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Cari amici di BastaBugie,
sono un lettore fedele del vostro sito e sono anche un ex alpino, anzi un ex artigliere da montagna, classe 1947, soldato semplice di leva, figlio di alpino ex combattente della 2° guerra mondiale. Abito in un paese a circa 20 km dal luogo della "profanazione".
Leggendo il vostro articolo sull'antica Preghiera dell'Alpino [IN ONORE AL PACIFISMO, IN CHIESA VIENE CENSURATA L'ANTICA PREGHIERA DELL'ALPINO https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3876] la cosa che più mi ha colpito è stata quella di aver attribuito all'Ufficio liturgico della diocesi di Vittorio Veneto una responsabilità che non la coinvolgeva direttamente. Il Vescovo stesso ha fatto alcune precisazioni. E quindi non si sarebbe dovuto parlare di censura che mi pare linguaggio più consono a Salvini che a voi.
La decisione di un singolo prete infatti non dipendente direttamente dal Vescovo, essendo lui un religioso Servita, che chiede di sostituire la parola "armi" con "animi" e "contro" con "di fronte", non mi è parsa una proposta disdicevole, né meritevole di tutta quella risonanza mediatica dove persone serie si sono confuse con opportunisti di vario genere che ne hanno travisato il significato.
Certo non trovo nulla di scandaloso nella preghiera originale, ma neppure in chi ha una sensibilità un po' diversa e chiede qualche modifica. Le posso garantire che ci sono molte persone, alpini e non che ritengono che la preghiera abbia un modo di esprimersi un po' datato. Nei nostri paesi questa preghiera durante i funerali è frequentissima. Evidentemente questo povero prete, che veniva da fuori, non si aspettava una reazione del genere, ma non aveva ricevuto ordini, forse ha cercato solo di far valere la sua sensibilità.
Quando durante il mio servizio militare, inizio anni '70, veniva proclamata questa preghiera, già tra i miei commilitoni, non tutti ne condividevano il contenuto e la forma, anche se per la maggioranza risultava del tutto indifferente. Infatti ci sono sensibilità diverse come quando durante la Santa Messa, il Cappellano militare, a Bassano del Grappa, pretendeva che coloro che volevano fare la comunione si recassero a riceverla dopo aver deposto il fucile. Ma secondo il regolamento il soldato non poteva mai abbandonare la propria arma e il Comandante non voleva permetterlo. Ma si è arrivati al compromesso che un soldato veniva incaricato di custodire i fucili per il breve periodo in cui uno si accostava per ricevere il Corpo di Cristo.
Da passato più o meno recente, si possono imparare ancora tante cose, ma non a senso unico.
Cordiali saluti.
Marino
Caro Marino,
la ringraziamo per le sue interessanti precisazioni, ma l'articolo in questione è solo un commento alla notizia apparsa sui giornali.
Detto questo, devo però constatare che ciò che fa problema, e che è stato giustamente messo in risalto nell'articolo, è la mentalità pacifista sottesa ai fatti. Non si vede infatti il motivo per cui si debbano sostituire alcune parole... Perché sostituire "armi" con "animi" e "contro" con "di fronte"? Cosa c'è di disdicevole nella preghiera? Sono d'accordo con lei quando dice "non trovo nulla di scandaloso nella preghiera originale". E qui sta il punto! Visto che non c'è nulla di disdicevole, perché fare modifiche? Perché cambiare delle parole non disdicevoli (anzi!) se non per rispetto della mentalità pacifista oggi così pericolosamente diffusa?
Anche l'episodio da lei raccontato delle armi deposte per fare la comunione contravvenendo a un dovere proprio del soldato, cioè non abbandonare mai e per nessun motivo l'arma, non è forse un altro regalo alla mentalità pacifista? Forse il soldato è un mestiere disdicevole? Forse non è un mestiere cristiano? Forse il soldato si deve vergognare di essere tale quando compare di fronte a Gesù Cristo?
Sarebbe molto utile al proposito, leggere il bel libro di Rino Cammilleri: I Santi militari, ed. Piemme.
Per capire la questione "si pensi ad esempio al Vangelo e agli uomini d’armi incontrati ed elogiati da Gesù, il quale mai intimò loro di “cambiar mestiere” per diventare suoi discepoli... Gesù stesso infatti non era venuto a portare la pace (come la intende il mondo: assenza di conflitti armati per meglio godersi la vita), ma la spada (cioè la lotta contro i propri difetti e per la difesa del Vangelo a costo del sacrificio e della morte).
Si ricordi inoltre che nei primi secoli, al di qua della svolta costantiniana del 313, furono gli eretici e non i Padri della Chiesa ad essere contrari ad ogni uso della forza e alla carriera militare. Nel medioevo cristiano poi, quando «la filosofia del Vangelo governava gli Stati» (Leone XIII) fiorirono la cavalleria e il feudalesimo e nacquero appositi ordini religiosi, di taglio militare, per molteplici scopi di carità sociale e di protezione, i quali ebbero sempre il sostegno dei Papi, dei Concili e dei Vescovi. Che il pacifismo, contemporaneo o antico, fu sempre considerato una dottrina irragionevole e contraria al dogma cattolico appare evidente e, per prenderne atto, basta leggere l’omonima voce nella insuperata Enciclopedia Cattolica, opera impareggiabile di dotti e specialisti, voluta, sostenuta e approvata da Pio XII. Se ancora il “Catechismo della Chiesa cattolica” promulgato in versione definitiva da Giovanni Paolo II nel 1997 ricorda ai nn. 2309 e ss. i criteri e le nozioni della guerra giusta, della legittima difesa con la forza militare e del servizio della patria nella vita militare (quale agente del bene comune e della pace), non si può non lamentare un decadimento generalizzato in ambito cattolico nell’apprezzamento delle “virtù militari” e dell’eroismo del soldato, concetti tante volte celebrati in memorabili discorsi di Pio XI e Pio XII. La lista dei santi militari è davvero lunga, come ricorda Rino Cammilleri nel suo bel testo, e quello che manca di più nel contesto dell’aggiornamento post-conciliare è la visione agonistica della vita quale combattimento, lotta, gara, “guerra santa”, visione però assai presente nella cristianità: sia nella patristica (si pensi alle due città in permanente conflitto di sant’Agostino), sia nella teologia medioevale (cfr. un san Francesco che si voleva cavaliere e araldo del Gran Re o santa Caterina da Siena che sviluppa nelle sue lettere una vera e propria teologia della Crociata), che nella stessa Chiesa contemporanea che ha sviluppato con l’istituzione dei cappellani militari, attivi e intrepidi in ogni guerra del ’900, una paterna presenza accanto ai militi di tutte le bandiere. La virtù di fortezza è un dono dello Spirito Santo conferito al cristiano nel momento della Cresima, dono che lo rende davvero un soldato di Cristo, apostolo e militante della causa cattolica." (Corrispondenza Romana n.1108 del 12/9/2009)
Per leggere un estratto del libro di Rino Cammilleri, I Santi militari, ed. Piemme, si può cliccare sul seguente link:
RIVOLUZIONE FRANCESE: LIBERTE', EGALITE', FRATERNITE', TI S'AMMAZZE'...
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=257
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