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Non si tratta di fare gli euforici, né di immaginare che da oggi cambia tutto immediatamente, né di fare del sensazionalismo. Anzi, chi scrive sa bene che molti, pur ostili alla UE, troveranno le più svariate motivazioni per non esultare, anzi, per mettere in guardia. Alcune saranno anche giuste, altre solo in parte, altre del tutto insensate o fuorvianti.
Chi scrive sa bene che non sta tornando Carlo Magno... Né può approvare esultanti quanto ridicoli commenti di futura restaurazione della civiltà cristiana... (figuriamoci...). E condivide pure in parte il fatto che le forze della dissoluzione sapranno comunque trarre vantaggio anche da una sconfitta.
EPPURE...
È fuori discussione che i signori camerieri di Bruxelles, quelli mai votati da nessuno e agli ordini di qualcuno che nessuno conosce, come le comparse note al grande pubblico (da Schult, Napolitano e Monti in giù), abbiano ricevuto una sventola fenomenale in faccia.
È fuor di dubbio che oggi è accaduto un evento democratico - e lo dice uno che non è certo un assertore della democrazia moderna -, nel senso che è stata punita con libero voto del popolo una oligarchia antidemocratica mai votata da nessuno.
Quel che è certo, è che finalmente un popolo che ha potuto esprimersi liberamente e non solo ha condannato la UE, ma, come ammesso da tutti, ha condannato anzitutto l'immigrazionanismo (sebbene proprio in Gran Bretagna questo non sia prodotto dalla UE, come per esempio da noi... Ma di cui comunque la UE è simbolo anche quando non ne è causa diretta).
Quel che è certo, è che ora il vento della libertà e della ribellione dei popoli europei soffia un po' più forte di prima, e tutto il mondo sinarchico e mondialista non potrà non tenerne conto.
Quel che è certo è che ora si presenta una grande occasione per risvegliare le coscienze assopite, e poniamo la nostra speranza in questo risveglio non nel popolo più assopito e stupido, ovvero il nostro, ma nei francesi, negli austriaci, nei danesi, nei popoli slavi, perfino nei tedeschi. Poi, i belli addormentati nel bosco della schiavitù economica e politica (ovvero noi), potrebbero anche svegliarsi.
ORA, SI COMINCIA
Anche dal punto di vista della fondamentale lotta antigender e profamily, si tratta di un'importante vittoria indiretta. Chi ha perso oggi sono gli stessi che comandano e conducono la distruzione della famiglia, dei bambini, dell'ordine naturale.
Stamane presto, ai primi commenti televisivi, un docente universitario di economia commentava: "Basta parlare di finanza, bisogna tornare agli ideali fondanti del 1957: pace, democrazia e valori". Appunto: quali valori? Quelli proclamati a Nizza nel 2001, che distruggono ogni ordine naturale per la costruzione dell'"uomo nuovo" e la distruzione della famiglia e dell'essere umano? O i valori cristiani di sempre, radice, fusto, foglie e frutti dell'albero della civiltà europea? Ecco un'altra sfida per tutti noi e anche in questo la giornata di oggi può essere di importanza capitale.
Non per niente, a parlare è la stizza incontenibile di Napolitano, Monti e gentaglia come Saviano, la paura dei democristiani usuali, il timore silenzioso della Merkel e di Hollande, così come l'entusiasmo dei popoli.
Si parla ora di Frexit. Quasi sicuramente non permetteranno altri referendum (come appunto auspicato da Napolitano e Monti, portavoci del Sauron bruxellese), ma se dovessero farlo, e lo facessero in Francia, il pericolo del collasso definitivo della UE diverrebbe concretissimo. Affidiamoci a Dio, che può sconvolgere i piani umani in un istante e rovesciare il corso della storia quando vuole.
Nota di BastaBugie: Andrea Cuomo nell'articolo sottostante dal titolo "La petizione truffa anti Brexit: la consultazione on line per un referendum bis è una bufala" parla di come giornali e televisioni abbiano dato credito a una notizia palesemente falsa e fuorviante, pur di gettare fango sulla decisione democratica del popolo inglese di uscire dalla Unione Europea.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su il Giornale il 27 maggio 2016:
L'onda non si ferma. Un milione, due, tre. Ieri sera alle ore 19,39 eravamo a 3.365.784. Signori, ecco le cifre del «Bregret», del pentimento della Brexit, si grida da ogni dove.
Quei tre-milioni-e-passa sono i britannici che hanno firmato la petizione online per rifare il referendum che ha sancito l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea sul sito del Parlamento di Londra (https://petition.parliament.uk/petitions/131215/). L'idea è quella di promulgare in fretta e furia una legge (retroattiva?) che sottoponga un referendum di tale importanza, a due condizioni: che si raggiunga almeno il 75 per cento dei votanti e che una delle due opzioni raggiunga almenno il 60 per cento dei consensi. Nessuna delle due condizioni si è verificata giovedì e quindi la partita di rigioca. Almeno questa è la volontà di quei 3.381.480 (tanti sono diventati nel frattempo) quei britannici.
Britannici? Siamo sicuri? Da ieri sul web circolano varie testimonianze di italiani che avrebbero firmato la petizione comodamente seduti nelle loro case a Bergamo o a Salerno, aumentando i numeri vertiginosi del cosiddetto «Bregret», il pentimento della Brexit. Lo abbiamo fatto anche noi. Abbiamo compilato un breve questionario che ci invitava a indicare nome e cognome, a dare un indirizzo mail, a indicare il proprio Paese di residenza e il proprio postcode. E qui abbiamo detto tutta la verità, nient'altro che la verità. In testa una sola richiesta: vistare la frase I am a British citizen or UK resident (sono un cittadino britannico o un residente del regno Unito). Noi qui abbiamo mentito. Forse ci processeranno. Forse non ci faranno più entrare nel Regno Unito. Abbiamo corso il rischio, che volete.
Quindi abbiamo contribuito anche noi alla più grande operazione di pentimento repentino della storia recente. O forse a uno dei grandi bluff della comunicazione emotiva. Magari hanno ragione loro: la commissione per le petizioni della Camera dei Comuni britannica ha annunciato ieri di aver cancellato almeno 80mila adesioni perché qualcosa non tornava nella loro firma telematica. E magari tra questi gaglioffi della democrazia ci siamo anche noi. La presidente della Commissione, Helen Jones, ci ha bacchettato metaforicamente, ha fatto sapere che si tratta di una questione «molto grave» (la cosa, ammettiamo, un pochino ci ha turbato: e se domani ci trovassimo davanti casa due policemen che chiedono di noi?) e ha fatto notare su Twitter che non si fa, che coloro che aggiungono firme false «dovrebbero sapere che questo mina la causa che sostengono di difendere». Certo i conti non tornano: 80mila firme «farlocche» (anzi, 79.999 più la nostra) sembrano davvero poche rispetto a 3.387.085 (aggiornamento fatto). E considerando la semplicità delle informazioni chieste appare davvero difficile scovare eventuali burloni o imbroglioni.
Del resto la storia di questa petizione è bizzarra sin dalla sua nascita. Fui lanciata sulla piattaforma del parlamento da Oliver Healey, un seguace del Leave il 24 maggio scorso, un mese prima del voto. In un post su Faceboook, il fan di English Democrats, formazione nazionalista inglese, racconta di aver creato la petizione «quando sembrava improbabile che il Leave avrebbe vinto, con l'intenzione di rendere più difficile al Remain». Ora invece la petizione è stata fatta propria dai sostenitori del Remain».
Una portavoce della Camera dei Comuni ha spiegato che la petizione non superava le 22 firme al momento dell'annuncio del risultato del referendum. Poi il boom. La commissione si occuperà della petizione nel corso della sua prossima seduta e deciderà se fissare o meno un dibattito. Cosa che appare scontata dal momento che bastano 100mila firme perché la petizione sia tenuta in considerazione. E noi siamo, ah sì, a 3.390,043.
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