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Più di 115 mila persone in piazza per ricordare uno dei più grandi massacri della storia contemporanea ordinati da un regime totalitario contro il suo stesso popolo. È successo a Hong Kong, dove una miriade di giovani e anziani per il 29mo anno consecutivo hanno acceso una candela a Victoria Park per «resistere all'autoritarismo» e condannare il partito comunista cinese, che il 4 giugno 1989 ordinò all'Esercito di liberazione del popolo di massacrare gli studenti riuniti pacificamente in Piazza Tienanmen a Pechino.
NEANCHE UNA RIGA SUI GIORNALI ITALIANI
È un evento. In un mondo dove si accusano i giovani di essere menefreghisti, preoccupati solo dell'istante e privi di memoria storica, a decine di migliaia scendono coraggiosamente in piazza (Hong Kong non è certo libera dall'influenza della Cina continentale) per denunciare uno dei più grandi orrori della storia, frutto di uno dei regimi più sanguinari della storia, e... nessuno ne parla. Sfogliando le pagine dei principali quotidiani italiani si scopre infatti che nessuno oggi ha dedicato neanche una riga all'evento.
Peggio. Corriere della Sera, Repubblica, Stampa, Foglio, Giornale, Libero, Sole 24 Ore, Fatto Quotidiano: nessuno ha trovato spazio - neanche una breve, neanche un box, neanche una foto, neanche una riga - per ricordare il 29esimo anniversario del massacro. Nelle edizioni del 3-4-5 giugno i principali quotidiani italiani hanno dedicato articoli agli argomenti più disparati: lo sciopero contro i robot a Las Vegas, la difesa delle sbronze universitarie da parte del premio Nobel Malala, le critiche all'ex portavoce di Blair perché non faceva i mestieri di casa, il successo delle tribù Ogiek del Kenya e quello della nuova bevanda alcolica del Giappone. Ma sui tragici fatti di Piazza Tienanmen neanche una parola.
LA TECNICA DELL'OBLIO
Com'è possibile? Tutti i giornali italiani sono prezzolati e si sono improvvisamente venduti al partito comunista cinese? No. L'ipotesi più credibile è invece che si siano semplicemente dimenticati. E questo dimostra che la strategia che il regime comunista adotta in Cina da quasi 30 anni è vincente: l'arma migliore contro le critiche è l'oblio. I cinesi, infatti, non solo non possono criticare il governo, non solo non possono cercare informazioni sul massacro, non solo non possono studiarlo, non solo non possono parlarne, ma non possono neanche ricordare, non possono neanche piangere i morti. Il partito ha imposto un lungo oblio al suo popolo e l'Italia, i suoi politici e i suoi media perlomeno, si sono adattati così bene al clima repressivo e negazionista del regime che hanno finito per dimenticare anche loro.
Per fortuna c'è il popolo di Hong Kong. Oltre centomila persone che ieri a Victoria Park hanno applaudito la testimonianza di Di Mengqi, una delle Madri di Tienanmen, a cui il figlio Wang Hongqi il 3 giugno 1989 disse: «Vado al lavoro, ci vediamo stasera». Ma Wang non tornò mai a casa perché finì stritolato sotto i cingoli dei carri armati inviati dal partito comunista. «Come madre spero che lo Stato possa fare qualche passo in avanti per chiarire la sua posizione sul massacro. Altrimenti non potrò chiudere gli occhi nemmeno nella tomba». Dalle nostre parti, purtroppo, c'è chi gli occhi li ha già chiusi da tempo.
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