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Incredibile, Rita Maestre, portavoce del Comune di Madrid, è stata assolta nelle scorse ore all'unanimità dai giudici della Corte provinciale della capitale spagnola: secondo loro, non costituirebbe profanazione il fatto che si sia esibita seminuda, lanciando slogan anticlericali (tra i quali «Bruceremo la Conferenza Episcopale», chiara istigazione all'odio ed alla rivolta violenta) assieme ad altre sue "colleghe", all'interno di una cappella cattolica. L'episodio contestato avvenne alle ore 11.30 del 10 marzo 2011, quando un gruppo di facinorose fece irruzione nell'edificio sacro sito all'interno del campus di Somosaguas, presso la locale Università Complutense.
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE?
La donna venne riconosciuta colpevole d'aver offeso i sentimenti religiosi con una prima sentenza, quella emessa il 18 marzo scorso dal tribunale penale n. 6. Pertanto, venne condannata ad una multa di 4.320 euro, in base all'art. 524 del Codice Penale. La difesa ricorse in appello, invocando il solito, fuorviante principio della «libertà di espressione», che in questo caso proprio non c'entra nulla; nel contempo, è stata respinta la richiesta di ricusazione di un giudice, nonostante i suoi legami col Comune di Madrid, richiesta presentata dal Centro Giuridico Tommaso Moro.
RAGAZZACCE INDISCIPLINATE
La Corte ha, alla fine, ritenuto che taluni atti di protesta «in determinati ambiti», pur potendo essere «irrispettosi» e violando «alcune norme sociali», non presenterebbero i «caratteri della profanazione in senso stretto». E lo ha deciso con un verdetto, che non prevede peraltro alcuna facoltà di ricorso. La decisione è questa e nulla - a quanto pare - può cambiarla.
Secondo la magistratura, saremmo di fronte insomma a "ragazzacce" indisciplinate, nulla più. Una sentenza, questa, a dir poco assurda ed infondata, come evidenziato dal Procuratore, che viceversa ha ricordato come la loro «condotta presso l'altare, spazio sacro per i Cattolici trovandosi lì il tabernacolo, indica l'evidente intenzione di offendere» la fede altrui.
Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo sottostante dal titolo "Spagna, è ormai gendercrazia: studenti delatori e liste di proscrizione se il prof non applica la legge" parla della drammatica situazione a Madrid. Infatti nella capitale spagnola le associazioni Lgbt potranno fare campagna nelle scuole per imporre il rispetto della nuova legge Cifuentes, che fissa la gendercrazia in classe. Come? Invitando gli studenti a denunciare i professori o gli istituti che non applicheranno le direttive; ma anche pretendendo biblioteche con testi pro causa Lgbt e addirittura l'esposizione della bandiera arcobaleno nel giorno dell'orgoglio gay. Il tutto con uno scopo: togliere l'accreditamento e il finanziamento delle scuole private cattoliche.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana l'08-11-2016:
La gendercrazia che si è instaurata in Spagna sta procedendo a larghe falcate verso la sua piena applicazione. Presto nelle scuole di ogni ordine e grado avremo studenti delatori nei confronti degli insegnanti che non applicheranno le nuove direttive dettate dall'assemblea di Madrid attraverso la cosiddetta legge Cifuentes, dal nome del governatore dell'assemblea autonoma madrileña, che ha licenziato una legge che sta già mietendo numerose vittime.
Il mese scorso all'apertura della scuola era finito nel mirino il Collegio Juan Pablo II, il cui preside aveva commesso l'imperdonabile errore nel corso di una comunicazione scuola-famiglia di denunciare la legge Cifuentes che avrebbe limitato la libertà di educazione delle scuole e dei genitori. Erano insorte molte associazioni Lgbt che aveva chiesto alla presidenta di applicare le sanzioni previste dalla legge.
Adesso si alza l'asticella di qualche metro. In attesa che la procura ravvisi degli estremi di reato per il povero preside, che rischia così di vedersi negare il contributo che lo Stato dà a tutte le scuole provate, consentendo dunque l'accreditamento, l'associazione Lgbt Arcopoli ha lanciato via Twitter una campagna di delazione per gli studenti che di fatto si può configurare come una vera e propria lista di proscrizione per le scuole che non si piegano all'insegnamento gender tra i banchi.
A dare la notizia, in un articolo firmato da Pablo Gonzalez de Castejòn è il portale Actuall che entra nel dettaglio della campagna di proscrizione.
L'associazione Arcopoli ha deciso di utilizzare tutto il ventaglio di strumenti messi a punto dalla legge. Tra questi l'invito agli studenti a esigere dai loro rispettivi istituti una stretta vigilanza sulle nuove obbligazioni scolari. E se non lo hanno fatto devono scrivere immediatamente scrivere all'associazione Acropoli perché queste vengano compiute. Un atteggiamento di delazione che non è contemplato dalla legge dato che l'associazione non ha meriti per intervenire, però intanto si fa un po' di terrorismo, in attesa che i giudici affinino la procedura della caccia al reprobo.
Tra le "obbligazioni" compaiono anche rituali curiosi. Ad esempio il far rispettare l'esposizione della bandiera arcobaleno nel giorno dell'orgoglio gay. Giorno che Madrid, guarda caso, sarà mondiale nella primavera del 2017. Questo la legge non lo dice, però dice che le scuole devono commemorare in un qualche modo, non dice quale, la storia della comunità Lgbt.
La stessa strategia è utilizzata per l'istituzione di una biblioteca Lgbt, che dovrà essere presente in ogni scuola. Immaginiamo di che tenore dovranno essere i testi. Ma c'è di più: l'associazione ha annunciato che manderà degli ispettori per certificare il rispetto della legge. A quale titolo? Non si sa, però per certe associazioni di cittadini evidentemente ci sono dei percorsi privilegiati.
E' evidente che la strategia è quella di portare ad un casus belli. Una scuola che prima o poi verrà presa di mira e punita con la sospensione dell'accreditamento si troverà. Al resto penserà la giustizia ordinaria, che potrà così fare il suo lavoro grazie all'opera "meritoria" di studenti delatori e attivisti gay diventati ormai una polizia politica del pensiero.
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