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Per annunciare il Vangelo al mondo intero, Gesù ha scelto dodici semplici pescatori. All'inizio questi dodici uomini stentavano a comprendere la sublimità dell'insegnamento evangelico e il Signore, in diverse occasioni, ha dovuto correggerli nella loro mentalità troppo umana. Nella pagina del Vangelo che abbiamo appena ascoltato troviamo proprio una di queste situazioni. Correggendo i suoi Apostoli, Gesù ammaestra ciascuno di noi e ci introduce alla sapienza della croce.
Attraversando la Galilea, Gesù stava spiegando loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni, risorgerà» (Mc 9,31). Il testo del Vangelo riporta che gli Apostoli non compresero questo discorso «e avevano timore di interrogarlo» (Mc 9,32). Anzi, invece di chiedere spiegazioni, assecondando un modo di pensare molto umano, discutevano tra di loro su chi fosse il più grande (cf Mc 9,34). Gesù predicava umiltà e croce, e gli Apostoli discutevano su chi fosse il più importante tra loro.
In questo episodio ammiriamo tutta la pazienza di Gesù che ama le sue creature e che attende con bontà che esse si ravvedano e comprendano il suo insegnamento. Pensiamo a quanta pazienza Gesù ha portato con ciascuno di noi.
Giunti a questo punto, Gesù istruisce nuovamente i suoi Apostoli, facendo loro comprendere chi è veramente grande agli occhi di Dio: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti» (Mc 9,35). Quando un'anima vive nell'umiltà e cerca di rimanere nell'ombra, allora il Signore la innalza molto in alto, al di sopra di tutte le altre. Il segreto per salire è quello di scendere il più possibile per mezzo dell'umiltà. Nel Magnificat la Vergine Maria canta che Dio ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili.
Tra questi umili ci sono stati tutti i Santi. In modo particolare ricordiamo san Francesco che, per la sua umiltà, come disse Gesù stesso a santa Margherita Maria Alacoque, fu il Santo più vicino al suo Cuore. Si racconta che un giorno frate Masseo gli chiese: «Perché tutto il mondo viene dietro a te?». San Francesco ci pensò un attimo e poi disse con piena convinzione: «Vuoi sapere perché? Perché Dio, fra tutti i peccatori, non vide nessuno più vile di me. Per questo motivo egli ha scelto me per confondere la nobiltà, la grandezza, la fortezza, la bellezza e la sapienza del mondo, affinché si sappia che ogni virtù e ogni bene viene da Lui e non dalla creatura, e nessuna persona possa gloriarsi» (cf FF 1838).
San Francesco era talmente umile che diceva a se stesso: «Se l'Altissimo avesse concesso grazie così grandi a un ladrone sarebbe più riconoscente di te, Francesco» (FF 717). E così scriveva nella lettera rivolta a tutti i fedeli: «Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio» (FF 199).
Se vogliamo dunque ricalcare le orme di Gesù, dobbiamo essere umili di cuore, dobbiamo, sul suo esempio, metterci al servizio del nostro prossimo, e dobbiamo abbracciare le inevitabili croci della vita.
Preso poi un bambino in braccio e postolo in mezzo a loro, Gesù disse: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (Mc 9,37).
Queste parole da una parte ci insegnano che noi dobbiamo essere puri e semplici come i bambini; ma, dall'altra parte, ci ricordano la tristissima realtà dei tanti bambini non accolti e uccisi nel modo più orribile, con l'aborto. L'aborto è certamente uno dei più grandi peccati che, solamente nella nostra Italia, da quando è stato legalizzato, ha mietuto circa cinque milioni di vittime. Questi sono peccati che lasciano un profondo segno su tutti quelli che lo hanno praticato. Da parte di ogni cristiano si impone il dovere e la carità di aiutare e consigliare secondo il Vangelo tutte quelle madri che sono colte da questa grande tentazione di sopprimere la vita che sta germinando in loro. Molti bambini sarebbero nati se ci fosse stato qualcuno che avesse incoraggiato le loro madri. Non chiudiamo gli occhi di fronte a questi drammi e aiutiamo ad accogliere la vita, ad accogliere Gesù.
Infine, qualche breve parola sulla seconda lettura di oggi. San Giacomo scrive: «Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male» (Gc 4,2). Queste parole ci fanno comprendere che, se noi tante volte non siamo visitati dalla grazia, ciò dipende dalla nostra mancanza di preghiera. Non preghiamo o preghiamo male. Queste parole dell'Apostolo devono risuonare come un invito a una preghiera autentica, che ci ottenga tutte le grazie di cui abbiamo bisogno. La nostra preghiera sarà sempre esaudita, nella misura della nostra umiltà, fiducia e perseveranza.
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