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Il governo francese ha presentato una proposta di legge per chiudere i siti internet pro-life. Il Presidente dei Vescovi francesi ha scritto una lettera pubblica e la cosa segna indubbiamente la gravità del momento. Si tratta di un processo che procede sempre più velocemente verso la dittatura del relativismo. Per combattere questo processo è indispensabile tuttavia coglierne il senso profondo.
COERENTE CON I PRESUPPOSTI DEL MODERNISMO INDIVIDUALISTA
La proposta del governo francese è perfettamente coerente con i presupposti della cultura del modernismo individualista. Non è stato un errore di percorso. Oggi gli Stati non si limitano più a considerare le violazioni di principi non negoziabili della morale naturale come delle eccezioni. L'aborto, l'eutanasia, la fecondazione eterologa sono considerati un diritto umano.
Così come il diritto di espressione, quello di cambiare la propria residenza oppure di accedere a cure sanitarie di base. La donna ha diritto ad uccidere il bimbo che porta in seno, il medico avrà il diritto di uccidere il malato terminale che, magari quando era ventenne, aveva firmato una dichiarazione anticipata di trattamento o, perfino in assenza di questa, interpretando che così avrebbe voluto lui (non è successo così anche per Eluana Englaro?), la coppia che vuole figli con la fecondazione in vitro ha diritto di sacrificare un certo numero di embrioni umani.
Ora, se si tratta di diritti umani lo Stato li deve regolamentare, proteggere, promuovere, e ad essi deve anche educare i cittadini. Tra questi compiti dello Stato figura senz'altro anche quello di contrastare tutti coloro che ne vogliono limitare l'esercizio. Quelli - per esempio - che vogliono dissuadere la donna ad abortire violando la sua libertà di coscienza. Se abortire è un diritto umano contemplato dalla legge e protetto dai pubblici poteri, cercare di impedire di abortire è un reato che lo Stato deve prevenire e punire.
Se il contrario dei principi non negoziabili è qualcosa di non negoziabile, è perfettamente coerente che lo Stato chiuda i siti internet pro-life. Gli si può rimproverare un errore logico a monte: negare i principi non negoziabili fino al punto da affermare come non negoziabile il contrario, ma dato quell'assunto tutto ciò che ne deriva è perfettamente coerente e logico. Uno Stato che prima riconosce dei diritti umani e poi non li difende da chi li contrasta o impedisce è un voltagabbana.
NON CADERE NELLA STESSA LOGICA
Questa è la situazione tragica da denunciare, altrimenti si rimane nella logica perversa di questo stesso processo culturale. L'opposizione dovrebbe riguardare l'origine stessa del tentativo di rovesciare la morale naturale e rendere diritto ciò che è torto, bene ciò che è male. La polemica contro queste forme di arroganza di Stato dovrebbe risalire fino alle origini, fino alle leggi che consentono l'aborto e che distruggono gli stessi presupposti della convivenza civile. Accade invece che l'opposizione si limiti a rivendicare la libertà di espressione come diritto soggettivo.
Oscurare i siti pro-life non vorrebbe dire rendere obbligatori i principi non negoziabili, ma semplicemente impedire l'espressione democratica dei cittadini. Al centro della critica al governo, non viene messo il diritto a nascere del concepito, ma la possibilità che le donne, anche con l'aiuto di questi siti pro-life, si informino meglio. La scelta di abortire non è definita in ogni modo cattiva, ma la si presenta come una scelta difficile e problematica per la donna, sicché qualche parola di conforto da parte di siti pro-life sarebbe di aiuto.
In questo modo si pensa di prendere in contraddizione lo stato laico e democratico: come? tu che ti dici democratico non permetti la libertà di espressione? Come? tu che ti dici laico, imponi una tua visione assoluta e non lasci libertà ai cittadini? Ma si tratta, così facendo, di cadere invece nella stessa logica che si vorrebbe combattere. Il problema è proprio la libertà di scelta, non vincolata al bene e al vero. Quella libertà di scelta che lo Stato oggi proclama come diritto assoluto e, per difenderla, è costretto a contemplare il diritto al male. Criticarlo solo sul terreno delle libertà di scelta democratiche, e non sui loro fondamenti, significa rientrare nel suo stesso gioco.
Nota di BastaBugie: una tenue speranza di rinascita è affidata al prossimo candidato a presidente della repubblica francese. Ecco come ha vinto le primarie.
FILLON HA STRAVINTO LE PRIMARIE BATTENDO SARKOZY E ORA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE
François Fillon è sostenuto dalla Manif pour Tous, vuole cancellare le adozioni gay, limitare la fecondazione artificiale, vietare l'utero in affitto e liberare la famiglia da tasse e regole, limitando fortemente il ruolo dello Stato, con tagli alla spesa pubblica
di Stefano Magni
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4475
Mauro Faverzani nell'articolo sottostante dal titolo "Sisma nel Front National sul reato d'intralcio all'aborto" parla della scandalosa presa di posizione di Marine Le Pen in difesa del "diritto" di aborto.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su Corrispondenza Romana il 13 dicembre 2016:
Come scandalosamente e tragicamente noto, suggerire ad una donna di non abortire o aiutarla in tal senso, anche tramite Internet, in Francia ora è reato. Un nuovo reato, quello «d'intralcio all'aborto». Piuttosto grave, peraltro: si rischiano sino a 2 anni di carcere e 30 mila euro di multa. E chiunque promuova sul web campagne a favore della vita è ipso facto un criminale. La proposta di legge socialista, dopo esser stata approvata precedentemente alla Camera, è passata lo scorso 7 dicembre anche al Senato, sia pure con alcune modifiche. Modifiche, che ora verranno valutate da una commissione mista paritaria per giungere ad una versione comune del testo, prima di tornare in Assemblea Nazionale, dove la Sinistra non avrà bisogno dell'appoggio della Destra per farla approvare. L'obiettivo del governo è quello di giungere all'adozione definitiva della normativa da parte del Parlamento entro la fine di febbraio.
Le posizioni si sono capovolte ed il buon senso stravolto. Il testo è stato giudicato «incostituzionale» ed ha pertanto ricevuto parere negativo dalla Commissione delle Leggi del Senato, comportando «un grave attentato al diritto della libertà d'espressione», libertà «fondamentale, madre di tutte le altre libertà», garantita già dall'art. 11 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del Cittadino, quella del 1789. Gli ipergiacobini di oggi sono riusciti dunque a scavalcare in totalitarismo persino le orde rivoluzionarie, infischiandosene della bocciatura istituzionale ricevuta.
La nuova norma-bavaglio bolla come «faziosi» tutti quei siti e quei blog, che, per il fatto d'essere pro-life, inducano «intenzionalmente in errore, a scopo dissuasivo, circa le caratteristiche e le conseguenze mediche» dell'aborto: siamo nel regime dell'antilingua. Rivelatrici, in tal senso, sono state le parole del ministro per i Diritti delle donne, la signora Laurence Rossignol: «La libertà d'opinione non costituisce un diritto alla menzogna». A suo giudizio, dunque, contrastare l'aborto e sostenere la vita sarebbe una menzogna: sconcertante!
Ma, al di là dei contenuti, è bene fermarsi ad analizzare il voto liberticida, chi cioè abbia dato in Senato quei 173 "sì" prevalsi sui 126 "no". Tra i consensi non compaiono solo quelli - prevedibili - delle Sinistre, bensì anche quelli di parlamentari dell'Udi e dei Républicains, collocati nel Centrodestra. Altri loro colleghi di coalizione non han preso parte al voto, per lasciar di fatto campo libero a quelli di Sinistra. Evidentemente i franchi tiratori ed il fuoco amico non sono una prerogativa solo italiana...
Un autentico sisma politico è, tuttavia, quello consumatosi in merito nelle fila del Front National con la guerra aperta tra la figlia del fondatore, la presidentessa Marine (favorevole al «divieto d'intralcio all'aborto»), e la nipote dello stesso, l'on. Marion Maréchal-Le Pen (contraria): «Che sia chiaro - ha tenuto a precisare Marine Le Pen - Non rimetterò in discussione in qualche maniera e purchessia l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza».
A rincarar la dose, ha provveduto uno dei vicepresidenti del partito, Florian Philippot, che ha bollato Marion con le sue posizioni pro-life come «una persona sola e isolata su questi temi». A seguire, ecco il diktat sibilato da David Rachline, direttore della campagna elettorale di Marine Le Pen, giunto ad indicare la porta agli eletti ed ai responsabili locali del partito discordi con la leader.
In una recentissima intervista rilasciata a Europe 1, Marion ha detto di voler capire da Marine cosa sia cambiato nel programma presidenziale del 2017 rispetto a quello del 2012: «Non c'è stato dibattito interno. Lei ha deciso» e basta. «Ciò non impedisce però che, un domani, dei parlamentari presentino delle proposte di legge in merito». Lei per prima, in caso di rielezione. Ed ha sottolineato come il programma del Front National vada definito all'interno del congresso e solo lì.
Il tentativo estremo d'imporre con le minacce e la violenza verbale nuove linee pro-choice all'interno del Fn si scontra con una base rimasta ad esse contraria, secondo un sondaggio condotto dall'agenzia Afp. Come si è arrivati dunque a questo punto? Piaccia o non piaccia, la "svolta" è giunta col recente ingresso nel partito di Florian Philippot (2011), divenuto in un lampo vicepresidente del partito. E questo ha comportato diverse conseguenze: la linea economica è stata modificata in senso più progressista. Subito dopo, è giunta l'apertura alle lobby gay con l'outing pubblico fatto dallo stesso Philippot nel 2014. Di seguito, le "epurazioni" coi tre eurodeputati trascinati di fronte alla commissione disciplinare, perché "rei" d'esser stati a fianco del fondatore di Fn, Jean-Marie Le Pen, durante un comizio da lui tenuto lo scorso primo maggio a Parigi, di fronte alla statua di S. Giovanna d'Arco ed a ben 400 persone.
Ora le minacce di nuove "purghe", evocate da Rachline... Il clima si è fatto davvero pesante.
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