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OMELIA SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI - ANNO B - (Mt 5,1-12)
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra
di Card. Giuseppe Siri
 

Le letture di questo giorno, solennità di tutti i Santi, sono entusiasmanti. La prima lettura (Ap 7,2-4.9-14) ci ha mostrato, naturalmente in traduzione simbolica, dietro alla quale sta la realtà che va all'infinito, l'assemblea dei Santi, alla quale, se siamo in Grazia di Dio, partecipiamo anche noi. La seconda, estratta dalla prima lettera di san Giovanni (3,1-3), ci ha detto l'essenza della felicità di quest'assemblea: la visione di Dio faccia a faccia. La terza lettura ci ha riportato, secondo il dettato di Matteo (5,1-12), il Discorso della Montagna, le otto Beatitudini, che sono il codice della santità e racchiudono la più alta sapienza. Ma voglio attirare la vostra attenzione su una riflessione di carattere generale. Oggi, che è in realtà per il cristiano un giorno entusiasmante, si direbbe che la divina liturgia si ferma per raccogliere tutto quello che ha ricordato nei vari giorni dell'anno, raccogliere coloro la cui memoria ha presentato al popolo cristiano per vederli tutti insieme. È come se questo lungo nastro sul quale sono incisi i capolavori di Dio si raccolga in un unico affresco. Ma l'anno trascorre, ed è su questo trascorrere che io attiro la vostra attenzione.
Quando gli Ebrei uscirono dall'Egitto miracolosamente, attraversando il Mar Rosso – lo dice il Sacro Testo –, passarono «avendo il mare come un muro a destra e a sinistra» (cf Es 14,29). Per chi sente e vive secondo Cristo accade qualche cosa di analogo, ma di più grande, sì, più grande che la traversata del Mare Rosso. Da una parte c'è questa parete che ci accompagna lungo tutti i giorni dell'anno e che ogni giorno ci presenta da ascoltare, meditare, assimilare, tradurre negli atti della vita la Parola di Dio. Ma dall'altra parte c'è l'altra parete, in cui appaiono i Santi, e sono la parete relativa all'altra, in cui non si sente più la Parola di Dio direttamente, ma se ne sente l'applicazione pratica in tutte le multiformi circostanze e difficoltà della vita, come la presentano questi uomini santi, che hanno risolto i problemi posti dalla grande prova (la prova: l'unica ragione per cui siamo nel mondo!). E così si svolge l'anno. I Santi sono la corrispondenza pratica, la documentazione diretta della Parola di Dio. Guai a vederli come se fossero un velo che copre Iddio, che detrae qualche cosa alla gloria di Dio, che deprime il suono della Sacra Parola! No! Sono la Parola ricevuta e rifratta agli occhi nostri, in quella luce che viene dall'alto e che si chiama la Grazia: i Santi sono questo. L'anno, visto a questo modo, da questo giorno di tutti i Santi, in cui in un certo senso ha la sua significazione più alta, è diverso. I Santi sono il riflesso più autentico di Colui che ci ha creato, dopo Cristo, Dio e uomo, e dopo la Vergine sua Madre, che è la capofila di tutti i Santi.
Ma dietro i Santi, e alla pari loro in un certo senso, almeno per molti, stanno coloro che, essendo mancata una designazione da parte di Dio coi miracoli operati dopo la morte, una designazione ad una missione postuma, sono passati nel silenzio, ma nella santità. E sono innumerevoli, perché è in questo giorno di tutti i Santi che si può e si deve affermare che l'Incarnazione del Verbo non è stata un fallimento, e sarebbe fallimento se una minoranza esigua del genere umano soltanto si fosse salvato; gli uomini faranno fallimento, Dio no. E pertanto i più si vedono da questa parte e accompagnano l'anno. Perché non li accettiamo compagni della nostra vita?

 
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 1° novembre 2015)