dallo malattie, il conseguente irrobustimento fisico generale sfociato anche nell'allungamento della vita media delle persone e dunque l'aumento sia della quantità sia dell'efficacia del lavoro svolto. Il progresso fu rapido e profondo. Permise che la gente - più gente - si arricchisse lecitamente con i frutti del proprio sudore; rese possibili i viaggi, a raggio più vasto e per periodi più lunghi; e questo beneficiò su scala enorme gli scambi sia mercantili sia culturali. Gli scambi mercantili si tradussero in una nuova economia di ampio respiro, fatta di investimenti e di risparmio, che al centro poneva il benessere della persona e il profitto, l'interesse e lo sviluppo; mentre gli scambi culturali comportarono il confronto, l'integrazione e la vicendevole mutuazione delle forme del pensiero, e dunque ulteriore sviluppo. L'Europa s'integrò così, condividendo merci e saperi, radici e frutti, per quella che è stata la prima grande globalizzazione, ma cristiana, della storia.

L'EUROPA SUPERIORE ALL'ISLAM
Del resto, i cristiani meglio nutriti risultarono essere da subito anche soldati migliori. Quegli uomini aitanti nel fisico e forti nello spirito sconfissero clamorosamente i musulmani, più arretrati, a Poitiers nel 732, salvando l'Europa intera fino a oggi. Certo, il confronto armato tra cristianesimo e islam sarebbe stato ancora assai lungo, dalle Spagne alle Mura di Vienna, ma fu la primigenia superiorità tecnica della cavalleria franca a rimettere sanamente tutto in gioco. Peraltro, se nel lungo confronto successivo l'islam non è mai riuscito a prevalere, nonostante temporanei successi anche importanti, lo si deve al fatto che tutto nel cristianesimo, dalle arti militari alla cultura, è stato superiore: le cavallerie da guerra e i navigli da combattimento l'islam li copiò dai bizantini (e in alcuni casi furono opera proprio di cristiani, rinnegati e passati al soldo dei califfi); e le sin troppo sbandierate innovazioni musulmane in filosofia, astronomia e matematica portarono praticamente sempre la firma di cristiani obbligati a celarsi sotto nomi arabi.
L'Europa cristiana fu persino capace di socializzare la carità spirituale attraverso un'invenzione di per sé antichissima qual era la ruota ad acqua. I romani già la conoscevano, ma la usarono poco giacché disponevano di schiavi in quantità. Quando invece l'interiorizzazione della fede cristiana impedì di soggiogare in catene altre creature a immagine e somiglianza di Dio, il fabbisogno di energia si rivolse altrove, appunto al mulino ad acqua o a trazione animale, consegnando la schiavitù all'inesorabile estinzione. Parla saggiamente Stark quando, a questo punto, scrive che sarebbe allora «più corretto parlare di cristianità, più che di Europa».

IL RISCALDAMENTO AUTONOMO MIGLIORA LA MORALITÀ
Un altro esempio di superiorità cristiano-europea spicca per semplicità e genio. Avvenne per effetto della cosiddetta Piccola Glaciazione (l'innalzamento della temperatura media europea dal secolo XIV), quando, per sopravvivere, l'uomo inventò «pannelli di vetro alle finestre, porte a prova di maltempo, sci, pattini da ghiaccio, occhiali da sole (usati inizialmente per prevenire la cecità dovuta ai riflessi sulla neve), liquori distillati, pantaloni, tessuti a maglia, bottoni e canne fumarie». I camini, appunto. Perché «la canna fumaria fece molto di più che mantenere le stanze ben riscaldate e senza fumo, per quanto importanti fossero questi sviluppi. In realtà, cambiò radicalmente il modo in cui la gente organizzava la propria casa e viveva la propria vita». Comparve verso il secolo XII e dapprima fu adottata solo dai ricchi. Certi storici ipotizzano «che le abitazioni delle classi popolari abbiano continuato a essere prive di canna fumaria fin quasi all'epoca moderna. Avrebbero dovuto consultare gli storici dell'arte: molti dipinti dell'inizio del XV secolo mostrano canne fumarie nella maggior parte degli edifici in aree rurali così come nelle case di città più modeste. Poiché le canne fumarie funzionano meglio in stanze relativamente piccole, ben presto le grandi sale vennero abbandonate o usate soltanto in estate. Gli edifici medievali vennero così suddivisi in piccole stanze, ciascuna con il proprio camino e la relativa canna fumaria. Grazie a tante piccole stanze, si ebbe un grado di privacy prima sconosciuto e con la privacy un nuovo senso del pudore».
Sì, avvenne tutto nel Medioevo, periodo in cui «furono evidenti anche i passi di quella che divenne la Rivoluzione Industriale. Già da molto tempo l'Europa era più avanti del resto del mondo in fatto di tecnologia, ma alla fine del XVI secolo il divario era ormai abissale».
E come fu possibile un progresso simile, partendo praticamente da zero? Fu possibile perché l'Europa cattolica premoderna era il tempo della discussione vera e del dibattito sincero; le idee circolavano abbondantemente permettendo quell'onesto confronto che genera lo sviluppo. Altro che "secoli bui". Anche sul piano politico, i lunghi e frequenti periodi di frazionamento istituzionale furono preziosi, garantendo quella sana concorrenza che ha evitato monopoli e paralisi. Tutto grazie alla peculiare forma religiosa, sia privata sia pubblica, di cui l'Europa fu la casa comune: il cattolicesimo, fonte delle libertà.

 
Titolo originale: La storia raccontata bene è apologetica
Fonte: Il Timone, febbraio 2015