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AMORIS LAETITIA SECONDO DON CAMILLO
A don Camillo è la perpetua che annuncia i grandi cambiamenti, finché non arriva il Brusco e tante cose ritrovano il loro posto
di Lorenzo Bertocchi
 

A Rughino, dieci anime sparse sull'Appennino, le notizie arrivano con calma. Perché ci sono tanti campi, ma "non c'è campo". Qui il segnale va e viene e, di solito "non prende". Anche questa è periferia. Quassù sembra quasi di stare in un bell'ospizio a cielo aperto, le notizie più interessanti per la gente sono quelle sulle novità del presidio medico. Un povero prete si trova qui in esilio montano e il lavoro pastorale è semplice: visitare gli infermi e seppellire i defunti. Di matrimoni neanche l'ombra, il più giovane qui ha 60 anni.
"Don Camillo, ma non ha letto Amoris laetitia? Il Papa ha detto che i divorziati risposati possono fare la comunione. E ha anche detto che gli adulteri e i fornicatori non sono "irregolari", ma solo in discernimento. Ah, se lo avessi saputo prima..."
"Ma, Desolina cosa dice?"
"Sì, sì, l'ho letto su Repubblica! E l'ha detto anche il Tg1!"
Le perpetue ormai sono emancipate e sanno dove andare a prendere le notizie sulla Chiesa. "Ma non è possibile, avrà capito male. Non so se ricorda, ma "quello che Dio ha congiunto l'uomo non lo separi", che mi sembra una fonte più sincera di Repubblica e il Tg1!" E poi ci sarebbe anche il sesto comandamento, e quel discorso fatto sulla montagna a proposito di chi guarda una donna per desiderarla commettendo già adulterio nel suo cuore..."
"Don Camillo lei è il solito vecchio arnese in sottana che scaglia pietre contro i fedeli. Sempre fissato con questi comandamenti e con le regole. Deve aggiornarsi una buona volta, se no non avvicinerà mai nessuno. Legga Amoris laetitia, 260 pagine cosa vuole che siano?"
Don Camillo, che era abituato alla stringata sintesi evangelica, pensò che via, via che passano gli anni i documenti del Vaticano guadagnano in chilometri di lunghezza e perdono un po' di schiettezza. "Va bene Dosolina, mi informo e ne parliamo". Il gender a Rughino non aveva ancora messo piede, anche se don Camillo ne aveva sentito parlare.
Una roba che gli sembrava venire da Marte, a lui che era cresciuto con quelle quattro idee fondamentali, tra cui che "maschio e femmina li creò". Ringraziò il suo bel Crocifisso leggendo che il Papa ricordava che il maschio e la femmina sono diversi, e che fare pasticci sulla natura vuol dire giocare a sostituirsi al Creatore. Leggendo Amoris Laetitia ritrovò anche quella vecchia enciclica di Paolo VI, Humanae Vitae. Da riscoprire. "Ma Signore," disse rivolto al Crocifisso, "se proprio dei pastori e dei teologi hanno voluto dimenticarla?".
Non era facile per un povero prete di montagna riuscire a districarsi fra gli oltre 350 paragrafi. Un "evento linguistico": così era stata definita l'esortazione apostolica da un cardinalone austriaco al momento della presentazione al mondo intero.
 "Allora don Camillo, sta leggendo il documento del Papa?", disse la Dosolina mentre spazzava la sagrestia. "Sì, ma è roba un po' difficile per me. Con gli "eventi linguistici" non ho gran dimestichezza, sa com'è, sono abituato a Cristo che parlava in modo semplice. Con gli "eventi linguistici", invece, finisce che due preti che parlano dallo stesso pulpito, a nome dello stesso Dio, li spiegano poi in modo differente".
Don Camillo ebbe gran gusto nel leggere i capitoli biblici del testo, anche la riflessione sull'inno alla carità di S. Paolo. Trovò conferme di condanna all'aborto, alla contraccezione, all'eutanasia.
Nessun cedimento all'equiparazione delle unioni tra persone dello stesso sesso con il matrimonio naturale.
Un piccolo sussulto lo ebbe quando incontrò l'episodio evangelico dell'adultera, perché a lui risultava che Gesù la salutasse dicendole "Va' e non peccare più", mentre nel testo trovò scritto che "la invita ad una vita più dignitosa". "Don Camillo", disse il Crocifisso, "devi capire che è un evento linguistico". "Signore", rispose don Camillo, "sarà anche un nuovo linguaggio, ma Lei è salito in croce per togliere il peccato del mondo e questo non mi sembra un gran servizio reso, né a Lei, né all'adultera". "Don Camillo, abbi fede!", rispose il Crocifisso.
Quando don Camillo arrivò al capitolo 8 la lettura si fece più difficile, il povero prete cercava di capire dove si volesse andare a parare. "Dosolina", disse il giorno dopo all'emancipata perpetua, "Repubblica e il Tg1 si sbagliano di grosso, da nessuna parte si parla di comunione per i divorziati-risposati. C'è solo un gran parlare del fatto che non dobbiamo scomunicarli, né escluderli dalla vita della Chiesa. E noi non li abbiamo mai esclusi, né scomunicati".
"Ma lei deve leggere le note a piè di pagina!"
Le note erano scritte così piccole che don Camillo le aveva saltate, non leggeva una nota a piè di pagina dal 1960. D'altra parte nelle aie i contratti si facevano con una stretta di mano e i contadini sanno che quello che è scritto piccolo spesso è lì per tirarti una qualche fregatura.
Quella sera don Camillo lesse le note del capitolo 8 e capì che, forse, Repubblica e il Tg1 non avevano proprio tutti i torti. "Signore", disse rivolgendosi al Crocifisso, "se ho capito bene la nota 329 due divorziati-risposati, in certi casi, è bene che non resistano e che possono passare un po' di tempo avvinti come l'edera. Se ho capito bene le note 336 e 351 i due di cui sopra, magari sempre avvinti come l'edera, possono essere aiutati dai sacramenti a vivere meglio in grazia di Dio. Ma se ho capito bene, perdonatemi, qualcosa non mi torna. Questa cosa delle attenuanti e delle circostanze mi sembra un tantino complicata nel caso specifico, anche perché, se non lo capisce il fedele adultero che non può mangiare il Suo corpo (può capitare), beh, un povero prete gli deve pur spiegare che non va bene e alla fine non può dargli la comunione! Mi perdoni "Signore, io amo la Sua Chiesa e il Suo Vicario in terra, ma non capisco".
 "Don Camillo, non preoccuparti. Nel cuore dell'uomo, sia quello del penitente, che quello del ministro, guardo bene io".
 "Beh, Signore, nel dubbio io farò come abbiamo fatto fin qui. Perché se per creare una famiglia dobbiamo distruggerne un'altra c'è qualcosa che non va. Signore, anche Peppone si stupirebbe; in fondo lui ce l'ha con me e con i padroni, ma rispetta i Suoi precetti e non gli piacciono le furbate".
Il giorno dopo si presentò in canonica il Brusco. Un omaccione coi calli alle mani che faceva Brusco di nome e di fatto, uno di quelli che aveva sempre avuto un alto concetto della famiglia. Al punto che ne aveva sempre avute almeno due. Veniva in chiesa di tanto in tanto, e stava sempre in fondo.
 "Don Camillo, voglio confessarmi". "In nomine Patri, ...dimmi figliolo". "Ho tradito mia moglie, me ne sono andato e ho vissuto con un'altra. Mi ci è voluta una vita, ma chiedo perdono. Ho sentito che la Chiesa voglia accogliere tutti".
 "Bene, ma tu pensi di continuare come hai sempre fatto, oppure vuoi cambiare vita?"
"Voglio cambiare vita perché parlandone con la Dosolina mi ha detto che ora posso fare la comunione".
"Ah, si... mi fa piacere. E cosa ti ha detto la nostra cara perpetua?"
"Beh, che adesso c'è l'integrazione e quindi si va tutti alla mensa del Signore. Lo ha sentito al Tg1".
"Certo, certo. Sono davvero felice che tu voglia venire alla mensa del Signore. Solo che nel frattempo sarebbe necessario che tu provassi a ben discernere le situazioni: e cioè che una cosa è il tuo santo desiderio, e un'altra la realtà che vivi e che contrasta oggettivamente con la natura del matrimonio e perciò con la legge di Dio. "Una sola carne" tu lo sei con tua moglie e basta; è una questione di amore vissuto nel rispetto di una promessa fatta davanti a Dio, che dice non osi separare l'uomo ciò che Lui ha unito. Perciò la Chiesa ti indica che con quella che non è tua moglie devi impegnarti a vivere come fratello e sorella".
"Don Camillo, la Dosolina non si era spiegata molto bene. Però lei mi ha fatto riflettere. Mi sono rallegrato la giovinezza e l'età adulta con l'amore, ho messo su due famiglie, ma in fondo ho sempre tradito l'Amore. Sono un uomo a cui piace agire alla luce del sole anche di sera e detesto sotterfugi, perciò non voglio sconti. Con il peccato si lotta, non si scende a patti. Farò come mi dice".
"Ego te absolvo... e ricordati: io sono sempre qui".
Quel pomeriggio arrivò al solito la Dosolina. "Allora don Camillo ha finito di leggere Amoris Laetitia?"
"Quasi, ma oggi è venuto il Brusco che mi ha fatto un ottimo riassunto".
Don Camillo fu anche rasserenato ripensando al paragrafo 3 dell'esortazione, dove aveva letto: "Non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devo essere risolte con interventi del magistero". A quel punto capì che non doveva angustiarsi troppo per eventuali affermazioni di Amoris Laetitia in contrasto con la natura del matrimonio e con il Magistero della Chiesa. Quella notte poté dormire più tranquillo.

 
Titolo originale: Amoris Laetitia secondo don Camillo
Fonte: Il Timone, maggio 2016 (n.153)