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Sta facendo in queste ore il giro del web, suscitando incredulità e scalpore tra i fedeli cattolici, la notizia diffusa dal Lepanto Institute, del conferimento dell'onorificenza pontificia dell'Ordine Equestre di San Gregorio Magno a Lilianne Ploumen, ex Ministro per il commercio estero e la cooperazione allo sviluppo olandese, un personaggio noto più per il suo attivismo a favore dell'aborto e della causa LGBT+, piuttosto che per il servizio reso alla Chiesa cattolica.
In un'epoca caratterizzata dal prolifere di fake news si stenterebbe a dare credito ad una notizia del genere se, a conferma della veridicità della notizia, non fosse stato pubblicato un breve clip video in cui è la stessa Ploumen a mostrare orgogliosa la prestigiosa insegna ricevuta dalla Santa Sede.
Ma che cosa ha fatto per la Chiesa cattolica la Ploumen, per meritare l'onore di entrare a far parte dell'Ordine cavalleresco di San Gregorio Magno, fondato da papa Gregorio XVI il 1º settembre 1831, uno dei cinque ordini pontifici della Chiesa cattolica, il cui motto recita "Pro Deo et Principe" (Per Dio e per il sovrano)?
Come si legge nell'Istruzione sul conferimento di Onorificenze Pontificie della Città del Vaticano del 13 maggio 2001 il conferimento di tale "premio" è infatti riservato a uomini e donne di religione cattolica in riconoscimento per il loro servizio alla Chiesa, per impieghi straordinari, in supporto alla Santa Sede e per il loro buon esempio presso le comunità e nel paese: "I Vescovi diocesani possono proporre il conferimento di una onorificenza pontificia ad ecclesiastici e laici, in segno di apprezzamento e riconoscenza per il servizio prestato. [...] La richiesta, accompagnata dal curriculum vitae dei candidati (età, professione, condizione familiare e sociale, con descrizione accurata delle benemerenze acquisite nei riguardi della Chiesa), dovrà essere inviata alla Nunziatura Apostolica, che la farà pervenire - corredata dal proprio nulla osta - alla Segreteria di Stato."
IL SUO CURRICULUM
A scorrere il curriculum della Ploumen verrebbe da dire, che cosa non ha fatto. La sua carriera politica è infatti costellata di iniziative e dichiarazioni volte a promuovere l'agenda abortista e omosessualista internazionale. Una vera e propria paladina della militanza anti cattolica.
Nel gennaio 2017, dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva ripristinato la cosiddetta Mexico City Policy con la quale venivano bloccati i finanziamenti del governo federale alle organizzazioni non governative internazionali pro aborto, la Ploumen ha lanciato una nuova ONG intitolata She Decides per sostenere con ingenti somme finanziarie tutte le organizzazione abortiste colpite da tale provvedimento governativo, arrivando a raccogliere ben 300 milioni di dollari.
Dopo aver definito la "Mexico City Policy" una "Global Gag Rule," la Ploumen ha infatti sottolineato come l'intenzione della sua Ong, She Decides fosse quella di garantire il supporto e la continuità dei programmi esistenti delle maggiori organizzazioni abortiste internazionali come United Nations Population Fund (UNPFA), International Planned Parenthood Federation e Marie Stopes International, dichiarando: "Questi sono programmi efficaci e di successo: supporto diretto, distribuzione di preservativi, sicureza che le donne siano accompagnati alla nascita e sicurezza che l'aborto sia sicuro se non hanno altra scelta".
Intervistata dal New York Times sulla vicenda della"Mexico City Policy" la Ploumen aveva spiegato come la decisione di Trump l'avesse lasciata del tutto sorpresa e "allibita": "Ovviamente sono stata profondamente delusa e un po scioccata poiché, sai, siamo nel 2017. Ti aspetteresti che nel 2017 i diritti delle donne e delle ragazze di essere le padroni dei loro corpi e delle proprie vite sessuali siano un dato di fatto acquisito".
Nel mese di ottobre del 2017, in un articolo pubblicato sul Financial Times, l'ex Ministro olandese aveva esortato i paesi europei a denunciare le politiche statunitensi in materia di aborto scrivendo: "le politiche regressive dell'America sull'aborto sono una calamità per i diritti delle donne e delle bambine che il resto del mondo deve contrastare".
Sempre in materia di aborto, il curriculum della Ploumen attesta che dal 2004 al 2007 è stata direttrice dei programmi di Cordaid, la Caritas olandese, accusata di distribuire contraccettivi e fornire fondi a Planned Parenthood, la multinazionale americana degli aborti.
PRO LGBT
Oltre l'aborto, il secondo fronte di battaglia, che ha visto in questi anni la Ploumen combattere in prima linea, è stato quello dei "diritti" LGBT+.
Nel settembre del 2017, la Ploumen, in qualità di "Ministro per il commercio estero e la cooperazione allo sviluppo" olandese, ha infatti partecipato al Core Group LGBTI delle Nazioni Unite e come primo oratore dell'evento ha specificato come "i diritti LGBTI sono diritti umani", esortando i partecipanti a impegnarsi per favorire il processo di "normalizzazione" dell'omosessualità: "Non possiamo essere compiacenti. [Oggi] in oltre 70 paesi l'omosessualità è ancora criminalizzata ... lo stigma contro le persone LGBT continua in tutto il mondo. (Il mio invito a tutti voi è di tenere alta la conversazione, sebbene vediamo un sacco di progressi, soffriamo anche di battute di arresto. Abbiamo bisogno di lavorare insieme, consigliarci gli un gli altri e assisterci dove possibile".
Nel 2014, la politica olandese, sempre in qualità di "Ministro per il commercio estero e la cooperazione allo sviluppo" ha messo fine agli aiuti stranieri del suo paese nei confronti dell'Uganda dopo la firma da parte del presidente Yoweri Museveni della legge che ha messo al bando la sodomia e il "matrimonio" omosessuale.
Dulcis in fundo, nel febbraio del 2010, la Ploumen ha rivolto un appello agli attivisti LGBT, invitandoli a scendere in piazza per interrompere la messa nella Cattedrale di San Giovanni Battista di Den Bosch, sventolando triangoli rosa con le parole "Gesù non esclude nessuno". Il tutto per protestare contro l'insegnamento morale della Chiesa riguardo all'omosessualità.
CATTOLICA?
D'altra parte la Ploumen ha una concezione tutta sua dell' "essere cattolico", da lei stessa esposta nell'intervista sopracitata al New York Times. Alla domanda del giornalista, su come potesse conciliare il suo impegno "pro aborto" con il suo essere "cattolica", la neo "Cavaliere del Gran Ordine di Sna Gregorio Magno" risponde infatti, esponendo con tale significative parole la sua personalissima idea di "cattolicità":
"Si. Alcune persone pensano che quando sei cattolico tu fai solamente quello che ti dicono di fare. Ma essere cattolico vuol dire semplicemente formare la propria coscienza attraverso certe norme e regole. Mia madre mi ha sempre insegnato che la tua coscienza è la tua cornice basilare di riferimento".
In sostanza, quello che conta non è l'insegnamento oggettivo di sempre della Chiesa cattolica quanto il "sentire" soggettivo di oggi e di ciascuno, secondo coscienza. E' ad una campionessa di tale pensiero anti cattolico che la Santa Sede ha conferito il glorioso riconoscimento dell'Ordine equestre Pontificio di San Gregorio Magno.
Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli nell'articolo sottostante dal titolo "Se in Vaticano si scopre una lobby abortista" riflette sull'accaduto. Putroppo è sempre più evidente che al di là delle mura leonine vi sono personalità ben inserite nelle alte sfere che appoggiano l'omosessualismo e l'abortismo.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 17 gennaio 2018:
La vicenda della onorificenza dell'Ordine Pontificio di san Gregorio Magno concessa alla leader abortista olandese Lilian Ploumen ha raggiunto livelli di assurdità tali che a questo punto è difficile evitare di parlare di una vera e propria lobby abortista all'interno della Santa Sede. Anche perché, come già detto nei giorni scorsi, questo è soltanto l'ultimo di una serie di "incidenti" sempre più imbarazzanti su cui sarebbe più che opportuno un chiarimento definitivo.
Torniamo al caso Ploumen, reso noto nei giorni scorsi da Michael Hichborn del Lepanto Institute. Come abbiamo già raccontato, la Ploumen, che è ministro dello Sviluppo dell'Olanda, è una super-attivista sia per l'aborto sia per i diritti Lgbt e, in materia, ha un palmares da fare invidia a Emma Bonino. Non si capisce perciò come sia stato possibile concederle un'onorificenza che viene assegnata a chi si è distinto per il suo servizio alla Chiesa.
A chiederlo al portavoce della Santa Sede ha provato il vaticanista Marco Tosatti che il 15 sera ha ricevuto un breve comunicato firmato da Paloma Garcia Ovejero, vice del portavoce Greg Burke, secondo cui l'onorificenza è stata consegnata alla signora Ploumen nel giugno scorso in occasione della «visita dei Reali olandesi al Santo Padre» e «risponde alla prassi diplomatica dello scambio di onorificenze fra Delegazioni in occasione di visite ufficiali di capi di Stato o di governo in Vaticano». Tale onorificenza, conclude il comunicato, «non è quindi minimamente un placet alla politica in favore dell'aborto e del controllo delle nascite di cui si fa promotrice la signora Ploumen».
È evidente il tentativo di minimizzare l'accaduto, ma la risposta – se possibile – peggiora invece il quadro. A dar retta al comunicato si potrebbe pensare che in occasione delle visite di delegazioni di governi e stati, la Santa Sede prepari su un vassoio un po' di medaglie corrispondenti ai diversi ordini cavallereschi che poi gli ospiti prendono un po' a caso. Ma non è così, le onorificenze vengono date ad personam e dopo aver vagliato i "meriti" del candidato. La motivazione poi accompagna la consegna della croce simbolo dell'onorificenza. Cosa peraltro confermata dalla stessa Ploumen nel video da cui è stata tratta la notizia. Dice infatti che il suo attivismo per l'aborto «non è menzionato», ma «è interessante che è menzionato quello che è per le risorse per la società»; e comunque lei lo vede «come una conferma di ciò che sta facendo per le ragazze per l'aborto», confessando che in questi anni ha fatto una lunga azione di lobby in Vaticano per cooperare in alcune aree nei paesi in via di sviluppo.
Dunque nessun premio casuale, in Vaticano si doveva sapere bene chi è e cosa fa la Ploumen, tanto più che alcuni anni fa si era decisa una stretta sulle onorificenze dopo un altro scandalo che aveva interessato ancora una volta l'Ordine di San Gregorio Magno. Nell'autunno 2012 in Inghilterra venne infatti alla luce che il presentatore della BBC Jimmy Savile, morto l'anno prima, era stato un molestatore seriale di donne e minorenni, e anche lui era stato insignito dell'Ordine di San Gregorio Magno. In quel caso però l'onorificenza era stata consegnata prima che venisse alla luce la verità su quel personaggio e i meriti erano legati alla generosa beneficienza elargita negli anni. «Basta onorificenze facili», fu la parola d'ordine in Segreteria di Stato e da allora i controlli sulle onorificenze sono più stretti.
Ben più grave il caso della Ploumen: qui si sa benissimo quali sono le battaglie "civili" che il ministro olandese porta avanti, non si sa invece quali meriti gli riconosca la Santa Sede; oltretutto non è stato neanche interpellato il cardinale olandese Ejik, che ha tenuto a sottolinearlo con un comunicato pubblicato il 15 gennaio. Il comunicato vaticano - che copre e non spiega – è dunque scandaloso quanto l'assegnazione dell'onorificenza.
Comincia a essere ormai chiaro che nelle alte sfere vaticane c'è chi sta approfittando di questo pontificato per portare avanti agende che nulla hanno a che vedere con il magistero della Chiesa cattolica. Sulla questione aborto, bisogna riconoscere che papa Francesco nelle parole è sempre stato molto chiaro, anche se non interviene a influenzare il dibattito politico sul tema, come fa invece su altri argomenti: «L'aborto è un crimine, è un male assoluto», aveva detto ad esempio nella conferenza stampa di ritorno dal viaggio in Messico, il 18 febbraio 2016. Si è però contornato di personaggi che evidentemente cercano di portare la Chiesa su un'altra strada, dove la promozione dell'agenda Lgbt, con tanto di unioni gay, l'apertura alla contraccezione e l'occhio strizzato all'aborto marciano di pari passo.
È dunque ora, anzi è urgente, che ci sia un intervento chiaro del Papa che ponga fine a questa deriva, perché in questo caso - lo si voglia o meno - il silenzio diventa complicità.
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