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ANCHE IL MISTERO DEL CERVELLO PARLA DI DIO
La stimolazione magnetica transcranica apre nuove possibilità e ci permette di riflettere anche sull'esistenza di Dio
di Umberto Fasol
 

Alcuni esperimenti recenti fanno ben sperare nella possibilità di aiutare le persone disabili, per esempio tetraplegiche, così consentendo anche di contrastare tentazioni eutanasiche.
La biologia, ad esempio, ha avuto un'espansione enorme negli ultimi anni: la conoscenza della cellula del corpo umano è sempre più profonda; ma questo progresso non avviene in modo uguale per tutti i nostri organi. Ad esempio, quello che conosciamo del cervello è quasi sicuramente la parte meno importante da un punto di vista funzionale: ne conosciamo molto bene la parte motoria e la parte sensoriale, ovvero come il cervello comanda i movimenti volontari delle varie parti del corpo e come registra le sensazioni attraverso gli organi deputati che tutti conosciamo.
Ma sappiamo pochissimo sulle relazioni intime che intercorrono tra il nostro organo "principe" e le nostre prerogative esclusive come il pensiero astratto, il linguaggio simbolico, l'autocoscienza, i sentimenti, il senso religioso, la libertà, il senso dell'umorismo (solo l'uomo ride: la iena ridens semplicemente imita la risata), tanto per citarne alcune, quelle più evidenti. Sappiamo che abbiamo bisogno del cervello per esistere, ma ignoriamo il suo rapporto profondo con la nostra dimensione spirituale.
Il secolo XXI è stato dedicato al Cervello ed è stato aperto con due grandiosi progetti di ricerca scientifica, uno americano e uno europeo.
L'ambizione è mappare per intero e in ogni dettaglio il cervello umano sia per capire come procedano le sue funzioni superiori che per approntare in modo più efficace le terapie delle malattie neurodegenerative che colpiscono la nostra società, fatta di vecchi molto longevi.

UN ESPERIMENTO DI STIMOLAZIONE MAGNETICA TRANSCRANICA
Sulla Rivista mensile «Mente e Cervello» (Le Scienze) di febbraio 2015 è apparso un articolo eccezionale (firmato da due professori dell'Università di Washington): parla della prima interfaccia diretta cervello-cervello nell'essere umano. È la prima volta, in altre parole, che il movimento della mano di una persona è provocato dal desiderio dello stesso gesto di un'altra persona che si trova in un'altra stanza e con la quale esiste un collegamento cervello-cervello.
Due giovani si trovano in due stanze diverse, davanti allo stesso videogioco.
Uno di loro può vedere lo schermo del gioco, ma non può "sparare", mentre l'altro non io vede, però può "sparare" ai nemici che appaiono sullo schermo.
Quando il primo vuole sparare ai nemici, perché li vede e perciò immagina di muovere la mano per premere il pulsante, questo ordine di "sparare" viene decodificato come fa un EEG (elettroencefalogramma) ed inviato attraverso internet ad un casco appoggiato sulla testa del secondo.
Questo casco, chiamato TMS (stimolazione magnetica transcranica), trasmette al cervello la stimolazione che ha ricevuto sotto forma di impulso elettromagnetico. In questo modo la persona risponde al comando muovendo il braccio e quindi sparando con la mano.
All'inizio l'esperimento non riusciva alla perfezione, ma dopo ripetuti tentativi i due volontari sono giunti ad una precisione praticamente del 100 per cento nell'intercettare i nemici del videogioco.
Il casco TMS era già stato utilizzato per il trattamento della depressione grave: mandando impulsi distinti di campo magnetico, si riusciva ad attivare aree cerebrali opportune. A volte si provocavano anche dei movimenti involontari.
È interessante osservare anche che il giovane che riceveva l'impulso dall'altro non si accorgeva del movimento del suo polso se non perché lo vedeva con gli occhi. Entrambi i soggetti erano comunque consapevoli sia del proprio ruolo che di quello dell'altro ed erano disposti a collaborare. In pratica due cervelli sono stati collegati per cooperare ad un unico gesto.
L'impresa è notevole e indubbiamente stupefacente.
Era già accaduto che l'ordine motorio di una persona venisse trasferito ad un braccio meccanico: una ragazza tetraplegica era riuscita con questo casco a mangiare muovendo un arto artificiale. Non era mai accaduto che questo ordine venisse trasferito ad un altro cervello e da qui ad un altro corpo umano. Si aprono nuove frontiere per la conoscenza del nostro corpo e nuove prospettive per aiutare le persone disabili comunque per relazionarci tra di noi.
Vorrei concludere con un paio di riflessioni.

LA PERSONA È PIÙ DEL CERVELLO
La prima: mi pare che si debba continuare a preferire il termine "persona" a quello di corpo e certamente a "cervello", quando si parla di questi esperimenti e dello studio dei nostri organi: non sono i cervelli che vengono messi in contatto, ma le persone.
Infatti, il cervello non esiste da solo, ma è collegato intimamente con tutte le cellule del corpo; riceve continuamente nutrimento, ossigeno e segnali di varia natura, ormonale, chimica ed elettrica per mantenere il suo dinamismo e la sua plasticità.
Quello che alla fine riesce a fare il cervello, anche se misurato in termini di elettroencefalogramma, è in qualche modo il prodotto di una serie di eventi che partono dal profondo della persona e che interagiscono con molteplici fattori biologici, prima di giungere alla sua ultima espressione fenomenica.

LA PERSONA È SPIRITUALE
La seconda: non siamo autorizzati a concludere, dopo questo esperimento, che il cervello funziona in modo meccanico. L'ordine partito dalla prima persona verso la seconda scatena una serie di reazioni fisiche, nel senso di materiali, che portano, come nel domino, al movimento finale della mano (della seconda persona) che spara: questo percorso è certamente in gran parte materiale. Ma, in sé, l'ordine che proviene dalla prima persona e, prima ancora, la sua genesi, rimangono totalmente inesplorati da questo protocollo.
Come a dire che, nella persona da cui parte l'ordine, il pensiero, il desiderio, la voglia di fare, rimangono ancora verosimilmente spirituali. Non sono comunque né meccanici, né costretti.
Il mistero dell'uomo rimane intatto. Anzi, questi nuovi dati lo allargano. Più si conosce e più si dilata l'orizzonte da esplorare.
Il cervello pesa circa un chilo e trecento grammi, di cui oltre la metà sono costituiti di normalissima acqua; è fatto di oltre cento miliardi di cellule specializzate, dette neuroni, ciascuna delle quali intrattiene almeno mille contatti (sinapsi) con le altre: una rete impressionante.
Non c'è un solo pensiero della nostra giornata che possa essere il prodotto di un contatto fisico o di una reazione chimica, anche se ha bisogno di tutto questo per poter esistere come gesto umano. Da che cosa si deduce questo? Da due osservazioni.
La prima: il pensiero, così come il desiderio o il sentimento o ancora lo stato d'animo di una persona, non sono misurabili con alcun strumento di laboratorio, mentre la sinapsi o comunque la reazione chimica si possono quantificare; ora, come potrebbe una materia fisica produrre una realtà immateriale (appunto il pensiero, ecc.)?
La seconda: ammesso, ma non concesso, che la persona fosse solo materiale, ne conseguirebbe che noi saremmo degli automi in balìa della necessità, perché la materia non è libera. Non saremmo liberi e sarebbe tutto deciso da quella "macchina" che noi saremmo. Ma noi, pur essendo anche parzialmente influenzati da eventi, persone, situazioni, ecc., facciamo l'esperienza interiore di essere liberi, l'esperienza della scelta tra varie e possibili alternative.

LA DEBOLEZZA DELL'ATEISMO
A margine: ci sono scienziati che sono giunti a sostenere che il nostro cervello è programmato per credere erroneamente (secondo loro) all'esistenza dello spirito e ne hanno fatto il sottotitolo di un libro (Nati per credere). Ma come possiamo aderire alla loro professione di materialismo quando essi affermano che tutti gli uomini sono condizionati dalla propensione fallace (secondo loro) a credere all'esistenza dello spirito, mentre solo loro ne sarebbero immuni e quindi dovremmo aderire al loro materialismo, reputandolo vero?
La nostra esperienza quotidiana ci insegna che ogni evento della nostra biologia corporea è elevato ad esperienza di una persona. Il cuore che pulsa nel mio petto non è come una pompa di sangue appoggiata su un tavolo: è consustanziato alla mia natura personale: accelera se sono agitato, rallenta se sono in pace, si vivacizza se sono appassionato, è inquieto se non riposa in Dio, il mio Creatore.
La nostra natura non è né solo biologica né solo spirituale, ma un tutt'uno inseparabile di entrambe le realtà.
Lo spirito umano "impregna" il corpo così come l'acqua fa con la spugna.

 
Titolo originale: Anche il cervello parla di Dio
Fonte: Il Timone, maggio 2015