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L'articolo di James Martin nel suo miglior travestimento - la vittima - mi costringe a fare qualche riflessione su questa dolorosissima vicenda degli abusi di McCarrick: il sacerdote gesuita, sempre più esplicito nella sua militanza omosessualista, lamenta la caccia alle streghe contro i sacerdoti "gay" in un articolo ritwittato da Spadaro, che peraltro supponevo "fedelissimo" di quel Papa che dice che gli omosessuali in seminario al minimo sospetto manco ci devono entrare. Purtroppo la lamentela e il vittimismo sono i cavalli di battaglia dei militanti (non a caso un tratto più spesso femminile che maschile della personalità). A forza di lamentarsi e di fare le vittime, a forza di parlare di discriminazione e non accoglienza, le persone omosessuali hanno al contrario con estrema aggressività e violenza ideologica imposto la loro agenda a tutti i livelli.
NON CHIEDONO DI NON ESSERE DISCRIMINATI, VOGLIONO COMANDARE
Prima ci sono riusciti con diversi governi, imponendo il loro ruolino di marcia, bloccando parlamenti per mesi, tradendo le priorità della realtà, inventando un mondo in cui le persone omosessuali sono vittime di cattiverie e violenze quotidiane ed è urgentissimo in nome dei diritti civili occuparsi di questo, più urgente della povertà, della scuola, della disoccupazione. Perché come dice Bret Easton Ellis, loro non chiedono di non essere discriminati, loro vogliono comandare. Un'agenda presumibilmente dettata da una regia che non so decriptare, ma i cui effetti sono lampanti (come altrimenti spiegare, per esempio, le parole di commiato di Gentiloni, la sua eredità politica: "sono fiero di aver guidato un governo che ha fatto le dat, e di essere di un partito che ha fatto le unioni civili"?). Adesso lo stanno facendo - occupare il centro della scena oscurando il resto - nella Chiesa, con la conseguenza che in questo momento anche tanti uomini di fede santa e dottrina solidissima non hanno più il coraggio di dire sull'omosessualità la verità, cioè che è un disordine, e che i rapporti omosessuali sono un peccato. O magari la dicono, ma durante la giornata contro l'omofobia, dunque piegandosi ai diktat di un'agenda imposta alla Chiesa dall'esterno, e totalmente non reale rispetto alle vere necessità dei fedeli (io ho bisogno di qualcuno che mi ricordi che il mio problema sono io, non gli altri che mi trattano male).
Come al solito la Chiesa arriva a saldi finiti, e mentre i preti omosessuali sono consultori di Dicasteri, fanno corsi per insegnare la fedeltà omosessuale, e poi su su salendo di grado fanno carriera e gestiscono immobili e soldi e porpore cardinalizie, dettano la scaletta dei giornali, la Chiesa sembra ancora credere alla bufala della sofferenza di coloro che non si sentono accettati. Magari alcuni ci credono sinceramente, ma perché non conoscono la realtà. Le persone con attrazione verso lo stesso sesso soffrono perché soffrono, non perché non accettati, cosa peraltro sempre più falsa (sto ancora aspettando che ci raccontino una storia vera su questo, di qualcuno maltrattato nella Chiesa per la sua inclinazione). Il magistero è rimasta la loro unica speranza di uscire dalla loro sofferenza, che non passa se tutti fanno pat pat sulla spalla. Non passa finché non viene affrontata.
PSICHIATRIA, LA PAROLA CENSURATA
Il Papa lo ha accennato in aereo, da piccoli si può intervenire con la psichiatria. Lui poi ha aggiunto "intorno ai venti anni non più", ma io conosco persone che hanno affrontato e vinto questa battaglia anche molto dopo i venti anni, perché hanno avuto al loro fianco qualcuno che ha detto loro la verità. Un cattolico. Perché il lavoro medico da solo non basta, serve anche quello spirituale.
La Sala Stampa nel bollettino ufficiale ha poi corretto l'affermazione, scrivendo "si possono fare tante cose" e togliendo la parola psichiatra. L'instancabile Martin arrampicandosi sugli specchi si è affrettato a spiegarci che il Papa intendeva dire che lo psichiatra serve ai bambini perché si sentono discriminati. Dopo i venti anni, allora, caro Martin, non c'è più discriminazione? Allora tutta la storia dell'omofobia dunque è falsa? Scegli. O ammetti che il Papa ha detto quello che ha detto - psichiatra, c'è la registrazione - proprio perché intendeva parlare di cura o ammetti che l'omofobia non esiste e quindi come dici tu non serve più lo psichiatra che serviva da bambini.
Non so perché questa correzione, e non so perché tutto questo avvenga, non sono brava con le trame. Forse il Papa nel mea culpa per gli abusi in Pennsylvania non ha nominato la parola omosessualità proprio per non offendere, non far sentire nessuno non accolto, per non gettare sale nella ferita dell'omosessualità che già fa male da sola. Forse voleva solo parlare degli abusi e non della piaga della Chiesa, perché non tutti gli omosessuali, certo, commettono abusi, e voleva evitare il rischio dell'identificazione dei due fenomeni. Certo, non tutti gli omosessuali commettono abusi, ma la stragrande maggioranza degli abusi è compiuta da omosessuali. E la pratica omosessuale tra preti adulti consenzienti è un abominio, indipendentemente dal consenso. E' un abominio prima di tutto per chi la compie e un padre di quei sacerdoti deve condannarla, per il bene loro e della loro anima, per la loro salvezza eterna e per la loro vita qui. Se, come noi crediamo e annunciamo, l'omosessualità è un disordine, questo influisce su tutta la vita del sacerdote. Noi non siamo maschio o femmina solo a letto, lo siamo nel modo di guardare al mondo, nei giudizi, nell'affettività, nel modo di amare gli altri. Al sacerdote è richiesta una virilità persino superiore di quella che è richiesta a un laico, a uno sposato. Il sacerdote in confessionale ha bisogno di un sacco di testosterone. E anche nel suo darsi e morire per i fedeli come Gesù realizza la chiamata a essere profondamente uomo. Un sacerdote omosessuale che non combatte la propria inclinazione non può essere un buon sacerdote, e la Chiesa non deve avere paura di dirlo, e infatti il Papa lo dice: non devono neanche entrare in seminario. Non è che gli omosessuali non siano virili, è che si sentono feriti nella loro virilità, e vanno aiutati a tornare fieri di essere veri uomini, qualunque ferita abbiano subito. La vera accoglienza è dire la verità con dolcezza.
PERCHÉ TUTTA QUESTA CAUTELA?
Siamo tutti in un cammino di costante conversione. Siamo tutti peccatori e tutti ci confrontiamo con un disordine (magari uno solo!). I nostri disordini ci impediscono di essere uniti al Signore e di vivere in modo fecondo e ordinato la nostra vita. Quando per esempio si vive in una situazione di adulterio, tutta la vita entra in una sorta di schizofrenia, e non si riesce a fare nulla delle cose normali con il cuore indiviso. Tutta la vita diventa adultera, perché l'affettività è il nostro centro, e la Chiesa la custodisce con grande sapienza. Per questo il sesto comandamento, per questo Humanae Vitae, per questo l'indissolubilità.
Non so perché tutta questa cautela, ma se è per non allontanare nessuno, per far sentire tutti accolti, per non essere divisivi, forse vale la pena guardare cosa è successo a tutti i governi gayfriendly negli ultimi tempi. Sono stati quasi tutti cancellati, travolti, spariti. Una esilissima minoranza ha vinto risucchiando la scena, la maggioranza non l'ha sentita come una priorità, e ha votato di conseguenza. Comunque la si pensi, ciò che è chiaro nella percezione comune è che la causa omosessualista non può imporsi in questo modo ideologico e falso. Quindi, se l'obiettivo sono i consensi, mi pare che nella Chiesa stia un po' succedendo quello che è successo negli scenari politici di molti paesi: Hollande, Cameron, Renzi, Zapatero, Hillary Clinton avevano tutti i media a favore, ma la percezione comune era molto lontana dalla loro narrazione imposta dall'alto. Nella Chiesa non si vota, e i suoi veri figli rimarranno amanti di questa madre per quanto sporche possano essere le sue vesti. Però tanti stanno attraversando uno smarrimento e una sofferenza: tante parole chiarissime e buone sono state dette, ma forse qualche gesto ha creato confusione.
Perché per esempio al posto di Martin a Dublino non è andato a parlare Fr. Mike Schmitz che ha scritto un meraviglioso libro sull'attrazione verso lo stesso, pieno di intelligenza e comprensione e delicatezza, ma in linea con il magistero? E' lo stesso sacerdote che tiene corsi agli uomini sulla virilità, su come essere veri uomini cristiani, e che è amatissimo e seguitissimo, che sa infiammare i cuori con l'orgoglio di appartenere a Cristo, senza però mai attaccare nessuno. In più, come bonus, ha fatto anche due Ironman. Per me molti sacerdoti sono supereroi, ma se nuotano per 4 chilometri, pedalano per 180 e poi corrono una maratona, be', lo sono anche di più.
Nota di BastaBugie: Lupo Glori nell'articolo seguente dal titolo "Non solo padre Martin, da Dublino indicazioni per una nuova pastorale LGBT" parla di ciò che è emerso dal recente incontro mondiale delle famiglie a Dublino... e non c'è da stare allegri.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Corrispondenza Romana il 29 agosto 2018:
Accanto al controverso e contestato intervento del gesuita americano, su posizioni notoriamente pro gay, padre James Martin, il World Meeting of Families che si è appena concluso a Dublino, è stato caratterizzato anche da un altro incontro "minore" sulla cosiddetta "pastorale LGBT", che pretende di conciliare cattolicesimo ed omosessualità (attiva), di cui ha fornito un dettagliato resoconto un articolo a firma di Francis De Bernardo pubblicato su www.newwaysministry.org, il sito della nota associazione LGBT fondata nel 1976 da padre Robert Nugent e suor Jeannine Gramick.
L'incontro, seppure di second'ordine rispetto alla dibattutissima relazione del consultore della Segreteria vaticana per la Comunicazione, nonché autore di Building a bridge (edito in Italia col titolo Un ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone Lgbt e con prefazione dell'arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi), James Martin, è degno di nota in quanto evidenzia l'esistenza di un preciso piano strategico di accettazione e promozione dell'omosessualità all'interno della Chiesa cattolica, portato avanti dalla potente lobby gay ramificata al suo interno, così come la volontà di diffondere e replicare tale modello di azione, proponendolo come "caso scuola" ad un evento del calibro del World Meeting of Families.
Nel tardo pomeriggio di mercoledì 23 agosto l'organizzazione gay, denominata LGBT + Catholics Westminster, attiva a Londra, nel quartiere di Mayfair, presso la parrocchia dell'Immacolata Concezione in Farm Street, meglio conosciuta come Chiesa di Farm Street, ha dunque avuto il suo spazio all'interno del Congresso per tenere un incontro dal titolo Iniziative pastorali per i cattolici Lgbt, in cui ha raccontato le "inclusive" attività svolte all'interno della loro comunità parrocchiale nei confronti dei fedeli gay, lesbiche, transgender, eccetera, illustrando alla platea i passi concreti che hanno reso possibile sviluppare, nel tempo, tale innovativo ed accogliente "ministero".
I relatori, il gesuita Fr. Dominic Robinson parroco di Farm Street fino al 2012 e attualmente superiore della locale comunità della Compagnia di Gesù e i parrocchiani Nick O'Shea e Sherwyn Sicat (in collegamento video), hanno così spiegato dal palco come le origini dell'attuale, a loro dire, "florido" ministero LGBT (O'Shea ha ammonito i partecipanti con tali parole: «Se non stiamo attenti, le chiese potrebbero svuotarsi e quello che abbiamo qui è una fiorente comunità di persone») risalgano al 2009 quando, con il nome di "Messe di Soho", il Soho Masses Pastoral Council diede vita ad una speciale "messa" per le persone LGBT presso la parrocchia dell'Assunta e di san Gregorio a Warwick Street.
Successivamente, in seguito al progressivo allargarsi della comunità omosex, nel marzo 2013, il Consiglio per le Messe di Soho ricevette l'invito dell'arcivescovo Vincent Nichols (creato cardinale da papa Francesco nel 2014), a trasferirsi presso l'odierna più grande parrocchia gesuita dell'Immacolata Concezione a Farm Street.
Il gesuita Fr. Dominic Robinson ha quindi illustrato ai presenti «l'intero processo di quanto chiamiamo 'Aprire le nostre porte'», spiegando come ogni seconda e quarta domenica del mese, i "cattolici" LGBT abbiano la possibilità di assistere assieme agli altri parrocchiani alla messa delle 17:30. «Il gruppo - ha inoltre specificato Robinson come riportato dal sito gaynews.it - i cui rapporti ufficiali col card. Nichols sono tenuti per il tramite di mons. Keith Barltrop (parroco di Santa Maria degli Angeli a Bayswater), ha un proprio consiglio pastorale per la valutazione delle istanze della collettività cattolica Lgbt e la programmazione dei vari incontri. Al suo interno ci sono due sottogruppi: quello dei 'Giovani Adulti' (Yag), che, composto di cattolici Lgbti tra i 20 e i 40 anni, si riunisce per attività sociali e spirituali; quello 'Trans', che collabora, fra l'altro, con organizzazioni ecumeniche come 'The Sybils'».
Il direttore di New Ways Ministry, De Bernardo, conclude infine il suo resoconto sottolineando soddisfatto il significato straordinario della presentazione tenuta al WMF da O'Shea e Sicat, rimarcando come i due parrocchiani londinesi di Farm Street siano le prime persone dichiaratamente LGBT a rappresentare, e "sdoganare" aggiungiamo noi, in un così importante e considerevole contesto una pastorale cattolica che non professa l'obbligatorietà della castità.
Un passo in avanti enorme, aggiunge De Bernardo rispetto al precedente WMF di Philadelphia del 2015, dove a parlare di Chiesa ed omosessualità era stato un uomo apertamente gay, esponente di Courage, un associazione che, al contrario, concentra il proprio apostolato sulla promozione della castità, l'accompagnamento spirituale e considera l'attrazione per lo stesso sesso come un disordine morale da combattere e correggere.
Una considerazione difficile da contestare che sintetizza ed esprime emblematicamente i felpati quanto drammatici balzi in avanti effettuati in poco tempo dall'omoeresia all'interno della Chiesa cattolica.
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