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A Bologna è allarme sifilide che nel 70% dei casi colpisce gli omosessuali. A mettere in guardia i cittadini è la responsabile del centro Malattie a trasmissione sessuale del Sant'Orsola, Antonietta D'Antuono che in un intervista concessa al Resto del Carlino sottolinea come, a partire dai primi anni del 2000, si sia assistiti ad una progressiva e preoccupante impennata di contagi: «(...) prima vedevamo 20 nuovi casi di infezione attiva, poi sono diventati 60 e infine l'andamento si è stabilizzato tra i 70 e gli 80 casi. Dal 2010, inoltre, stiamo assistendo a un nuovo aumento: 192 casi nel 2013, 170 nel 2014, 223 nel 2015 e 216 nel 2016».
Come chiarisce la prof. D'Antuono, rispondendo alla domanda su "chi sono i più colpiti", le maggiori vittime della sifilide sono gli uomini e in particolare coloro tra questi che hanno rapporti sessuali con persone dello stesso sesso, "Uomini per due terzi e nel 70% omosessuali (Msm), ma ci sono anche persone che hanno rapporti con uomini e donne e persino donne incinte che scoprono l'infezione durante i controlli in gravidanza".
Tra coloro che si presentano presso gli ambulatori del Sant'Orsola, ben il 25% sono giovani sotto i 25 anni di età, che contraggono il virus a causa dei loro disinibiti e promiscui comportamenti sessuali: «Nel centro Malattie a trasmissione sessuale arrivano complessivamente 3.500 nuovi pazienti all'anno e gli under 25, con un trend in aumento negli ultimi due anni, sono il 25%. Le visite complessive, compresi i controlli, sfiorano quota 30mila. Abbiamo notato che sono in crescita i giovani che si presentano per fare gli esami di profilassi per le Mst, forse per paura o per maggiore consapevolezza, e in questo sono agevolati dall'accesso diretto. (...) L'informazione sulla sifilide è scarsa. E quando si era diffusa la paura dell'Aids, per un po' di tempo le persone si sono protette durante i rapporti sessuali. Forse oggi assistiamo a un cambiamento dei costumi, con un abbassamento della guardia rispetto alle misure di protezione e a una maggiore circolazione del Treponema pallidum, il batterio che provoca la sifilide».
Ancora una volta la cronaca reale squarcia dunque il velo di ipocrisia circa la presunta "normalità" e "bontà" dello stile di vita omosessuale. Come sottolineato dalla stessa specialista del Sant'Orsola, è infatti proprio il "cambiamento dei costumi", in altre parole la "normalizzazione" di condotte sessuali contro natura, ad aver favorito e scatenato la recrudescenza della sifilide, una malattia che sembrava oramai scomparsa e che si riaffaccia drammaticamente per ammonirci e ricordarci che, anche in amore, esiste una legge naturale da rispettare.
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).
STEFANO GABBANA: "SONO UN UOMO, NON UN GAY"
Lo stilista Stefano Gabbana viene intervistato dal Corriere della Sera e dichiara: «Non voglio essere chiamato gay, perché sono un uomo. Mi sembra incredibile che ancora oggi si usi questo termine: sono biologicamente un maschio: lo stesso vale per una donna, che è una donna punto e basta, al di là di tutto. La parola gay è stata inventata da chi ha bisogno di etichettare e io non voglio essere identificato in base alle mie scelte sessuali. Ho pensato che essere un personaggio pubblico poteva aiutare a diffondere una nuova cultura, non più basata sui diritti gay, ma sui diritti umani. Prima che gay, etero o bisex siamo esseri umani. Ho fatto persino una t-shirt che presto indosserò con la scritta "I am a man, I am not a gay". Classificare crea solo problemi: cinema-gay, locali-gay, cultura-gay... Ma di cosa stiamo parlando? Il cinema, i libri e la cultura sono di tutti».
Poi l'intervistatore gli pone questa domanda: «Qualcuno dice che la lobby gay sia molto potente». Gabbana risponde così: «È vero e l'ho sperimentato sulla mia pelle, quando scoppiò la polemica delle coppie dello stesso sesso e della possibilità di avere figli. I siti che si occupano di difendere i diritti degli omosessuali furono i primi a dirci: "fate schifo". Anche per questo sono contro le lobby».
L'intervista è interessante perché Gabbana punta il dito sul fatto che la condizione omosessuale viene spesso strumentalizzata, oggetto di una battaglia ideologica da cui, almeno oggi, pare che lo stilista prenda le distanze. Ovviamente Gabbana è orgoglioso di essere omosessuale pur dicendosi cattolico, quindi non siamo di fronte ad una conversione sulla via di Damasco.
Interessante anche notare che Gabbana racconti che la figura del padre alcolista è stata sostanzialmente assente nella sua educazione e lui è cresciuto assai attaccato alla madre. L'omosessualità spesso trova le sue radici proprio nell'assenza della figura maschile. Da rilevare poi che Gabbana, ammettendo che ha condotto un percorso di psicoanalisi durato anni, implicitamente va a confermare che la condizione omosessuale è vissuta spesso in modo assai problematico ed è fonte di disagio interiore.
(Gender Watch News, 18 gennaio 2018)
A MODENA CONCORSO SCOLASTICO PER DIRE NO ALL'OMOFOBIA
Il Comune di Modena ha bandito un concorso per gli studenti delle scuole superiori cittadine invitandoli a realizzare testi, video e opere multimediali per dire no alla discriminazione di genere e all'omofobia.
Le domande di iscrizione possono essere presentate fino al 17 febbraio 2018, ed il termine per la consegna dei lavori è il 17 marzo. Gli elaborati saranno valutati da una commissione di esperti che designerà i tre vincitori, premiati con un contributo alla scuola da utilizzare per l'acquisto di attrezzature didattiche (da 1.500 euro per il primo classificato; 750 euro per il secondo e 350 euro per il terzo). Tutti i prodotti realizzati saranno comunque esposti in una mostra che sarà allestita sempre nel mese di marzo. Le notizie relative al concorso sono reperibili al sito www.comune.modena.it/pariopportunita/news.
Da notare che il concorso in esame rientra nel calendario delle iniziative collegate alla "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne", per la quale sono state organizzate, sempre a Modena, due mostre fotografiche: "E va bene così. Tabù e stereotipi tra maschile e femminile", a cura del gruppo giovani Circo Massimo di Ferrara nella quale si racconta la normalità di qualunque orientamento sessuale, e "Ogni giorno così. Cronache di quotidiane violenze alle donne", del fotografo Dante Farricella, che intende denunciare la mentalità che relega le donne in una condizione di sostanziale inferiorità.
Segnaliamo la notizia, ignorata dai grandi media, per mostrare come la lotta per l'emancipazione femminile faccia da battistrada allo sdoganamento dei rapporti omosessuali, segno che chi promuove queste battaglie lo fa in modo strumentale - per sconvolgere i ruoli genitoriali e distruggere la famiglia naturale - e non perché abbia veramente a cuore il destino delle donne. Assai istruttive sono le parole dell'assessore alle Pari opportunità del Comune di Modena, Irene Guadagnini, secondo la quale ai partecipanti al concorso viene chiesto di "interrogarsi su temi che, come dimostrano anche le cronache dell'ultimo periodo, sono attuali e preoccupanti, e di elaborare una comunicazione che possa aiutare a decostruire gli stereotipi, le discriminazioni e le disparità". L'intento è appunto quello di destrutturare i ruoli familiari naturali, utilizzando come grimaldello la lotta agli stereotipi e alle presunte discriminazioni.
Ed è pure assai grave che le scuole pubbliche stimolino gli adolescenti a cimentarsi in un concorso del genere, indirizzandoli già verso la soluzione predefinita (il no alle discriminazioni e all'omofobia), impedendo il formarsi di un loro libero convincimento e perfino premiandoli con denaro pubblico.
(Tommaso Monfeli, Osservatorio Gender, 26 novembre 2017)
NELLA DIOCESI DI LUCCA OPERA UN GRUPPO DI OMOSESSUALI E LESBICHE CRISTIANO
Nella diocesi di Lucca c'è una novità: è infatti da qualche tempo attivo un gruppo organizzato di persone omosessuali e lesbiche cristiane che ogni quindici giorni si riuniscono nei locali della Caritas dietro la chiesa di San Martino. Ne ha dato notizia il settimanale diocesano Lucca 7 e la notizia è stata rilanciata dalla Gazzetta di Lucca.
Il nome del gruppo è "Camminando s'apre Cammino", che è anche il titolo di un celebre testo di fratel Arturo Paoli. I partecipanti si riuniscono sotto la guida spirituale di don Alessandro Bertolacci, e il gruppo è nato da un percorso di confronto con l'arcivescovo di Lucca, monsignor Italo Castellani. Hanno anche una propria pagina Facebook. Lo scorso 19 gennaio si è svolta la prima iniziativa pubblica, un incontro con il magistrato Eduardo Savarese, che nel salone dell'arcivescovado ha presentato il libro "Lettera di un omosessuale alla chiesa di Roma".
"L'invito è rivolto all'intera Chiesa lucchese - spiegano sul social i promotori; - ci piacerebbe, infatti, che l'appuntamento diventasse un'occasione di confronto, conoscenza e comunione: per iniziare un pezzo di strada da percorrere insieme".
Non è chiaro, da quanto si legge, se l'iniziativa avviata dalla diocesi lucchese serva a rendere edotti i membri del gruppo della dottrina cattolica e ad accompagnare le persone omosessuali verso un ideale di vita autenticamente cristiano, oppure, al contrario, abbia lo scopo di costituire un canale di dialogo per lo sdoganamento delle rivendicazioni dei gruppi omosessualisti più oltranzisti all'interno delle mura ecclesiastiche. Ci auguriamo sinceramente che si ricada nella prima ipotesi.
(Tommaso Monfeli, Osservatorio Gender, 27 gennaio 2018)
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