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I mycoplasmi sono batteri particolari: sono piccolissimi in quanto misurano solo 2 micron di diametro, sono privi di parete cellulare e sono parassiti dell'apparato respiratorio e dell'apparato genitale dell'uomo. Nel 1984 sono stati indicati come le cellule più piccole capaci di crescita autonoma, ideali per capire il segreto della vita. Il DNA del mycoplasma è composto da circa un milione di basi (esse sono le "lettere" che vanno a comporre ogni gene) che compongono 525 geni. Il confronto con Escherchia coli (il batterio comune del nostro intestino) è significativo: Escherchia coli contiene circa 5000 geni, ovvero una quantità dieci volte superiore. Le cellule umane contengono 25000 geni e una quantità enorme di basi: circa 3,2 miliardi.
La sequenza del genoma di una cellula può essere pensata come il suo "sistema operativo" (per fare un paragone informatico). Contiene il codice che specifica tutte le funzioni genetiche della cellula, le quali a loro volta determinano la rete metabolica, la struttura anatomica, la duplicazione e le altre caratteristiche.
UN RECENTE ESPERIMENTO
La domanda che ha accompagnato i ricercatori guidati da Craig Venter, all'Università di San Diego in California, è stata questa: "qual è il minimo numero di geni presenti nel DNA necessario per costruire una cellula capace di duplicarsi?". Dopo una serie di esperimenti gli scienziati hanno pubblicato i loro risultati su Design and synthesisof a minimal bacterial genome, "Science", 25 marzo 2016.
I geni minimi necessari per una cellula che si duplica sono risultati essere 473. Dopo aver quindi identificato il "genoma minimo", i ricercatori hanno prodotto-sintetizzato artificialmente proprio quei 473 geni e li hanno inseriti in un mycoplasma vivente a cui era stato sottratto il DNA: il nuovo microorganismo prodotto in laboratorio in questo modo è stato battezzato syn3.0 (sintetico-tre-punto-zero).
In circa tre ore syn3.0 si è duplicato in modo simile a quanto accade in natura, dimostrando quindi che il genoma sintetico è effettivamente il minimo vitale capace di crescita autonoma: è nata una cellula ibrida. L'uomo è riuscito a creare la vita come fosse Dio? La risposta è no: syn3.0 è stato prodotto utilizzando la membrana (quella del mycoplasma a cui era stato sottratto il DNA), la rete metabolica e il sistema operativo (lo stampo originale di DNA) di una cellula già vivente.
È stato un successo e ci auguriamo che questo ibrido possa essere utilizzato in futuro nella ricerca medica o nella terapia, ma dobbiamo precisare che syn3.0 è una cellula già vivente e esistente a cui è stato "ridotto" il genoma ai minimi termini. Scopriremo poi il prezzo che questa cellula ha dovuto pagare in termini di proprietà biologiche a seguito di questa asportazione artificiale di geni considerati "inutili" perché sappiamo per esperienza millenaria che in natura non c'è nulla di insensato.
Fin qui il dato pubblicato su Science.
FALLE NEL PARADIGMA EVOLUTIVO
Vorrei ora spiegarmi oltre nella riflessione e mi chiedo: esiste un minimo vitale universale? Alla domanda si è sempre risposto di sì. I nostri testi di biologia presentano la vita secondo un percorso: si parte dagli ingredienti di base, ovvero dalla biomolecole come le proteine, i lipidi, i carboidrati e gli acidi nucleici, si prosegue con le forme di vita unicellulari come i batteri, privi di membrana nucleare (gli eucarioti). Si parte dalla materia non ancora vivente come se fosse un basamento su cui edificare poi, aggiungendo pezzo per pezzo, tutto l'edificio, sulla sommità del quale si trovano gli esseri umani.
I batteri, in quest'ottica, sono presentati come meno complessi dei protozoi e questi meno evoluti delle meduse, dei molluschi, dei ricci di mare, a loro volta superati dai pesci, poi gli anfibi, poi dai rettili, dagli uccelli e finalmente, dai mammiferi. Ma questo paradigma evolutivo è davvero persuasivo? La vita è un fenomeno misurabile in termini quantitativi?
La ricerca di Venter diventa uno stimolo a riflettere anche su questo. Bisogna davvero continuare a considerarle Escherichia coli una forma di vita primitiva rispetto a quella più evoluta dei pesci e dei mammiferi o si può invece considerare Escherichia coli come forma di vita diversa da quella di una trota e da quella di un cavallo?
I VIVENTI POSSIEDONO UNA DOTAZIONE SOVRABBONDANTE
Ho la sensazione che non esista una forma di vita minima, ma piuttosto che esistono infinite forme di vita diverse tra loro, ognuna delle quali è una complessità adeguata a realizzare alcune svariate funzioni. Esiste un "occhio minimo"? No. Le macchie oculari della planaria (organismi simili ai vermi) non sono minime rispetto ai nostri occhi: sono solo "diverse" e catturano e distinguono la luce per un essere vivente che non ha bisogno d'altro. Gli occhi degli insetti vedono una parte dello spettro della luce che noi non vediamo perché hanno scopi diversi dai nostri: devono individuare il nettare nascosta dai petali del fiore: sono occhi "diversi", né inferiori, né superiori ai nostri. Tutte le volte che analizziamo un essere vivente o un suo apparato o ancora un suo organo ci troviamo di fronte a una struttura "full optional". La vita si presenta sovrabbondante sempre e ovunque, ricca com'è di informazioni e di bellezza.
Gli uccelli, per esempio, sono esseri "disegnati" per volare. Ma non esistono tra di loro individui che possono volare in modo "essenziale", cioè ridotto al minimo della spesa e dell'energia; gli uccelli volatori sono un'esplosione di dettagli anatomici e fisiologici che consentono loro di liberare il corpo nell'aria con leggerezza e stabilità. Le loro ossa sono pneumatiche, ovvero piene d'aria; le clavicole sono ravvicinate, a forcella, per stringere le spalle e rendere il corpo aerodinamico; lo sterno non è piatto come il nostro ma carenato, per fendere l'aria e sostenere i potentissimi muscoli pettorali che battono le ali di continuo. Si può ridurre ad un "minimo volante" tutto questo? No. Perché alla vita non interessa risparmiare energia ma consumarla per produrne di nuova e farla fluire di continuo: la vita dà spettacolo, perché deve dare gloria al suo Creatore.
La vita ci stupisce proprio perché è incontenibile nel suo dinamismo: assomiglia molto al bambino che al parco giochi chiede "ancora" e poi "ancora", all'infinito. Forse perché anche Dio è così? La vita di Dio, ci insegnano i teologi e ce lo conferma l'esperienza, non conosce "minimo": è sempre al massimo.
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