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La miglior descrizione dell'indignazione a reti unificate degli ultimi giorni l'ha fatta Assuntina Morresi mettendo nero su bianco quanto andato in onda nei Tiggì dell'altra sera: «"C'era una signorina che leggeva le notizie, e diceva che in Italia c'è un grande pericolo fascista, tanto che la sinistra tutta insieme si era trovata a sfilare a Como, per protesta. Si erano trovati proprio a Como perché qualche giorno fa un pericolosissimo gruppetto di nazisti o fascisti o comunque rappresentanti della cupa onda nera che sta invadendo l'Italia, sono entrati - erano circa una decina - nella sede di una associazione, hanno letto un volantino piuttosto ridicolo contro il "turbocapitalismo" e gli "pseudoclericali" che favoriscono l'immigrazione, e se ne sono andati via mentre i membri dell'associazione pro-migranti gli intimavano (evidentemente in preda al terrore) "vedete di uscire in silenzio", come a degli scolaretti"».
In realtà quella citata è solo l'ultima puntata della saga "pericolo onda nera in Italia". Pericolo che ha portato lo stesso giorno Repubblica aprire con il titolo "Fascisti, un italiano su due ha paura". In effetti basta andare al bar, al supermercato o all'ufficio postare e ascoltare le conversazioni della gente comune per sentire l'incubo peggio dei nostri concittadini è proprio il fascismo. Uno degli episodi più allarmanti è avvenuto a Roma quando un gruppetto di militanti di Forza Nuova (dieci o dodici persone?) si è guadagnato una notevole dose di isterismo collettivo con tanto di dichiarazioni in tono grave dalle massime cariche dello Stato per aver lanciato due fumogeni contro la sede di Repubblica e dell'Espresso, cosa di fronte a cui giustamente i miei cugini faranno una class action per tutti i raudi e che hanno lanciato nel giardinetto del vicino tra il 1985 circa e il 1989 senza che nessuno gli regalasse un solo minuto di notorietà.
INDIGNAZIONE A SENSO UNICO
Ma in effetti che c'è di male, con l'indignazione è sempre meglio abbondare, meglio prevenire che curare, se non fosse che l'indignazione è sempre e solo nella stessa identica direzione. Non mi pare di aver visto alcuna reazione per esempio al fatto che a Matteo Montevecchi, consigliere comunale a Sarcangelo nel riminese, sia stata frantumata con violenza la bacheca (forse perché non fa parte della sinistra antifascista che si è radunata a Como?), o sul fatto che il giorno della Festività dell'Immacolata a Roma nelle bacheche dell'Atac siano apparsi dei manifesti blasfemi il cui contenuto è irriferibile o ancora sul fatto che le Sentinelle in Piedi – Brescia siano state confinate nella piazza più nascosta della città, rinchiusi da transenne e circondati da poliziotti come se un gruppo di cittadini che stanno in piazza per un'ora immobili e silenziosi leggendo un libro costituisse una minaccia pubblica. Cosa sarebbe accaduto se un tale trattamento fosse stato riservato a qualunque gruppo o associazione di quelle presenti sabato a Como?
Ma tant'è, questa è l'Italia e tutto questo potrebbe anche avere del comico, se non fosse tragico. Se non fosse che tutti gli antifascisti così preoccupati per il ritorno dell'onda nera nel nostro paese non fossero totalmente indifferenti di fronte al fatto che giovedì in Senato verrà discusso un testo che apre all'eugenetica. Perché questo è. Da giovedì o forse venerdì nel nostro paese l'eutanasia potrebbe essere legale. Nell'indifferenza totale. Non solo dei cosiddetti antifascisti - che la promuovono presentandola come una conquista per la civiltà - ma anche di tutti gli altri. Non una sola voce autorevole si è levata per dire no ad una legge che è profondamente anti umana, prima di essere anti cristiana, non una sola voce importante si è levata per dire che LA VITA E' SACRA. Pastori, dove siete? Cattolici dove siete? E dire che noi non dovremmo riuscire a dormire la notte per questo testo, ma evidentemente il Potere ha lavorato così bene che l'abbiamo già assimilato e pure digerito, ci siamo abituati così bene che non reagiamo più, tutto appare normale, e anche se non siamo proprio d'accordo siamo rassegnati all'idea che comunque accadrà.
CHARLIE GARD È MORTO INVANO
Invece dovremmo avere quella sete di giustizia che diventa istinto irrefrenabile e interrompere qualsiasi attività stiamo svolgendo, dovremmo voler solo prendere un treno, andare a Roma e piazzarci in migliaia fuori dal Senato immobili fino a che non avremo rassicurazione che questo testo non passerà, ma siamo tutti impegnati in altro, il lavoro, gli impegni, i regali di Natale, e quella rassegnazione di fondo che ci fa pensare che tanto passerà, indipendentemente da cosa faremo noi. Qualcuno spera che con le elezioni le cose cambieranno, ma la storia ci dice che nessuna legge mortifera nel nostro paese è mai stata abrogata e probabilmente anche questa passerà. Il punto però non è l'esito, ma se questa legge vogliamo lasciarla passare nell'indifferenza generale, il punto è se vogliamo essere complici di un provvedimento che rende legale il diritto di morire, svilisce la professione del medico e lede la dignità umana.
Dove è finito il popolo che si è mobilitato in massa per Charlie Gard? Dove si è nascosto? Charlie, che con la sua innocenza ci aveva scatenato un moto del cuore è forse morto invano? Non ci ha ribadito con la sua breve esistenza che la vita è indisponibile sempre e comunque, inviolabile anche quando non rispetta i canoni di questo mondo? E allora cosa aspettiamo a muoverci? Questa legge eliminerà decine di Charlie Gard italiani, nostri figli, nipoti, pronipoti e dopo sarà troppo tardi per dire no. Perché qualcuno ci risponderà che è legale e quindi si può fare. Perché funziona così, la legge fa mentalità, ecco perché è impossibile modificare questi testi a posteriori e ancor meno abrogarli, perché nella mente delle persone scatta l'equazione "legale=giusto", tant'è che nessuno si sogna di dire che il divorzio è un male, "perché ormai la legge c'è", e nessuno propone di abrogare la legge sull'aborto, "perché ormai c'è", nessuno pensa di togliere la legge sulle cosiddette unioni civili, sempre perché "ormai c'è".
Questa società malata ha bisogno di sapere che c'è qualcuno che non ci sta. Certo ci si potrebbe affidare agli hacker russi, dato che "ha stato Putin" a fare eleggere Trump, a far trionfare la Brexit, a far fallire il referendum del 4 dicembre 2016, magari se glielo chiediamo fa nevicare per mezza giornata pure a Roma così nessuno riesce ad arrivare a Palazzo Madama. Ma forse nel frattempo è meglio che ciascuno di noi si ingegni e faccia tutto quello che può.
Questo mondo ha bisogno di sapere che c'è una minoranza che non smette di considerare sacra ogni vita, soprattutto quella più debole e fragile perché è lì che risplende la potenza redentrice di Gesù Cristo. Questo mondo ha bisogno di vedere e di sentire quel "Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata" di San Giovanni Paolo II. E "ogni volta" è oggi.
Nota di BastaBugie: come giustamente notato da Raffaella Frullone, nessuno si indigna per il trattamento riservato alle Sentinelle in piedi che semplicemente manifestano in silenzio la loro contrarietà alle leggi contro la vita e la legge naturale scritta nel cuore di ogni uomo (credente o non credente che sia).
Pubblichiamo qui sotto il comunicato diffuso dalle Sentinelle in piedi il 2 dicembre 2017 dal titolo "Di fronte a progetti di morte noi ci alziamo in piedi. No al biotestamento, ddl fake news, leggi l'omofobia":
Ci vogliono togliere la vita, in nome della qualità della vita.
A poche settimane dal Natale, a pochi mesi dal termine naturale di questa legislatura, assistiamo ad una diabolica corsa per approvare il testo di legge sul cosiddetto biotestamento. Politici vestiti di politicamente corretto, ecclesiastici confusi e promotori di morte si affannano a occupare ogni spazio mediatico per convincerci che il testo di legge in discussione è per il bene degli ammalati, che si tratta di una conquista, di un diritto civile, di un passo avanti per la nostra civiltà. Ebbene, non ci convinceranno di una cosa falsa. Questo testo apre all'eutanasia omissiva, svilisce le persone ammalate che contano meno della cosiddetta qualità della vita, mortifica il medico che deontologicamente è chiamato a salvare la vita non a toglierla, violenta la libertà di tutti perché legittima il disinteresse verso le persone che non sono sane, giovani e produttive. Questa non è libertà, è imbarbarimento di una società: per questo noi scendiamo in piazza.
Ci vogliono togliere l'identità, in nome del rispetto.
Ormai non si contano più gli episodi nelle scuole italiane in cui si insegna ai bambini che il maschile e il femminile non sono dati biologici immodificabili e che ciascuno di noi può definirsi in base a come si sente in un determinato momento. Non si tratta di episodi fuori controllo, anzi. Le recenti Linee guida emanate dal ministero dell'Istruzione hanno ribadito - se mai ce ne fosse stato bisogno - che il perno della scuola italiana oggi è una visione dell'uomo come individuo solo che si autodetermina, tutto ruota attorno al femminismo radicale e gronda gender da tutti i pori. Non sarà possibile sottrarsi perché, col pretesto della lotta alla discriminazione e alla prevenzione della violenza, tutto il processo educativo sarà permeato dall'ideologia gender.
Questa ideologia è la stessa che si cerca di imporre introducendo il reato di opinione: dopo vari tentativi di legge a livello nazionale (ddl Scalfarotto sulla cosiddetta "omofobia", ddl su bullismo e cyberbullismo, ddl 2688 sulle fake news), oggi si tenta la strada di imbavagliare una regione alla volta attraverso leggi locali sull'omofobia. Così, dopo Umbria e Campania, adesso la Puglia si appresta a varare un provvedimento legislativo analogo. Questo non è rispetto, è indottrinamento ideologico sulla pelle dei bambini, per questo noi scendiamo in piazza. Ci vogliono impedire di ragionare, in nome della verità.
Non passa poi giornata senza gli allarmi sulle cosiddette fake news, che vengono presentate come false notizie così pericolose da necessitare di essere bloccate; esponenti delle istituzioni le presentano come uno dei più grandi mali odierni e lo denunciano minacciando di punire, chiudere, censurare. Ma che cosa vogliono realmente fermare? Il riferimento ovviamente non è affatto alle false notizie, come si vuol far credere, bensì alla controinformazione resa possibile dallo sviluppo del web che permette a ciascuno di cercare informazioni, approfondire, e farsi una idea eventualmente anche diversa da quella proposta dai grandi media. Dietro all'allarme sulle fake news dunque non c'è amore per la verità bensì la volontà di mistificare la realtà, per questo noi scendiamo in piazza.
E lo facciamo alzandoci in piedi, perché non vogliamo vivere nella menzogna.
TRIESTE, venerdì 15 dicembre ore 16.30 in piazza Unità d'Italia
PISA, sabato 16 dicembre ore 10.30 in piazza del Pozzetto
GENOVA, sabato 16 dicembre ore 16.00 in via Fiasella
MILANO, domenica 17 dicembre ore 17.30 in piazza San Carlo
VERONA, venerdì 22 dicembre ore 18.00 in piazza Bra
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