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OMELIA XV DOMENICA TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 13,1-23)
Il seminatore uscì a seminare
da Il settimanale di Padre Pio
 

Per far comprendere il suo insegnamento, Gesù si servì spesso di parabole, ovvero di racconti semplici, che contengono un profondo significato spirituale. La parabola di oggi è quella del seminatore, il quale fa cadere la buona semente: parte cade sulla strada, parte tra i sassi, parte tra le spine e altra ancora sulla terra buona.
Il significato spirituale è molto chiaro. Gesù è il seminatore, la Parola di Dio da Lui annunciata è la buona semente, e noi siamo il terreno che accoglie questa semina. Questo terreno può essere più o meno buono. Alcune volte è paragonabile a una strada, sulla quale il seme non può mettere le radici. Gesù dice che «ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada» (Mt 13,19). Anche noi rischiamo tante volte di essere come questa strada. Con la nostra distrazione e la dissipazione noi non accogliamo la Parola di Dio e, per tale motivo, questa non riesce a produrre frutto in noi: il maligno ruba questa buona semente e ci lascia nella nostra pochezza. Per meglio dire, tante volte noi siamo sordi alla Parola di Dio e non riusciamo proprio a comprenderla. Siamo sordi proprio perché siamo distratti e presi dal frastuono di questo mondo.
Quando Dio parla, l'uomo deve ascoltare e fare suo l'atteggiamento di Samuele, il quale diceva: «Parla Signore, che il tuo servo ti ascolta» (1Sam 3,10). L'ascolto deve essere il primo atteggiamento dell'uomo dinanzi a Dio che parla. Ascoltare la Parola di Dio non significa solamente udirla passivamente, ma vuole dire prima di tutto meditarla nel cuore e metterla in pratica. In poche parole, la Parola di Dio deve scendere dalla mente nel nostro cuore, e poi deve passare dal cuore alla vita pratica di ogni giorno. È questo il procedimento della meditazione che deve mirare a far calare la Parola di Dio nella nostra condotta. La meditazione non deve rimanere un vuoto intellettualismo e nemmeno uno sterile sentimentalismo, ma deve portare i frutti di miglioramento che Gesù desidera da noi.
Altro seme cadde sul terreno sassoso. Gesù spiega che questo terreno sassoso rappresenta tutti quelli che ascoltano la parola e l'accolgono con gioia, ma, al sopraggiungere di qualche difficoltà o persecuzione, abbandonano ogni buon proposito. Quanti cristiani iniziano con entusiasmo un cammino di preghiera, ma poi, non avendo radici in loro stessi, tornano indietro scoraggiati dalle difficoltà! Facile è iniziare, difficile perseverare. In questo caso, l'ascoltatore della Parola di Dio dimostra di essere stato animato solo dal sentimentalismo: finché tutto va bene costui dice di voler servire il Signore; ma, quando la strada si fa in salita, abbandona ogni impegno e torna alla vita di prima.
Del seme cadde invece sui rovi, i rovi crebbero e soffocarono il buon grano. Questo terreno spinoso simboleggia tutti quelli che ascoltano la Parola di Dio, ma poi sono presi «dalle preoccupazioni del mondo e dalle seduzioni della ricchezza» (Mt 13,22). Queste spine impediscono al cristiano di produrre gli auspicati frutti di santità. Le ricchezze di questo mondo spesso rischiano di compromettere la nostra Vita eterna. Dobbiamo usare di questi beni senza farsi dominare da essi, pensando che l'autentica ricchezza, la sola che porteremo in Paradiso, è l'amor di Dio. Per questo motivo san Francesco volle vivere povero, per non essere intralciato da nulla, e per essere il buon terreno di cui parla il Vangelo.
Saremo anche noi buon terreno, che produce il cento per uno, se ascolteremo docilmente la Parola di Dio, liberando la nostra mente e il nostro cuore dalle pietre della nostra incostanza e dalle spine delle preoccupazioni mondane. Allora si realizzeranno nella nostra vita le parole che abbiamo ascoltato nella prima lettura di oggi: «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia; così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata» (Is 55,10-11). L'effetto che la Parola di Dio opererà in noi sarà la maturazione di abbondanti frutti di santità. Dimostreremo di aver realmente ascoltato la Parola di Dio se si noterà questa trasformazione.
Per liberare il terreno del nostro cuore da questi sassi e da queste spine è indispensabile una assidua meditazione. Per fare una buona meditazione, possiamo indicare i seguenti punti:
- lettura attenta della Parola di Dio, o di qualche altro libro spirituale;
- riflessione su qualche passo che ci colpisce in modo particolare, pensando a cosa mi vuole dire il Signore con quella frase e come posso metterla in pratica;
- colloquio con Dio, alla luce di quanto si è meditato;
- proposito pratico di miglioramento.
Facendo così ogni giorno, anche solo per un quarto d'ora, noi bonificheremo sempre meglio il nostro cuore, e la Parola produrrà in noi il cento per uno.

 
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 16 luglio 2017)