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Cappuccetto Rosso è una bambina che deve portare un cestino di vivande alla nonna ammalata. Nel bosco incontra un lupo che con l'inganno si fa rivelare dove abita la nonna. Il lupo arriva prima di lei alla casetta, si presenta alla nonna come la nipote, si fa aprire e la divora. Cappuccetto Rosso lo trova a letto travestito da nonna e viene a sua volta divorata.
LA VERSIONE ORIGINALE
La versione scritta più antica della fiaba è Le Petit Chaperon Rouge, apparsa nella raccolta di fiabe I racconti di mamma l'oca di Charles Perrault nel 1697.
La versione di Perrault è molto più breve di quella successiva dei Grimm e non contiene un lieto fine. Perrault conclude la narrazione con una spiegazione esplicita della morale: «Da questa storia si impara che i bambini, e specialmente le giovanette carine, cortesi e di buona famiglia, fanno molto male a dare ascolto agli sconosciuti; e non è cosa strana se poi il Lupo ottiene la sua cena. Dico Lupo, perché non tutti i lupi sono della stessa sorta; ce n'è un tipo dall'apparenza encomiabile, che non è rumoroso, né odioso, né arrabbiato, ma mite, servizievole e gentile, che segue le giovani ragazze per strada e fino a casa loro. Guai! a chi non sa che questi lupi gentili sono, fra tali creature, le più pericolose!»
La versione di Perrault della fiaba, incluse le conclusioni morali, fu tradotta in italiano da Collodi nel 1875 e inclusa nella sua raccolta di fiabe I racconti delle fate. [...]
LA VERSIONE DEI FRATELLI GRIMM
Nel XIX secolo, due versioni tedesche della fiaba furono raccontate ai fratelli Grimm da Jeanette Hassenpflug (1791-1860) e Marie Hassenpflug (1788-1856). I Grimm trasformarono una delle due versioni nella storia principale, e la seconda in un seguito. La prima, col titolo Rotkäppchen, fu inclusa nella prima edizione della loro raccolta Kinder- und Hausmärchen (1812). In questa versione la ragazza e sua nonna venivano salvate da un cacciatore interessato alla pelle del lupo. Nella seconda storia, Cappuccetto Rosso e sua nonna, grazie all'esperienza acquisita con il primo lupo, riuscivano a catturarne e ucciderne un altro.
I Grimm continuarono a rivedere la storia nelle edizioni successive; quella meglio nota è la revisione finale, del 1857, con il taglialegna che sostituisce il cacciatore. [...]
ANALISI E INTERPRETAZIONI
Nel tempo si sono susseguite analisi e interpretazioni presenti nel sottotesto della storia. [...]
La maggior parte delle proposte enfatizza uno dei seguenti temi:
1) LA PROSTITUZIONE
La fiaba potrebbe essere intesa come un'esortazione a non esercitare il "mestiere". Quella della "giovane donna nel bosco" è uno stereotipo che in molte tradizioni viene metaforicamente associato alla prostituzione; nella Francia del XVII secolo, tra l'altro, la "mantellina rossa" era un segnale esplicito in questo senso.
2) LA MATURITÀ SESSUALE
In questa interpretazione, la mantella rossa rappresenta le mestruazioni e l'ingresso nella pubertà, che conduce la bambina nella "profonda e oscura foresta" della femminilità; il lupo rappresenta, quindi, l'uomo visto come predatore sessuale da cui guardarsi.
3) L'ANTROPOFAGIA
Altre interpretazioni si focalizzano sull'elemento antropofago: la fiaba ha origine nel contesto di un'Europa periodicamente flagellata da terribili carestie durante le quali si segnalarono diversi casi di cannibalismo. [...]
Nota di BastaBugie: ecco la fiaba di originale del 1697 di Cappuccetto Rosso scritta da Charles Perrault e tradotta dal francese da Carlo Collodi nel 1875 (fonte: Wikisource).
C'era una volta in un villaggio una bambina, la più carina che si potesse mai vedere. La sua mamma n'era matta, e la sua nonna anche di più.
Quella buona donna di sua madre le aveva fatto fare un cappuccetto rosso, il quale le tornava così bene a viso, che la chiamavano dappertutto Cappuccetto Rosso.
Un giorno sua madre, avendo cavate di forno alcune stiacciate, le disse:
"Va' un po' a vedere come sta la tua nonna, perché mi hanno detto che era un po' incomodata: e intanto portale questa stiacciata e questo vasetto di burro".
Cappuccetto Rosso, senza farselo dire due volte, partì per andare dalla sua nonna, la quale stava in un altro villaggio. E passando per un bosco s'imbatté in quella buona lana del Lupo, il quale avrebbe avuto una gran voglia di mangiarsela; ma poi non ebbe il coraggio di farlo, a motivo di certi taglialegna che erano lì nella foresta.
Egli le domandò dove andava.
La povera bambina, che non sapeva quanto sia pericoloso fermarsi per dar retta al Lupo, gli disse: "Vo' a vedere la mia nonna e a portarle una stiacciata, con questo vasetto di burro, che le manda la mamma mia".
"Sta molto lontana di qui?", disse il Lupo.
"Oh, altro!", disse Cappuccetto Rosso. "La sta laggiù, passato quel mulino, che si vede di qui, nella prima casa, al principio del villaggio."
"Benissimo", disse il Lupo, "voglio venire a vederla anch'io. Io piglierò da questa parte, e tu da quell'altra, e faremo a chi arriva più presto."
Il Lupo si messe a correre per la sua strada, che era una scorciatoia, con quanta forza avea nelle gambe: e la bambina se ne andò per la sua strada, che era la più lunga, baloccandosi a cogliere le nocciuole, a dar dietro alle farfalle, e a fare dei mazzetti con tutti i fiorellini, che incontrava lungo la via.
Il Lupo in due salti arrivò a casa della nonna e bussò.
"Toc, toc."
"Chi è?"
"Sono la vostra bambina, son Cappuccetto Rosso", disse il Lupo, contraffacendone la voce, "e vengo a portarvi una stiacciata e un vasetto di burro, che vi manda la mamma mia."
La buona nonna, che era a letto perché non si sentiva troppo bene, gli gridò: "Tira la stanghetta, e la porta si aprirà".
Il Lupo tirò la stanghetta, e la porta si aprì. Appena dentro, si gettò sulla buona donna e la divorò in men che non si dice, perché erano tre giorni che non s'era sdigiunato. Quindi rinchiuse la porta e andò a mettersi nel letto della nonna, aspettando che arrivasse Cappuccetto Rosso, che, di lì a poco, venne a picchiare alla porta.
"Toc, toc."
"Chi è?"
Cappuccetto Rosso, che sentì il vocione grosso del Lupo, ebbe dapprincipio un po' di paura; ma credendo che la sua nonna fosse infreddata rispose: "Sono la vostra bambina, son Cappuccetto Rosso, che vengo a portarvi una stiacciata e un vasetto di burro, che vi manda la mamma mia".
Il Lupo gridò di dentro, assottigliando un po' la voce: "Tira la stanghetta e la porta si aprirà."
Cappuccetto Rosso tirò la stanghetta e la porta si aprì.
Il Lupo, vistala entrare, le disse, nascondendosi sotto le coperte: "Posa la stiacciata e il vasetto di burro sulla madia e vieni a letto con me".
Cappuccetto Rosso si spogliò ed entrò nel letto, dove ebbe una gran sorpresa nel vedere com'era fatta la sua nonna, quando era tutta spogliata. E cominciò a dire: "O nonna mia, che braccia grandi che avete!".
"Gli è per abbracciarti meglio, bambina mia."
"O nonna mia, che gambe grandi che avete!"
"Gli è per correr meglio, bambina mia."
"O nonna mia, che orecchie grandi che avete!"
"Gli è per sentirci meglio, bambina mia."
"O nonna mia, che occhioni grandi che avete!"
"Gli è per vederci meglio, bambina mia."
"O nonna mia, che denti grandi che avete!"
"Gli è per mangiarti meglio."
E nel dir così, quel malanno di Lupo si gettò sul povero Cappuccetto Rosso, e ne fece un boccone.
La storia di Cappuccetto Rosso fa vedere ai giovinetti e alle giovinette, e segnatamente alle giovinette, che non bisogna mai fermarsi a discorrere per la strada con gente che non si conosce: perché dei lupi ce n'è dappertutto e di diverse specie, e i più pericolosi sono appunto quelli che hanno faccia di persone garbate e piene di complimenti e di belle maniere.
IL DIAVOLO VA IN GIRO, CERCANDO CHI DIVORARE (cf. 1Pietro 5,6)
Interessante il commento di Renato Calvanese tratto dal blog di Costanza Miriano, di cui riportiamo le conclusioni:
La scena si chiude con questa bimba divorata dal mostro. Non c'è più rimedio, nessuno arriva in suo soccorso perché a volte le cose nella vita vanno a finir male, un errore può essere senza rimedio. E questo quanto è più vero delle false rassicurazioni che provano a convincerci che nella vita una scelta vale l'altra, basta farla con il cuore! A volte invece gli errori, verrebbe da dire "le disobbedienze", si pagano per sempre, si pagano con la vita.
Cappuccetto Rosso non presta ascolto al suggerimento della madre, non si fida del monito lanciato dalla generazione che la precede, di stare attenta, di non allontanarsi dal sentiero. Cappuccetto Rosso non bada a quelle raccomandazioni, non dà ad esse il giusto peso. La tradizione, ossia quel lavorio lento che apre una strada nella foresta, che batte una pista, un'ipotesi da cui partire per camminare nella vita, è messa via con faciloneria. Più che la disobbedienza, che a volte è il modo con cui la nostra libertà è chiamata ad esprimersi, è la superficialità ad ammazzare Cappuccetto Rosso. Percorrere un'altra strada rispetto a quella tracciata può essere pericoloso ma può diventare anche una grande avventura umana; percorrerla invece senza essere guardinghi, senza avvertire il rischio, può essere miseramente fatale.
La favola come sempre afferma qualcosa di elementare che chissà per colpa di quale incantesimo questo tempo tende a rimuovere: il male esiste, esistono scelte, atteggiamento che ci fanno smarrire, e parte della fatica che siamo chiamati a compiere vivendo consiste proprio nell'imparare a riconoscerle ed evitarle. Ma per quanto potremo mai sforzarci di far tutto perbene, in un dato momento la nostra vita è destinata ad entrare in un bosco tetro. Per uscirne sani e salvi serviranno almeno due cose: la coscienza del pericolo e la fede in chi ha tracciato il sentiero, in chi ha indicato una via possibile di uscita. Senza questi due ingredienti l'impresa potrebbe finire nella disperazione.
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