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La teoria detta del gender in quel latino di oggi che - più che l'inglese d'Inghilterra - è l'americano, non è che una delle più recenti ideologie, una delle tante che si sono susseguite in Occidente dal Settecento e che sono sparite dopo essere state scambiate per autentiche rivelazioni. Mi tornava in mente, proprio in questi giorni, l'ultimo Sarte: "Dopo il Marxismo, nulla", nel senso che lo schema del vecchio Karl era secondo lui il segreto definitivo del mondo e della storia. Abbiamo visto come è andata a finire. Le ideologie hanno sempre lasciato dietro di sé danni, degli inquinamenti, in ogni caso alla fine sono tutte state archiviate a forza, perché lo schema creato da intellettuali teorici non ha retto alla prova della realtà. La quale è sempre più complessa e tenace di quanto non sappiano e non prevedano gli ideologi.
STAT CRUX DUM VOLVITUR ORBIS
Dunque, dopo una vita passata a riflettere sulla storia, invito alla calma o, almeno, alla pazienza quei pur eccellenti credenti, quei fratelli nella fede che prendono sul tragico ciò che via via si succede nel mondo. Mi permetto a esortarli a considerare quella che la celebre scuola di storici francesi chiama la longue durée, la lunga durata. In una simile prospettiva, tutto si relativizza e sempre più appare giustificato il famoso e bel motto dei Certosini: Stat Crux dum volvitur orbis, la croce sta salda mentre il mondo gira.
Torniamo allo schema oggi di turno, al grottesco gender, alla sua teoria risibile, secondo la quale il diverso comportamento di maschi e di femmine non sarebbe "naturale" bensì determinato da ruoli imposti nella storia. La teoria è che non esisterebbero uomini e donne, etero e omosessuali, ma ciascuno sarebbe libero di rompere le catene (imposte soprattutto dalle religioni, il cristianesimo in primis) e seguire il suo naturale orientamento sessuale, quale che sia. Tutti eguali, differenziati con la forza solo da un complotto che risale addirittura alla preistoria, che non è mai cessato e solo ora è stato smascherato.
Beh, confesso che ogni mattina mi vengono in mente queste sciocchezze mentre faccio colazione leggendo i giornali. È, questa, una delle mie abitudini inveterate: scorrere le cronache di carta mentre attorno a me si muove l'umanità di carne. Un modo per non perdere il contatto con la realtà. Da qualche tempo frequento, per questo rito cui non so rinunciare, il dehors di un albergo, con servizio bar, sulla strada litoranea del lago di Garda. È la via che da Desenzano porta a Salò e da lì risale verso le già austriache Riva e Arco, toccando località sacre al turismo sin dalla Belle Epoque: Gardone Riviera, Toscolano, Gargano, Limone.
DONNA AL VOLANTE?
La terrazza dove, assieme ai giornali, mi consegnano il cappuccino e la brioche è un po' soprelevata rispetto alla strada e dunque ogni tanto sollevo gli occhi per osservare il flusso del traffico. Da qui, sembra passare il mondo: italiani di ogni regione (chi va a Venezia spesso dà almeno un'occhiata al Grada), austriaci, tedeschi, olandesi, francesi, danesi e altri scandinavi come svedesi e norvegesi. Da qualche tempo, molti russi: su auto proprie o noleggiate in aeroporto. Mi diverto a guardare questi motorizzati, ben visibili perché in questa stagione hanno i finestrini abbassati e il traffico li costringe ad andare adagio. Ebbene, da una mia valutazione basata su un osservazione diretta, lo schema è costante per oltre il 90 per cento dei casi: al volante lui, nel sedile accanto lei; e dietro, se ci sono, i figli. Questo per le automobili, ma per le moto (numerosissime) si arriva al 100 per cento: lui chino sul manubrio e dietro lei, avvinghiata al "suo uomo". Ci sono stato attento, ma non mi è mai successo di vedere una donna alla guida di una moto o scooter che sia, con l'uomo come passeggero. Siamo di nuovo al 100 per cento per quanto riguarda i camper, queste case su ruote. Parallela alla trafficata strada, c'è la pista ciclabile. Qui pure, una costante: nella quasi totalità dei casi, ecco l'uomo che pedala davanti e la moglie, o compagna che sia, che lo segue. È l'uomo che apre la strada e sceglie il percorso, sembra dire chiaramente questa costante posizione dei ciclisti.
Le donne che transitano di qui sono di ogni Paese e di ogni cultura, molte vengono da un Nord Europa che - vista la scomparsa del protestantesimo storico, divenuto corifeo acritico di ogni moda via via egemone - non possono essere sospettate di schiavitù a schemi oscurantisti e clericali. Tutte, poi, sono sicuramente munite di patente e potrebbero benissimo mettersi al volante. Non lo fanno perché preferiscono lasciare all'uomo un'altra fatica? Ma quale fatica, per molte femmine, soprattutto in vacanza, condurre un auto è un piacere, non certo un peso! Eppure tutte - spontaneamente, senza alcuna costrizione, forse senza consapevolezza del significato del gesto - tutte sono contente di lasciare a lui la guida. Guida dell'auto o della moto, ma metafore significative della guida anche nella vita. A ciascun sesso è data una funzione, una vocazione, una eguaglianza radicale e al contempo una radicale diversità. È parte essenziale di un Progetto che non potrà mai essere scardinato da qualche chiaccherone.
Dite che sono banali le conseguenze che traggo dall'osservazione della strada più turistica del Garda, da questo meeting point di europei e europee? Mah! Almeno per me, banali non sono. Mi sembra, in ogni caso, seppur minore e pragmatica, una delle infinite conferme di quanto siano lontane dalla realtà le astrattezze disumane del gender. Ancora una volta, un po' di pazienza e poi ne rideremo, anche se piomberemo sicuramente sotto il segno di un'altra utopia. Abbandonata la via del Vangelo, il mondo non sa, non può farne a meno. E questa non è apologetica.
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