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Il candidato alla Casa Bianca del Partito Repubblicano Donald J. Trump ha compiuto un gesto clamoroso. Ha lanciato la Pro-Life Coalition promettendo, qualora divenisse presidente, di combattere radicalmente l'aborto dal vertice delle istituzioni statunitensi. E poi ha messo l'impegno nero su bianco indirizzando una lettera a tutti i leader antiabortisti del Paese per invitarli a fare quadrato.
Alla guida della Coalition, Trump ha nominato Marjorie Dannenfelser, presidente della Susan B. Anthony List, l'influente organizzazione che dal 1993 si occupa di favorire l'elezione di personale politico antiabortista, soprattutto donne, onde contrastare l'azione della Emily's List, nata nel 1985 con il proposito opposto e tra l'altro maggior singolo finanziatore della carriera politica della candidata presidenziale del Partito Democratico Hillary Clinton. Laddove il nome dell'organizzazione filoabortista è un acronimo («Early Money Is Like Yeast», "I soldi che arrivano presto sono come il lievito", ovvero le donazioni che giungono all'inizio di una campagna politica hanno il potere di attrarne poi molte altre), quello della sua rivale pro-life è invece un omaggio alla madrina del femminismo americano (nata nel 1820 e scomparsa nel 1906), rigorosamente antiabortista come la Sinistra non ama affatto ricordare.
IMPEGNI CONCRETI IN DIFESA DELLA VITA UMANA NASCENTE
Dopo avere sottolineato l'«estremismo» della Clinton, secondo cui i bambini non ancora nati non godono di alcun diritto costituzionale e le fedi religiose che ancora contrastano l'aborto vanno modificate, Trump elenca con chiarezza i dettagli della sua politica in difesa della vita umana nascente.
Anzitutto s'impegna a nominare alla Corte Suprema federale giudici antiabortisti. Tra l'altro, dopo la morte del cattolico conservatore Antonin G. Scalia (1936-2016), la nomina del suo sostituto (Barack Obama ha proposto il liberal Merrick Garland) è da mesi sospesa in un limbo. Quindi s'impegna ad approvare il "Pain-Capable Unborn Child Protection Act" mirante a rafforzare il limite legale entro cui è consentito praticare un aborto sulla base della capacità del nascituro, scientificamente dimostrata, di percepire dolore. Dunque s'impegna a negare finanziamenti pubblici alla Planned Parenthood (PP), il maggior abortificio del mondo, fintato che essa continuerà a praticare aborti, riallocando le cifre così risparmiate a centri medici fornitori di ben altre cure.
Infine s'impegna a rendere permanente l'"Hyde Amendment", che, essendo ciò che viene definito un rider, ovvero un'aggiunta in coda ad altri leggi, dev'essere riapprovato anno per anno. Introdotto nel 1976 per iniziativa del deputato cattolico Repubblicano Henry J. Hyde (1924-2007), impedisce di utilizzare i soldi dei contribuenti per finanziare l'aborto se non nel caso d'incesto o di stupro (grazie a esso, l'Amministrazione retta dal presidente George W. Bush Jr. ha potuto negare per anni milioni di dollari di quote statunitensi all'UNFPA, l'agenzia filoabortista sulla popolazione delle Nazioni Unite).
UN PROGRAMMA AMBIZIOSO E SOLENNE
Si tratta con tutta evidenza di un programma ambizioso e solenne. [...] Non rendere merito a Trump di un gesto così importante sarebbe meschino. Inoltre, se l'ultima mossa elettorale di Trump è il diritto alla vita significa che il diritto alla vita è un argomento politico fondamentale per milioni di elettori, e questo va a onore degli Stati Uniti. [...] E il Partito Repubblicano è oggi un buon partito conservatore proprio sui "princìpi non negoziabili", come documenta una delle eroine indiscusse di quel movimento conservatore che alla fine è riuscito a trarre a sé l'intero partito, Phyllis Schlafly (1924-2016), con il suo prezioso How the Republican Party Became Pro-Life (Dunrobin Publishing, s.l. 2016). Ed è questo ciò che ha ben compreso la Susan B. Anthony List che da fiera avversaria di Trump è diventata suo ferrea sostenitrice. Vada come vada l'8 novembre, l'impegno formale contro l'aborto di Trump e la qualità morale del Partito Repubblicano, autore quest'anno di uno dei programmi politici più entusiasmanti, sono già storia.
Nota di BastaBugie: "Catholic Vote" è un advocacy group fondato a Chicago nel 2008 da Brian Burch per convincere i cattolici a eleggere uomini politici in linea con il magistero della Chiesa.
In questo momento, sul piano politico, la sua prima missione è fermare Hillary Clinton, smaccatamente anticattolica e favorevole a tutto ciò che è nemico della dottrina cattolica.
Nel suo ultimo video di propaganda politica [clicca qui], "Catholic Vote" elenca sei buone ragioni per le quali i cattolici l'8 novembre non debbono votare l'ex First Lady per la presidenza.
In ordine crescente d'importanza le sei ragioni sono:
6) i cattolici non debbono votare Hillary Clinton perché il suo approccio statalista all'assistenza sanitaria danneggia le famiglie;
5) perché è contraria alla libertà di scelta educativa per i bambini più poveri;
4) perché è favorevole dell'aborto senz'alcun tipo di limitazione;
3) perché accusa i cattolici di settarismo e di fanatismo;
2) perché costringe i contribuenti a finanziare l'aborto;
1) perché se venisse eletta alla Casa Bianca costringerebbe tutti a obbedire ai suoi diktat.
Nel video, in maniera esplicita, Hillary Clinton afferma che un bimbo nel ventre della madre non gode di alcun diritto giuridico, che l'accesso all'aborto dev'essere sempre più libero ed esteso, e che la fede religiosa è un pericolo sociale. (Fonte: Timone)
IL PROGRAMMA DEL PARTITO REPUBBLICANO CHE SOSTIENE TRUMP
Marco Respinti nell'articolo sottostante dal titolo "Repubblicani granitici su vita e famiglia" spiega come e perché lo scorso 18 luglio, a Cleveland, il Grand Old Party (GOP, l'altro nome del Partito Repubblicano) ha presentato una delle piattaforme più nette della propria storia: no all'aborto, no alla deriva LGBT, difesa della libertà religiosa, la famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna come attore principale dell'educazione dei figli.
Ecco dunque l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 23 luglio 2016:
La storia più bella delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti di quest'anno è quella che non racconta nessuno. Quella che torna a far sperare in qualcosa di più alto e serio, [...] che rimette al centro le questioni inderogabili.
Com'è prassi, anche quest'anno il Partito Repubblicano ha presentato alla Convenzione nazionale di Cleveland la piattaforma con cui si propone alla nazione per guidarne la presidenza federale (l'organo esecutivo) e il Congresso (l'organo legislativo). La premessa doverosa è ricordare che i partiti statunitensi sono molto diversi da quelli europei. Non nascono, come i nostri, dalle "società di pensiero" della Rivoluzione Francese, riflettono più "blocchi sociali" che ideologie, sono grandi contenitori in cui convivono orientamenti anche molti diversi e presentano varianti regionali altrove impensabili. Per questo non hanno "programmi", ma "piattaforme". Quelle con cui a ogni tornata elettorale i partiti maggiori si presentano agli americani vengono messe nero su bianco in corso d'opera, nel momento clou dell'ufficializzazione delle candidature finali. Per definizione sono dunque aperti alla contrattazione. È un punto di forza, giacché ha sempre impedito l'autoreferenzialità ideologica dei partiti (impedendo di pensare che la politica si esaurisca nei partiti o che i partiti ideologici siano gli unici soggetti politici), ma è anche un punto di debolezza, poiché espone la politica al pensiero dominante, alla temperie culturale, alla "dittatura delle maggioranze" (e delle minoranze).
Ebbene, lunedì 18 luglio, a Cleveland, il Grand Old Party (GOP, l'altro nome del Partito Repubblicano) ha presentato una delle piattaforme più nette della propria storia: no all'aborto, no alla deriva LGBT, difesa della libertà religiosa, la famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna come attore principale dell'educazione dei figli. C'è dentro molto altro, molto altro di buono, ma questi sono princìpi universali irrinunciabili. Una delle piattaforme, insomma, più conservatrici della storia del partito, il quale non è affatto nato conservatore, non lo è stato per lungo tempo, ha cominciato a un certo punto a diventarlo e oggi (combattendo implacabilmente la propria buona battaglia) mostra di esserlo profondamente. [...]
Citando il V Emendamento alla Costituzione federale, che prescrive che nessuno possa essere «[...] privato della vita, delle libertà o della proprietà senza un giusto processo», il quale riecheggia deliberatamente la Dichiarazione d'indipendenza là dove essa proclama che tutti gli uomini sono «[...] dotati dal loro Creatore» del diritto inalienabile alla vita, la piattaforma 2016 del GOP «[...] afferma la sacralità della vita umana e dichiara che i bambini non nati posseggono un diritto fondamentale alla vita che non può essere infranto». Per questo invoca un nuovo emendamento alla legge fondamentale del Paese che espliciti la validità del XIV Emendamento (l'estensione a tutti i cittadini statunitensi del diritto alla vita sancito dal V Emendamento) anche per i bambini non nati e per questo si oppone «[...] all'uso di fondi pubblici per praticare o promuovere l'aborto oppure per finanziare organizzazioni [...] come la Planned Parenthood», premendo «[...] sugli Stati dell'Unione e sul Congresso affinché mettano fuorilegge l'acquisizione, il trasferimento o la vendita per ricerca di tessuti fetali provenienti da aborti volontari » (come, con enorme scandalo, fa appunto la Planned Parenthood).
Questo quanto all'aborto. Quanto al gender, la piattaforma afferma (senza paura di ripetizioni cacofoniche) che «il matrimonio tradizionale e la famiglia, basata sul matrimonio tra un uomo e una donna, sono il fondamento della società libera cui per millenni sono state affidate l'educazione dei figli e la trasmissione dei valori culturali». E con parole come pietre aggiunge: «Noi condanniamo la decisione della Corte Suprema» nei casi United States v. Windsor (26 giugno 2013), che ha sottratto al Congresso la possibilità di definire "matrimonio" solo quello eterosessuale, e Obergefell v. Hodges (26 giugno 2015), che ha legalizzato le unioni LGBT equiparandole al matrimonio naturale, una sentenza «[...] senza legge» che, «[...] nelle parole del defunto giudice Antonin Scalia, è stata un "putsch giudiziario" (pieno di "stravaganze sciocche") che ha ridotto» il diritto americano a una serie di «[...] aforismi mistici da biscottini della fortuna».
Non era scontato. La questione LGBT è stata lo spartiacque. Alla vigilia si temeva il prevalere di alcuni esponenti Repubblicani omosessuali, e il confronto è stato duro. [...]
Per LifeNews.com, ambiente non certo prodigo di carinerie gratuite, si tratta della «[...] piattaforma più pro-life di sempre». Scandalizzato, The New York Times, quotidiano liberal, la definisce la «[...] più estremista a memoria d'uomo» e le organizzazioni dei Repubblicani omosessuali quella «[...] più anti-LGBT». In realtà è semplicemente la bella storia di crescita e di maturazione (e di conversione) del GOP. [...]
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