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Romantico, a tratti drammatico, introspettivo, per molti è il film ´cristiano´ dell’anno e un inno alla vita di rara efficacia. Si tratta di Bella, diretto da Alejandro Gomez Monteverde e appena uscito nelle sale cinematografiche americane. Un’opera singolare per almeno due aspetti: girata in tre settimane con un budget di appena tre milioni di dollari, nel 2006 ha conquistato a sorpresa il prestigioso «People’s Choice Award» del Festival di Toronto, vincendo la concorrenza di The Departed di Martin Scorsese e The Queen di Stephen Frears; inoltre non è nata nei soliti circuiti, ma nell’ambito del movimento Regnum Christi, braccio laicale della congregazione dei Legionari di Cristo, a cui fanno riferimento i tre fondatori della casa di produzione Metanoia Films.
La storia è ambientata nella New York di oggi. José (Eduardo Verástegui) vede interrompersi la carriera nel football professionistico. Finisce a lavorare come cuoco nel ristorante messicano di suo fratello Manny (Manuel Perez), nella Grande Mela. Lì assiste al brutale licenziamento, a causa dell’ennesimo ritardo, di una cameriera, Nina (Tammy Blanchard). José la segue fuori dal locale per offrirle conforto e viene a sapere che, senza un marito, Nina ha appena scoperto di essere incinta. E per questo sta pensando di abortire.
La giornata che José decide di passare con la ex collega si trasforma in un viaggio interiore alle radici del proprio dolore. L’amicizia che nasce quasi per caso cambierà nel giro di poche ore la vita di entrambi i protagonisti. Nina capisce con l’aiuto di José il valore del bambino che porta in grembo. José attraverso Nina coglie l’unicità della propria esistenza che si stava lasciando sfuggire fra delusione e rimorsi. Il finale dischiude il significato, fin lì incomprensibile, del titolo Bella.
La qualità cinematografica e il contenuto pro-life del film hanno spinto il cardinale Justin Rigali, arcivescovo di Filadelfia e presidente del comitato per la difesa della vita della Conferenza episcopale statunitense, a scrivere ai vescovi americani incoraggiandoli a ospitare proiezioni di Bella e a diffonderne il messaggio. «La maggior parte dei film seguono trame prevedibili» ha commentato Wendy Wright, leader di Concerned Women for America, « Bella, come la vita reale, ti sorprende con un racconto sottile ma profondo, di eccezionale grazia». E la rete dei blog e siti cattolici americani ha iniziato un passaparola che non si vedeva dai giorni di The Passion.
A rendere per alcuni il film ulteriormente accattivante è un elemento autobiografico che unisce il personaggio di José all’attore Eduardo Verástegui. Già cantante del gruppo di pop latino Kairo e fascinoso protagonista di soap opera in Messico, nel 2000 Verástegui tenta il successo a Miami, dove Jennifer Lopez lo chiama a recitare la parte dell’amante gitano nel videoclip di Ain’t So Funny. Arrivano presto proposte di parti da recitare, per lo più in commedie leggere come Chasing Papi (2003), ma anche un senso di profonda insoddisfazione, che si tramuta in una vera e propria crisi esistenziale. Provocato dall’esempio del proprio insegnante privato di inglese, Verástegui si avvicina quindi alla fede cattolica. L’incontro con un sacerdote dei Legionari di Cristo, padre Juan Rivas, attivo a Hollywood, e la lettura del libro Rome sweet home (traduzione italiana: Roma dolce casa, edizioni Ares) dello scrittore cattolico (ex protestante) Scott Hahn fanno il resto. Da lì, per il Brad Pitt messicano, idolo di migliaia di teenagers latinoamericane, inizia una nuova vita, anche professionale. Verástegui incontra prima il regista in erba Alejandro Monteverde, poi Leo Soverino, un avvocato della Fox Entertainment che resta incuriosito nel vedere quella sorta di muscoloso fotomodello che partecipa con fervore alla messa della sua parrocchia di Los Angeles. I tre decidono di fondare la Metanoia Films e di raccontare una storia fuori dai canoni commerciali, una storia «su come il dolore di due persone possa diventare la salvezza di entrambi – ha detto Monteverde – sull’amore come sacrificio di sé». E a loro si aggiunge, come produttore esecutivo, Steve McEveety, già produttore con Mel Gibson di Braveheart e La Passione di Cristo.
È così che nel 2004 nasce il progetto di Bella. Un film che secondo alcuni potrebbe addirittura puntare a un Oscar, ma che Eduardo Verástegui dice di avere in realtà già vinto. Durante le fasi preliminari del film, l’attore si era recato in una clinica dove si praticavano aborti per poter studiare da vicino le emozioni di chi sta per compiere un gesto così fatale. Lì aveva fatto amicizia con una coppia messicana. Alcuni mesi più tardi, ha ricevuto una telefonata in cui padre e madre gli hanno chiesto il permesso di chiamare il bambino appena nato Eduardo.
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