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Lungo la sua storia, il processo di unificazione europea ha preso strade sbagliate, ma ha anche avuto le occasioni per fare ammenda e rimettersi sulla giusta strada. In modo particolare ciò è accaduto dopo il disfacimento dell'impero comunista nell'Est europeo. Eravamo agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso. Qualunque fosse stata la strada di unificazione percorsa fino allora dai Paesi europei, qualunque fossero stati i passi giusti e quelli sbagliati, in quel momento c'erano tutte le condizioni per una radicale registrazione della rotta.
Quell''occasione storica, però, è andata perduta. L'Europa poteva cominciare a respirare a due polmoni, dall'Est potevano arrivare alle stanche società del benessere occidentali stimoli umani e spirituali, Papa Giovanni Paolo II si dedicava all'Europa come ad uno dei temi principali del suo pontificato e instancabilmente, a cominciare dall'enciclica Centesimus annus e dal Sinodo sull'Europa, lavorava per risvegliare nel continente la piena consapevolezza delle proprie ragioni d'essere, giungendo anche a chiedere espressamente che il riferimento a Dio fosse inserito nella Costituzione europea, documento con cui agli inizi degli anni Novanta si voleva, giustamente nelle aspirazioni ma inadeguatamente nei metodi adoperati, ridisegnare i fondamenti del processo di unificazione.
IL DISASTRO DI MAASTRICHT
In realtà nulla cambiò e si procedette con un allargamento della cooptazione di nuovi Paesi dentro un concerto dalle deboli convinzioni morali e religiose. Si stipulò il Trattato di Maastricht (1992) e si scelse di dar vita all'Unione europea, ma le sua basi dottrinali, valoriali e religiose erano troppo fragili, quando non asservite ad una ideologia occidentalista più che ad un Occidente che trova le sue radici nel cristianesimo. Prevalse l'Europa dei Lumi, prevalse la "ragione strumentale", prevalse il convenzionalismo dei diritti umani, prevalse l'accentramento e la normalizzazione dall'alto, anziché la sapienza politica della costruzione articolata e sussidiaria dal basso. E questo è continuato anche in seguito, anche con l'ingresso dei nuovi Paesi dell'Europa orientale, creando oggi una nuova frattura all'interno dell'Unione.
Originariamente l'ideale europeo nacque dopo un immane conflitto per congedarsi dagli Stati ideologici. Era un segnale positivo in un momento in cui - eravamo negli anni Cinquanta del secolo scorso - nelle nazioni europee si combatteva ancora una guerra ideologica non guerreggiata. La guerra fredda usava tutti i mezzi e non solo la deterrenza nucleare o lo spionaggio. La guerra fredda si combatteva anche nelle nostre piazze, nelle nostre fabbriche, nelle nostre aule universitarie. L'ideale europeo, allora, risuonò forte e stimolante. E' vero che in questi decenni il continente europeo non ha conosciuto più guerre ideologiche, ma non si può dire che non abbia più conosciuto lo Stato ideologico, dato che spesso proprio le istituzioni europee - che non sono uno Stato ma che talvolta sembrano voler essere un super-Stato - hanno esercitato una forte pressione, se non una oppressione, proprio di natura ideologica.
LA LUGUBRE VITTORIA DEL BUIO ILLUMINISMO
Questa Unione europea, caratterizzata dalla prevalenza dell'ideologia dei Lumi, dal predominio della nomenklatura intellettuale e politica secondo l'ideologia del "Manifesto di Ventotene", da una concezione astratta dei diritti senza una visione condivisa dei doveri, ritiene di essere tenuta insieme dalla democrazia e dalla libertà, e pensa addirittura di poter espandere nel mondo la propria democrazia e la propria libertà, quando invece proprio su questo punto essa non è riuscita a vincere su se stessa. Il fallimento delle illusioni europee riguarda proprio il fallimento della sua concezione della democrazia e della libertà, riguarda quindi la sua essenza. L'errore di fondo è di aver pensato di aver vinto le ideologie del XX secolo con la democrazia formale, procedurale, tollerante tutto fino ad essere intollerante con chi dica che non si può tollerare tutto. E questo errore di fondo continua ad essere presente, anzi si irrobustisce, segno di una insipienza che continua nel tempo. E' qui che l'Europa dimostra di essere ancora una illusione. Non è certo se sia una illusione finita, è certo che siamo davanti alla fine delle illusioni.
Nota di BastaBugie: il presente articolo è un estratto della Presentazione al Nono Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo, curato dall'Osservatorio Card. Van Thuan, del quale Mons Crepaldi è Presidente. Il Rapporto sarà presentato a Roma il 9 febbraio alle 16.45 in piazza Pia 3.
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