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È passato circa un mese da quando il Partito Popolare spagnolo in Senato ha fatto passare una deludente mini-riforma della legge Aído sull'aborto: un'operazione dal sapore spiccatamente elettorale, per cercar di recuperare, senza riuscirvi, quel contatto con la gente perso, dopo aver tradito le promesse scritte nel programma prima delle urne.
All'epoca il leader Rajoy si impegnò a cancellare la normativa voluta dal suo predecessore Zapatero, che prevedeva un «diritto» all'aborto «su richiesta» sino alla quattordicesima settimana. Poi però non se ne fece niente, vinte le elezioni Rajoy ripose il progetto di legge pro-life nel cassetto, spingendo alle dimissioni il suo autore, l'allora ministro di Giustizia Alberto Ruiz Gallardón, sentitosi preso in giro. Questo tradimento della sua base elettorale, al premier, non fu mai perdonato.
Ora la mini-riforma non ha ancora neppure completato il proprio iter parlamentare, che già si profila un nuovo dietrofront: Rajoy, dalla sua poltrona strategica nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu, si trova nell'imbarazzante situazione di dover fare il pro-life in casa propria ed, allo stesso tempo, di dover estendere ovunque nel mondo aborto ed anti-natalismo. Potrebbe opporsi, certo. Ma non lo farà. Ecco perché.
Lui, quel posto di membro non permanente per il biennio 2015-2016 se l'è conquistato sgomitando, un anno fa, per sedere a fianco di Angola, Malesia, Nuova Zelanda e Venezuela. A differenza di questi, però, non l'ha conquistato alla prima, bensì alla terza votazione, dopo un combattuto testa a testa con la Turchia di Erdogan. Ed, una volta spuntata la vittoria, non ha esitato a far conoscere la propria soddisfazione, definendo tale risultato il frutto della fiducia riposta dalla comunità internazionale nella Spagna. Fiducia, che ora, lui, non può o non vuole evidentemente tradire. Anzi, pare deciso a pagarne fino in fondo il prezzo.
Tant'è vero che Rajoy, oltre che primo ministro anche presidente del Partito Popolare iberico, ha annunciato di sostenere apertamente col suo governo l'agenda Onu 2030 con tutti i suoi Obiettivi per uno sviluppo sostenibile. Obiettivi, tra i quali figura specificamente il conseguimento entro i prossimi 15 anni dell'eguaglianza «di genere», nonché l'estensione della pratica abortiva e contraccettiva ovunque, in particolar modo nei Paesi cosiddetti "in via di sviluppo", dove finora non ha attecchito. È ciò che maldestramente si cela nell'antilingua dietro termini melliflui come «salute sessuale» e «diritti riproduttivi», proponendosi d'introdurli già nelle scuole, per diffondere una mentalità contraria alla vita e contraria alla famiglia presso le giovani generazioni, cancellandone l'innocenza, la purezza e l'anima.
Il tentativo, dunque, di rifarsi una credibilità politica si conferma per quel ch'è parso sin dall'inizio ovvero una squallida operazione di facciata, peraltro mal riuscita. E nient'altro. Val la pena ricordare cosa preveda a pag. 108 il programma elettorale con cui il Partito Popolare vinse le elezioni del 2011: «La maternità dev'essere protetta e sostenuta. Promuoveremo una legge che la tuteli con adeguati mezzi, specie a favore delle donne in condizioni di difficoltà. Daremo impulso ad una rete d'appoggio. Cambieremo l'attuale legge sull'aborto, per rafforzare la tutela del diritto alla vita». Rileggere oggi queste parole ha l'amaro sapore, a dir poco, della beffa. Di fronte alla quale val la pena ricordare come «non dire falsa testimonianza» sia uno dei dieci Comandamenti...
Nota di BastaBugie: Paese che vai, democristiano che incontri. Ecco l'articolo di Alfredo de Matteo pubblicato su Corrispondenza Romana il 7 ottobre 2015 dal titolo "Il si del cattolico Brown al suicidio assistito in California".
Ecco l'articolo completo:
La storia si ripete: un'altra legge ingiusta ed omicida è stata sottoscritta da un politico sedicente cattolico. Accade in California, dove il governatore Jerry Brown, dichiaratamente cattolico ed ex seminarista, ha apposto la sua firma ad un provvedimento che legalizza la pratica disumana del cosiddetto suicidio assistito.
Il governatore ha spiegato, in una lettera ai legislatori, di aver sottoscritto il documento dopo attenta ed accurata riflessione che lo ha portato a mettersi nei panni del paziente (secondo il suo punto di vista, però...). Brown ha rivelato, altresì, di essersi consultato, tra gli altri, con un vescovo cattolico, con amici ex seminaristi come lui e soprattutto con ... la sua coscienza. «Non so cosa farei io in caso di prolungata e dolorosa agonia, sono sicuro tuttavia che sarebbe un conforto poter considerare tra le opzioni quella contemplata in questo testo. E non vorrei negare a nessuno questo diritto», scrive nella lettera il governatore della California.
La legge sull'eutanasia ricalca quelle già in vigore in altri Stati americani, ossia Oregon, Vermont, Washington e Montana, seppur con qualche differenza: il testo prevede che il provvedimento venga rivisto dopo dieci anni di applicazione (e migliaia di morti ammazzati, aggiungiamo noi...) e una serie di accorgimenti per garantire che nessuno venga assassinato contro la sua volontà.
In particolare, i medici dovranno sostenere una serie di colloqui privati con gli aspiranti suicidi, accertarsi che i pazienti siano in grado di assumere i medicinali in maniera consapevole ed autonoma e subordinare l'approvazione, che dovrà essere ratificata da due medici, a fronte di una serie di richieste scritte da parte del paziente.
Tali misure precauzionali esprimono la preoccupazione che la situazione possa sfuggire di mano al legislatore, come è accaduto in Belgio e Olanda dove ormai si procede con l'eutanasia dei malati su semplice richiesta dei congiunti nonché su decisione autonoma dei medici in considerazione della presunta irrecuperabilità del paziente, anche nei casi di malattie come la depressione o in quelli che coinvolgono carcerati o minori.
Nella società attuale che esalta in maniera innaturale e sganciata dalla dimensione etica e razionale i diritti umani, tanto che essi spesso tendono a ritorcersi contro l'uomo stesso, giocano un ruolo decisivo i cattolici, i quali non di rado si fanno essi stessi promotori di leggi ingiuste o avallano provvedimenti altrettanto iniqui.
Segno che il vero problema non sono tanto le derive laiciste degli Stati atei contemporanei ma il contributo decisivo del mondo cattolico al processo di autodistruzione dell'umanità, sia nei termini di collaborazione attiva al male ed all'errore, sia nei termini di un'opposizione tutt'altro che eroica al male ed all'errore stessi.
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