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Troppo spesso, lo si sa, i media hanno la memoria corta. Così, giornali, telegiornali, siti e blog Internet si sono gettati su una notizia che hanno scambiato per ghiotta novità: la Chiesa rovina i bambini non solo con le violenze sessuali, ma anche con le radiazioni delle potentissime antenne della Radio Vaticana. Si è citata, per prova della nuova vergogna, una perizia del tribunale di Roma che, in realtà, nessuno ha ancora visto. Comprensibile che padre Federico Lombardi, direttore della Radio oltre che della Sala Stampa vaticana, abbia espresso “ vivo stupore“ per il ritorno di una vicenda che, dopo decenni di polemiche, sembrava terminata. Vicenda davvero esemplare, dove un ambientalismo catastrofista si unisce alla propaganda anticattolica di un certo radicalismo.
Proprio per questo carattere esemplare, vale la pena di ricostruire le tappe di un tormentone che oggi si vorrebbe ricominciare. Ecco, allora, i fatti. Con una legge del 1952, furono concessi dal Governo italiano allo Stato della Città del Vaticano tre chilometri quadrati a Nord di Roma, nella località detta Santa Maria in Galeria. Su quel terreno sono state elevate le antenne che diffondono la voce della Chiesa in tutto il mondo. Accanto agli impianti vaticani, anche la Marina Militare costruì il suo centro di comunicazioni. A quel tempo, il terreno circostante era deserto per chilometri, come avveniva spesso nella campagna romana. Ma, con gli anni, la zona si coprì di costruzioni, molte delle quali abusive, nell’inerzia del Comune. È anche da quegli abitanti irregolari – sobillati a lungo e a tappeto da comitati ad hoc creati dai Verdi più estremisti, fiancheggiati da gruppi anticlericali- che, decenni dopo, partì l'attacco contro la Radio Vaticana. Così, la gente che si era costruita la casa proprio a ridosso degli impianti, a dispetto ogni legge urbanistica, fu spinta a manifestare contro “il cinismo omicida della Chiesa“ che attentava alla salute loro e dei figli. La Radio era accusata, infatti, di diffondere "elettrosmog". Il nome, va detto, è a suo modo suggestivo, ma, secondo molti esperti autorevoli, indica una realtà inafferrabile se non inesistente. Molti oncologi, a cominciare dal più illustre, Umberto Veronesi, negano che esista un legame tra il cancro e le infinite onde (radio, televisioni, linee di alta tensione, cellulari, telecomandi) che attraversano il nostro corpo. L’inesistenza, o la innocuità, di un “elettrosmog“ è sostenuta da molti altri esperti di chiara fama e vi è contrasto di opinioni nella stessa Unione Europea, pur rispettosa sino alla bigotteria dell'”ecologicamente corretto". E invece, per attaccare la Radio Vaticana (e, di striscio, la Marina Militare) gli agit-prop suggerirono agli abitanti dei dintorni di andare in cerca di casi di leucemia infantile, denunciando che questi erano stati provocati dai cattivi "preti" e chiedendo adeguati risarcimenti economici. I “preti“ in realtà, si attenevano alle prescrizioni dell'Istituto internazionale, lo Icnirp, che in base al "principio di precauzione", stabilisce i limiti delle emissioni. Limiti che, come constatò una Commissione del ministero italiano della Sanità, non erano superati a Ponte Galeria.
Ma, approfittando di un periodo in cui erano nella maggioranza di governo, i Verdi fecero approvare una legge ad hoc che pose al campo elettrico dei limiti “restrittivi sino al ridicolo“, com’è stato osservato. Grazie a questa legge mirata, si stabilì che -anche se di rado- le antenne vaticane superavano i paletti. Si fece appello, così, alla Regione Lazio, la quale nominò un’altra Commissione, che stabilì che i casi di leucemia, anche infantile, erano statisticamente omogenei alle altre zone del Lazio.
Le cifre date dai propagandisti possono impressionare, ma solo se non si confrontano con la media non solo laziale ma italiana ed europea. Assoluzione, dunque, per la Radio la quale, peraltro, per calmare gli animi (“Vaticano=cancro“ dicevano gli striscioni dei militanti giunti dal centro di Roma) aveva adottato misure che avevano abbassato i limiti anche al di sotto della punitiva legge italiana.
Ma “catastrofisti“ e “mangiapreti” pretesero una nuova Commissione, questa volta internazionale, dopo quella regionale e quella nazionale. Gli ulteriori luminari, convocati da varie nazioni, indagarono e presentarono un rapporto che così concludeva: “I dati da noi raccolti non confermano un'associazione tra gli impianti radio e le leucemie infantili. Anzi, non v'è alcuna base biologica né consistenza epidemiologica su una eventuale relazione tra esposizione a radiofrequenze e rischio tumori”.
Eppure, con instancabile tenacia, si riuscì ad ottenere che la Corte di Cassazione annullasse per un vizio di forma i processi precedenti e si ripartisse ex novo con un ennesimo procedimento, dove il reato addebitato ai responsabili della Radio era fantasioso, non essendosi trovato nulla di meglio. Si trattava, in effetti, del “getto pericoloso di cose”, previsto dall'articolo 674 del Codice Penale.
Nel 2001 una Commissione mista italo-vaticana giunse a un accordo definitivo e l’anno seguente (nonché in quelli successivi), gli esperti del nostro governo, dopo avere proceduto a sofisticati controlli, si rallegrarono con la Radio perché il livello delle emissioni era ancor più basso di quanto pattuito e ribadì che non vi era alcun pericolo per la salute pubblica.
A conferma, comunque, della strumentalizzazione sta, tra gli altri, un particolare: tra i consulenti della Radio Vaticana, dunque tra gli scienziati schierati a favore della innocenza delle sue antenne e della innocuità delle “onde“, primeggia proprio quell’Umberto Veronesi che dicevamo e che non ha mai fatto mistero della sua estraneità, spesso polemica, al cattolicesimo. Ma, come ha detto il professore,“l’onestà scientifica deve contrastare ideologie, ossessioni, superstizioni, leggende metropolitane“.
Quanto alle leucemie infantili, forse il maggior esperto italiano, il pediatra prof. Andrea Pession, nega egli pure, a nome dei colleghi, un legame dimostrabile tra cancro e onde.
Ma qualche malizioso è andato oltre: molte grandi aziende sono in lista di attesa per procedere all’interramento di tutte le linee elettriche ad alta tensione che attraversano il Paese sui grandi tralicci. Una commessa epocale, da molti miliardi di euro. Ma l’affare sarebbe possibile solo se i governi italiano ed europeo riconoscessero l’esistenza e la dannosità di quello che gli ambientalisti chiamano “elettrosmog“. Così, proprio i Verdi favorirebbero uno dei maggiori guadagni dell’inviso “capitalismo“. Un buon esempio di "eterogenesi dei fini ".
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