« Torna ai risultati della ricerca


SEI GAY E TE NE FAI UN VANTO? NON PUOI FARE DA PADRINO A UN BATTESIMO O UNA CRESIMA
Altre notizie dal mondo gay: Condanna di 4 mesi per aver affermato la dottrina cattolica sull'omosessualità, La bimba di una coppia gay cerca la mamma, Richiesta di ricusazione di un giudice perché anti-omosex
da Gender Watch News
 

Succede a Labico, comune romano. A Francesco, persona dichiaratamente omosessuale, nell'ottobre del 2015 viene chiesto di fare da padrino ad una bambina. Il parroco, Don Antonio Fiasco, rifiuta la candidatura perché come recita il canone 874 del Codice di Diritto Canonico al n. 4 il padrino deve dare prova di condurre "una vita conforme alla fede e all'incarico che assume".
Passa qualche anno e ad Angelo, il compagno di Francesco, viene chiesto di fare da padrino alla cresima di un altro bambino. Anche in questo caso il parroco pone un divieto perché sempre il Codice di Diritto Canonico al Can. 893 § 1 chiede che i padrini delle cresime siano in possesso dei medesimi requisiti previsti per i padrini dei battesimi. Il divieto è tanto più giustificato dal fatto che Angelo e Francesco si sarebbero uniti civilmente il giorno prima dell'amministrazione del sacramento della confermazione.
Angelo, che si dice cattolico, dichiara: "E' stata una grande umiliazione; se fossi stato più debole mi sarei ammazzato; i parroci non dovrebbero fare ammazzare le persone". E così la famiglia del cresimando ha annullato la partecipazione alla cerimonia e, trovando un a parroco compiacente, è riuscita a far amministrare il sacramento con Angelo come padrino.
Altra prova che le norme della Chiesa non sono universali, ma cambiano a seconda degli umori dottrinali dei signori preti.

Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).

AUSTRIA: CONDANNA DI 4 MESI PER AVER AFFERMATO LA DOTTRINA CATTOLICA SULL'OMOSESSUALITÀ
Il 5 settembre 2017 Günther Schneeweiß-Arnoldstein, direttore del blog cattolico kreuz-net.at è stato condannato dalla Corte penale regionale di Vienna a 4 mesi di prigione con la condizionale, per presunto "incitamento contro gli omosessuali". La sentenza non è definitiva ma è emblematica di quello è l'odierno clima culturale austriaco e costringe ora l'accusato a ricorrere in appello.
Il "crimine d'odio" del quale è si è reso colpevole Schneeweiß-Arnoldstein è stato quello di avere scritto, in un articolo pubblicato nel dicembre 2015, che l'omosessualità attiva è un comportamento "deviante" che rientra nel peccato di "fornicazione" e che la sifilide è una "punizione divina".
A nulla sono valse la dichiarazioni di difesa del suo avvocato Kurt Kadavy, che ha cercato di spiegare alla Corte come tali affermazioni siano parte della dottrina morale cattolica di sempre in tema di omosessualità e che il termine "fornicazione" sia un vocabolo tecnico e teologico presente nella Sacre Scritture ad indicare il rapporto sessuale al di fuori del matrimonio.
Il giudice Gerald Wagner non ha sentito ragioni, e seppur non mettendo in discussione che tali espressioni fossero nell'ambito degli insegnamenti cattolici, ha giudicato le dichiarazioni "una degradante umiliazione" per gli omosessuali e per questo meritevoli di condanna.
La condanna del blogger austriaco Günther Schneeweiß-Arnoldstein alla pena detentiva di 4 mesi per istigazione all'odio nei confronti degli omosessuali, per aver osato affermare l'insegnamento perenne del magistero cattolico in tema di omosessualità, rappresenta un emblematico quanto allarmante preavviso di quelli che sono gli obiettivi dei paladini del web "politicamente corretto": silenziare e punire esemplarmente tutte le voci fuori dal coro ideologico.
(Rodolfo de Mattei, Osservatorio Gender, 9 settembre 2017)

SE UNA BIMBA DI UNA COPPIA GAY CERCA LA MAMMA
John Hart, blogger e scrittore gay di Toronto, ha adottato insieme al compagnao qualche anno fa una bambina che ora ha tre anni. Hart ha raccontato su gaywithkids.com, un sito per genitori maschi gay, che alla bambina è stato insegnato a chiamare entrambi i partner "papà".
Però la piccola, come rivela lo stesso Hart, nei momenti di rabbia o quando è dispiaciuta, chiama la mamma. La piccola cerca la mamma quando vuole «conforto e rassicurazione». Ad esempio una volta la bambina in un negozio voleva del pane che le è stato negato e lei, tutta risentita, ha iniziato a chiamare la mamma.
Lo stesso Hart ammette che quando era piccolo e cercava conforto e sostegno si rivolgeva alla madre. Il blogger così commenta: «La cena può essere comprata, ma queste qualità no». Ciò a dire che un maschio può compiere anche azioni proprie delle madri - cambiare il pannolino, dare il biberon, etc. - ma le madri lo faranno in modo diverso, comunicando al bambino messaggi completamente diversi e un maschio/padre non potrà mai comportarsi da femmina/madre. Continua Hart: «conforto e rassicurazione non sono un monopolio delle madri, allora perché sembra chiamarne una?».
Hart poi ammette che la bimba non chiama la mamma perché se ne ricorda. Infatti è stata adottata a nove mesi e mezzo. Non può ricordarsi del periodo antecedente. Ciò significa che il concetto di "mamma" come quello di "papà", con tutto quello che comporta, è un concetto naturale, scolpito nel cuore di ogni persona. Le coppie omosessuali vogliono cancellare questa naturale esigenza di ogni essere umano di crescere con un padre e una madre.
(Gender Watch News, 21 aprile 2017)

USA, RICHIESTA DI RICUSAZIONE DI UN GIUDICE PERCHÈ ANTI-OMOSEX
In Alabama c'è un giudice che si chiama Shaunathan C. Bell. Tra le mani ha una vertenza di divorzio tra una donna lesbica e il marito. Occorre decidere sull'affidamento dei figli e la donna più volte ha chiesto la ricusazione del giudice perché non sarebbe imparziale nei suoi confronti. Infatti Bell una volta si è definito "conservatore" ed è predicatore in una Chiesa battista - e i battisti si esprimono con chiarezza sull'omosessualità. Tra l'altro una volta in una predica ha affermato che i rapporti omosessuali e i matrimoni tra persone dello stesso sesso sono contrari alla legge di Dio.
L'Alabama Court of Civil Appeals ha rigettato la richiesta di ricusazione perché il giudice ha deciso l'affidamento congiunto alternato, così come aveva già fatto in due casi precedenti, dimostrando così di essere super partes. Ma nel caso in cui per il bene dei figli avesse deciso l'affidamento esclusivo al padre, questa decisione, a motivo delle posizioni espresse dal giudice, sarebbe stata di per se stessa errata? E poi: se c'è era un giudice espressamente a favore dell'omosessualità, anche in questa ipotesi non ci saremmo trovati in una situazione in cui il piatto della bilancia della giustizia pendeva già da una parte?
In realtà i giudici non possono e non devono essere neutri, ma devono stare dalla parte della realtà, cioè della verità. E la verità è che l'omosessualità è una condizione intrinsecamente disordinata e questa considerazione può giustamente incidere nella valutazione dei casi di affidamento di minori.
(Gender Watch News, 17/08/2017)

 
Titolo originale: Angelo non può fare da padrino perché è gay
Fonte: Gender Watch News, 15-09-2017