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DUE SACERDOTI LITIGANO PER LA LAVANDA DEI PIEDI: UNO VUOLE I MIGRANTI, L'ALTRO NO
Il primo ovviamente ha il favore della stampa, il secondo viene definito retrogrado, razzista e non inclusivo: secondo voi chi ha ragione?
di Rino Cammilleri
 

Ora, un rito antichissimo come quello della lavanda dei piedi la sera del Giovedì Santo è diventato motivo di discordia, atto ideologico e, a questo punto, fastidioso. Tanto varrebbe lo abolissero. Come al solito, l'esempio è venuto dall'apice. Da quando il papa ha lavato i piedi a oves et boves, ora tutti devono adeguarsi al nuovo corso clericalmente corretto, sennò sono lagne.
Ebbene, nella chiesa di san Michele Arcangelo, a Manduria in quel di Taranto, il prete preposto all''ufficio pare si sia rifiutato di lavare i piedi ai migranti (sì, ci sono anche là, ormai non c'è luogo d'Italia esente). Molto probabilmente si trattava di musulmani, altrimenti non ci sarebbe stato motivo di chiamarsi fuori dal lavacro. Tuttavia, apriti cielo. I giornali, in particolare il Corsera e il Quotidiano di Puglia, hanno riportato, praticamente in fotocopia, i commenti dei parrocchiani su Facebook. Ovviamente, hanno riferito solo di quelli scandalizzati dal «razzismo» (due o tre, non di più). I quali, probabilmente, sono gli unici che si sono interessati della scabrosa vicenda. Infatti, com'è noto, quelli che sentono la necessità di scendere in piazza (virtuale, in questo caso) per manifestare il proprio sdegno sono sempre una minoranza precisamente orientata; i moderati non si scomodano.
E sarebbe interessante sapere, invece, quanti sono quelli che hanno approvato quel che è successo. Si presume tutti, dal silenzio, a parte quei due o tre. Ora, quali che siano le vere motivazioni del fatto (forse bisognerà attendere per avere maggiori particolari - sempre che ce ne importi qualcosa, s'intende), perché diavolo (è il caso di dirlo) ogni rito della Chiesa da un po' di tempo a questa parte deve essere trasformato in un "messaggio" ideologicamente orientato al politicamente corretto del momento?

IL MIGRANTE INNANZITUTTO
Ormai non c'è Natale che non veda presepi, in chiesa, con gommoni, barconi e migranti, o Maria e Giuseppe senegalesi, ci sono Viae Crucis sceneggiate da immigrati (sempre africani) o da ragazzini fatti abbigliare da profughi da preti fantasiosi, preti convinti che le loro parrocchie siano di loro esclusiva proprietà con tanto di jus utendi et abutendi (la chiesa è mia e ci faccio quel che mi pare); e molti edifici sacri, anche importanti, sono trasformati in mense e dormitori. Sì, perché ormai sembra che la Chiesa cattolica non abbia altra stella-guida che il «migrante».
Un'ossessione che non ha risparmiato la Via Crucis del papa al Colosseo: silenzio totale sui cristiani perseguitati, mentre il «migrante» è stato menzionato più volte nelle meditazioni. Per avere un richiamo alle persecuzioni dei cristiani nel mondo c'è voluto Bruno Vespa e un suo speciale Porta a Porta, ma prima e fuori della Via Crucis in mondovisione.
Il rito della lavanda dei piedi al Giovedì Santo per fortuna non è un obbligo. E' molto antico, lo praticava già sant'Ambrogio nel V secolo, e i piedi considerati erano quelli degli ultimi battezzati in ordine di tempo o di alcuni poveri. Gesù nell'Ultima Cena lavò i piedi agli Apostoli, i quali per forza di cose erano tutti cristiani (e maschi), Giuda compreso. Che senso ha, dunque, oggi lavare i piedi a non credenti e ad appartenenti ad altre religioni? E perché - domanda da cento milioni - i non credenti e gli appartenenti ad altre religioni si presentano a farsi lavare i piedi?

UN RITO PROPRIAMENTE CATTOLICO
Si tratta di un rito propriamente cattolico (nelle altre confessioni cristiane non c'è), che c'entrano loro? E perché se un prete può mettere Gesù Bambino in un gommone anziché in una mangiatoia un altro non può fare del rito della lavanda dei piedi quel che vuole? Se è diventato obbligatorio lavare i piedi anche ai musulmani o agli animisti o agli indifferenti, i vertici ecclesiastici lo dicano chiaro, così si evitano storie come quella di Manduria.
Rimane, comunque, valida la domanda: perché c'è gente che ci tiene tanto a farsi lavare i piedi in Coena Domini? A meno che qualcuno non li inviti. Allora sono le solite beghe di preti. Infatti, i preti erano due, uno avrebbe voluto lavare i migranti, l'altro no. Hanno spiegato il dissidio ai fedeli (da qui i post su Facebook) e il vescovo li ha chiamati a rapporto. Tutto qui. In ogni caso, va ribadito che 'sta lavanda dei piedi non è un rito obbligatorio e le direttive della Chiesa stabiliscono che, se si fa, i «piedi» devono appartenere al «popolo di Dio» (battezzati), rappresentativo di ogni categoria (preti, laici, giovani, vecchi...), e non di una sola come i migranti. Dunque, quando tra preti non c'è consenso su questi punti, non si fa. E non casca il mondo. E poi, diciamolo, non se ne può più di questa lagna melensa: se non lavi i piedi in chiesa agli immigrati, poverini, sono «discriminati»...

 
Titolo originale: La Lavanda dei piedi diventa lavaggio del cervello
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04/04/2018