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Volevo rassicurare i demolitori dell'Humanae Vitae. Quelli che su Avvenire dicono che è tempo di riaprire il dibattito e magari la commissione che vuole ricostruire storicamente i passaggi della formazione dell'enciclica di Paolo VI. Tranquilli. Già da tempo i cattolici non solo non si comportano come l'enciclica raccomanda - chi di noi non pecca, su un fronte o sull'altro? il punto non è certo questo - ma proprio non ne avvertono neanche la contraddizione.
I cattolici in camera da letto non solo fanno in buona parte come fa il mondo, ma questo non procura loro alcun problema. Prima e dopo il matrimonio fanno uso massiccio di contraccettivi, ai corsi prematrimoniali non solo circa il 90% - statistica fatta in soldoni, ma di parrocchie ne ho girate tante - ha una vita sessuale piena (e, ripetiamo, non è questo il punto), ma non lo avvertono proprio come una domanda. Non intuiscono la possibilità di una bellezza più grande, di una ricchezza che stanno dilapidando. E la questione non viene neppure sfiorata dalla maggior parte dei sacerdoti. "Mi si svuoterebbe il corso per fidanzati" mi ha detto più di un prete.
Io, guarda un po', penso che sarebbe il contrario. I ragazzi hanno una fame disperata di grandezza e bellezza, e di qualcuno che abbia il coraggio di proporgliela. Poi magari non riuscirebbero a mantenersi fedeli alla proposta, ma ne annuserebbero la grandezza, si innamorerebbero di un modo di vivere la sessualità che non è neanche lontanamente paragonabile a quella che conosce il mondo, è un modo che tiene in massima considerazione la dignità, la grandezza dell'uomo, della donna, del bambino.
E' uscito in questi giorni per la Ares un libro che è balzato in cima alla pila di quelli che leggerò appena finirò di scrivere il mio: Il compendio della teologia del corpo di Giovanni Paolo II. Le sue parole introducono a un mondo di una bellezza esorbitante, che i nostri pastori hanno il dovere di continuare a proporre, insegnare, esplorare. San Tommaso dice che prima del peccato originale nell'Eden il piacere sessuale doveva essere qualcosa di indescrivibile, alla massima potenza. Vivere la sessualità nel piano di Dio è un'avventura di cui i ragazzi sono stati privati, per colpa di pastori che temevano di essere impopolari. E invece, si sa, catholics do it better!
Dunque, qual è esattamente il senso di "aprire" sui temi dell'Humanae Vitae? Non credo che il punto sia sulla verità della proposta cristiana. E' allora una preoccupazione pastorale? La rigidità della Chiesa avrebbe allontanato qualcuno? Non mi pare. Le porte sono già apertissime, i muri sono sfondati, e non è che questo abbia causato un affollamento nelle chiese, se l'obiettivo è quello.
Non è inseguire il mondo che ci renderà attraenti, ma rendere ragione della bellezza che qualcuno di noi - felici pochi - ha potuto intuire, sperimentare, vivere, perché ha avuto qualche pastore coraggioso che gliel'ha annunciata, e questo ha portato a una pienezza e abbondanza di vita che il mondo mendica e cerca disperatamente.
Nota di BastaBugie: Francesco Agnoli nell'articolo sottostante dal titolo "Schönborn, il cardinale che smentì se stesso" si chiede cosa sia successo al cardinale arcivescovo di Vienna, oggi arcigno difensore delle novità dottrinali in materia di divorziati risposati, ma una volta difensore implacabile dell'indissolubilità del matrimonio e dell'impossibilità di una nuova chance?
Leggi l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 23 settembre 2017:
La confusione sotto il cielo cattolico è immensa: cardinali contro cardinali, vescovi contro vescovi, laici contro laici. I motivi sono molteplici, ma certamente ve n'è uno che più di altri è esemplificativo: l'interpretazione di Amoris laetitia. Tempo addietro, sull'aereo, a Bergoglio venne chiesto come andava interpretato il famoso capitolo VIII di quel documento, ed egli, invece di rimandare al prefetto per la Congregazione per la Dottrina della Fede, invitò a rivolgersi al cardinale di Vienna Christoph Schönborn. Un po' come mandare da Erode a Pilato...
Più tardi, alcuni mesi dopo, il cardinale di Vienna, uomo di indubbia cultura ed intelligenza, se ne uscì in modo piuttosto violento, immediatamente rilanciato da Vatican Insider, contro i quattro cardinali estensori dei Dubia. Non rispose alle loro domande, magari citando il Vangelo a sostegno della sua posizione, ma si lanciò in un'invettiva: «Che dei cardinali, che dovrebbero essere i più vicini collaboratori del Papa, stiano cercando di fare un atto di forza nei suoi confronti e di far pressione su di lui affinché dia una risposta pubblica alla loro lettera resa pubblica è un comportamento assolutamente sconveniente». Parole che lasciarono perplessi, sia per il tono, veramente inusuale tra cardinali, sia per il contenuto, semplicemente falso. I 4 cardinali, infatti, non hanno mai compiuto un "atto di forza", ma hanno soltanto espresso un'opinione e chiesto una risposta chiara e definitiva, secondo le regole stabilite dalla Chiesa stessa.
Ma davvero Christoph Schönborn non comprende la posizione dei suoi confratelli, con alcuni dei quali ha sempre avuto anche un ottimo rapporto personale? No, capisce benissimo, e questo desta ulteriore sconforto. Per sostenerlo mi appoggio semplicemente ai documenti. Infatti il cardinale di Vienna è stato nientemeno che il Segretario della Commissione per la Redazione del Catechismo della Chiesa Cattolica (dal 1987 al 1992). E cosa dice quel catechismo a riguardo del tema dibattuto in corso?
Al punto 1649 leggiamo: «I coniugi non cessano di essere marito e moglie davanti a Dio; non sono liberi di contrarre una nuova unione. In questa difficile situazione, la soluzione migliore sarebbe, se possibile, la riconciliazione. La comunità cristiana è chiamata ad aiutare queste persone a vivere cristianamente la loro situazione, nella fedeltà al vincolo del loro matrimonio che resta indissolubile...». E al punto 1650 si legge: «Oggi, in molti paesi, sono numerosi i cattolici che ricorrono al divorzio secondo le leggi civili e che contraggono civilmente una nuova unione. La Chiesa sostiene, per fedeltà alla parola di Gesù Cristo («Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio»: Mc 10,11-12), che non può riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il primo matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la Legge di Dio. Perciò essi non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione...».
Se allora, dal 1987 al 1992, il cardinale Schönborn la pensava in questo modo, perchè oggi ha cambiato idea? Perché se lui è oggi in contrasto con se stesso, pretende che altri non possano avere dei dubbi, e porre delle legittime domande? [...]
Si potrebbero aggiungere mille chiose: ad esempio che l'esclusione dalla comunione deriva da una valutazione oggettiva e non certo da un giudizio sul soggetto, perché non è compito della Chiesa leggere nei cuori e neppure emettere condanne personali (la Chiesa stabilisce che alcune persone sono certamente in cielo, i santi e i martiri, ma non ha mai potuto dire di nessuno che è sicuramente all'inferno, neppure di Hitler o Stalin); che essa si fonda non tanto su un divieto, ma su una visione positiva dell'uomo, considerato capace, con l'aiuto della grazia di Dio, di un amore per sempre, e anche di ritornare sui propri passi...
Un'ultima considerazione per concludere: da anni ormai la Chiesa discute e si lacera nel tentativo di buttare a mare la dottrina professata sino a ieri. Ma cosa si sta facendo, in concreto, per aiutare i giovani cattolici ad affrontare il matrimonio con maggior consapevolezza, evitando così tanti divorzi futuri? Cosa si sta facendo per aiutare le coppie in difficoltà a rimanere insieme? Cosa si sta facendo davvero, oltre alla sanatoria dottrinale, per essere davvero prossimi, ma senza alterare le parole di Cristo, ai cattolici divorziati "risposati"?
Nulla. E così il Sinodo sulla famiglia, che doveva essere pastorale, che doveva venire in aiuto concreto alle persone, è diventato in verità l'origine di un processo di rottamazione della dottrina, del catechismo, della legge evangelica sul matrimonio. Con cardinali che si arrabbiano se qualcuno gli chiede conto: «Perché dici oggi il contrario di ciò che hai detto sino a ieri?».
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