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Potrebbe sembrare il gioco delle parti: il governo annuncia la richiesta del voto di fiducia sulla legge che introduce le unioni civili (iniziativa peraltro già prevista da un pezzo); le opposizioni insorgono, e fanno un po' di cinema; qualche componente della maggioranza prende le distanze ma per senso di responsabilità resta dov'è; oggi infine - 11 maggio - si vota e la Cirinnà (salvo miracoli in extremis) diventa legge. A corredo ovviamente non manca la dichiarazione critica di monsignor Nunzio Galantino, segretario della CEI, secondo cui il governo «avrà pure le sue ragioni ma il voto di fiducia, non solo per questo governo ma anche per quelli passati, spesso rappresenta una sconfitta per tutti». Poi aggiunge che «c'è la necessità di politiche che siano più attente, e che davvero mettano al centro l'importanza della famiglia, fatta di madre, padre, figli».
Con oggi dunque, e calcolando qualche inevitabile strascico polemico, si potrebbe pensare che si chiuda finalmente la questione "unioni civili" - mesi di battaglie parlamentari e di mobilitazione delle piazze - destinate a essere digerite dalla società come è stato prima per divorzio, aborto e fecondazione artificiale.
NON SARÀ PROPRIO COSÌ PACIFICA
Ma ci sono segnali che ci dicono che la cosa non sarà proprio così pacifica. Intanto anche nella maggioranza ci sono sussulti di coscienza: qualche parlamentare cattolico annuncia il proprio "no" alla fiducia (è il caso di Gianluigi Gigli e Mario Sberna) e almeno un paio di nomi eccellenti potrebbero abbandonare il Nuovo Centro Destra; il Comitato Difendiamo i nostri figli non smobilita e rilancia, intenzionato a presentare il conto a Renzi il prossimo ottobre nel referendum costituzionale; ci sono poi voci attendibili che parlano di un possibile referendum abrogativo se non di tutta la Cirinnà almeno di una parte (il che assicura che il dibattito resterà aperto per molti mesi ancora); infine, la questione unioni civili è destinata a infiammare il dibattito politico in vista delle elezioni amministrative. Non senza un motivo, visto che saranno i sindaci - o chi per loro - a dover "celebrare" le unioni gay.
E infatti già ieri sono state subito scintille per Roma. Durante un forum all'agenzia Ansa, il candidato di centro-destra Alfio Marchini, a proposito di unioni gay ha affermato di non avere nulla «contro il riconoscimento dei diritti civili, ma non è compito del sindaco fare queste cose per cui non celebrerò unioni gay se dovessi vincere le elezioni». Scontate le reazioni da sinistra e il tandem femminile Maria Elena Boschi - Monica Cirinnà ha subito ricordato che «i sindaci devono rispettare le leggi dello Stato», minacciando «conseguenze civili e penali». Strano, deve essere una usanza nuova visto che a nessuna di loro è venuto in mente di fare le stesse affermazioni quando a violare ripetutamente e ostinatamente la legge che impediva le unioni civili era il sindaco del Pd Ignazio Marino. Ma si sa, la moralità della sinistra è flessibile.
MARIO ADINOLFI
L'attacco più duro a Marchini l'ha portato però un altro candidato sindaco, Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, che gli ha dato dello «Zelig, quello di Woody Allen», il famoso personaggio-camaleonte che per difendersi si mimetizza assumendo le sembianze fisiche adatte al contesto in cui si trova. Marchini non sarebbe credibile, dice Adinolfi, perché sostenuto da Forza Italia, Ncd e la Destra di Storace. La realtà è che ci sono in ballo i voti dell'elettorato pro-family, cattolico e non, e c'è chi ne vorrebbe l'esclusiva. Le scelte possibili per questo elettorato invece possono essere legittimamente diverse, anche se si possono avere dubbi sui reali convincimenti dei candidati. Del resto si sa, siamo in campagna elettorale, ma i dubbi valgono anche per Adinolfi. Tornando alla polemica infatti è interessante notare che Adinolfi abbia tirato in ballo il personaggio di Zelig, perché è esattamente ciò che in questi giorni ha detto di lui un nostro lettore, che ci ha segnalato una curiosità contenuta in Voglio la mamma, il best-seller del candidato sindaco del Popolo della Famiglia.
Facendo una verifica, scopriamo infatti che Adinolfi - che era sul palco del Circo Massimo a prendere gli applausi di un popolo che diceva "no" a qualsiasi forma di unione civile - in realtà alle unioni civili è sempre stato favorevole. Leggiamo infatti nel capitolo secondo di Voglio la mamma, titolato "Contro il matrimonio omosessuale": «Mi rendo conto dell'impopolarità della mia posizione (il no alle nozze gay, ndr), in particolare a sinistra dove comunque ricordo che la linea del Pd è contraria al matrimonio omosessuale e a favore delle unioni civili 'alla tedesca' (linea su cui concordo in pieno)…». Dunque è Adinolfi che, allineato alle posizioni del Pd, dice nel 2014 di volere le unioni civili 'alla tedesca', che sono in pratica il modello cui si ispira la Cirinnà.
Si dirà: forse nel frattempo ha cambiato idea, magari sarebbe stato carino dircelo e anche fare un po' di autocritica, però si sa come vanno le cose.
NESSUNA AUTOCRITICA
Ma no, non è così: dopo «125 tappe in giro per l'Italia, cinquantamila persone che hanno partecipato alle presentazioni del volume», Adinolfi nel 2015 dà alle stampe una versione aggiornata di Voglio la mamma in cui - sentito l'umore della gente - aggiusta sì il tiro ma senza mutare la sostanza. Sparisce la frase tra parentesi «linea su cui concordo in pieno» e al suo posto c'è una lunga dissertazione per spiegare che è contrario al matrimonio gay ma anche a «progetti di legge che volessero semplicemente utilizzare denominazioni diverse per arrivare allo stesso scopo». Contrarietà dunque anche alla Cirinnà laddove prevede la "stepchild adoption" (adozione del figliastro), «che altro non sarebbe che la legalizzazione delle procedure di utero in affitto attivate all'estero». Quindi «quelle unioni civili con stepchild adoption inclusa sarebbero nient'altro che il matrimonio omosessuale con un altro nome».
In altre parole, se si togliesse il capitolo dell'adozione e quindi si mettessero in salvo i bambini, per Adinolfi le unioni civili andrebbero bene. Guarda caso, è la stessa posizione di Alfano (ma anche di monsignor Galantino), e probabilmente di quel Marchini che ieri ha sbertucciato.
Per quanto oggi Adinolfi sbraiti contro la legge Cirinnà, non risulta che abbia mai affermato di aver cambiato idea rispetto a pochi mesi fa né che abbia fatto autocritica. Tutt'altro: ha pensato bene di intestarsi tutto il popolo del Family Day, ergendosi a interprete autentico di quelle istanze. Ma, come dimostra ciò che ha scritto, non ne ha affatto i titoli. Ciò non toglie che nel Popolo della Famiglia si stiano impegnando tantissime persone di buona volontà, degne di essere votate. Ma viene da chiedersi se hanno mai letto con attenzione Voglio la mamma e se sono al corrente delle vere idee di Mario "Zelig" Adinolfi.
Nota di BastaBugie: ecco l'interessante e chiaro video, che avevamo già segnalato mesi fa, che sfata i luoghi comuni e gli errori sulle unioni (in)civili in meno di 5 minuti
https://www.youtube.com/watch?v=TGCt1TbJNiw
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