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Gentile Padre Angelo,
avrei da rivolgerle alcune domande su questioni che mi creano forti dubbi ed angosce.
Io sono un trentenne che lavora, vive con la propria famiglia di origine, e che vorrebbe farsene una sua ma che fino ad oggi non ha avuto questa gioia.
Questo mi crea una sorta di tristezza che cerco di superare con la preghiera.
Quello che però mi crea maggiori difficoltà, è il percorso che sto facendo da un passato (che spero sia davvero passato, ma non posso oggi dire di avere la certezza di non ricaderci) che ha visto sesso per divertimento, rapporti con donne a pagamento, esperienze omosessuali, utilizzo di pornografia, masturbazione quotidiana, all'esercizio della continenza in vista di un bene che per me potrebbe essere la creazione di una famiglia fondata sull'amore.
Non sono in grado di dire perché provo attrazione sia per le ragazze che per i ragazzi, non so se dipende da mie situazioni famigliari molto complesse e che non mi dilungo a descrivere, o da utilizzo di pornografia, o se dalle due cose insieme. Posso dire che oggi ho sviluppato una maggiore capacità di razionalizzare e di non cedere a ciò che è sbagliato, ossia di non agire. Ma non posso eliminare l'attrazione, non ci riesco, è una cosa spontanea. E questo vorrei capire se è peccato e quanto sia grave.
La seconda questione è che sto cercando di "aiutare" chi ha fatto esperienze simili alle mie facendo comprendere con grande tatto che tutto quello non da gioia, è sbagliato, e che piano piano se ne può venire fuori. Il problema che quando queste persone mi raccontano ciò che è accaduto o accade, e io cerco di far comprendere che lì non c'è la vera felicità, questi racconti mi causano pensieri impuri, perché immagino le situazioni che conosco bene. E' un peccato tutto ciò?
La terza è l'esercizio della continenza. E' molto difficile passare dal sesso vissuto in tutte le sue forme, allo zero assoluto. Sto facendo grandi sforzi. E devo dire che gioisco quando ci sono dei progressi, grazie alla preghiera. Però mi sono capitate delle cose strane che mi causano ansia e angoscia (io ne soffro), e che temo di risolvere dal punto di vista medico in quanto il consiglio che di norma viene dato in questi casi è di "non reprimersi" e di lasciarsi andare. Mi spiego, anche se è imbarazzante. Da quando cerco di vivere in continenza, ho avuto degli episodi (rari per fortuna) di polluzione spontanea durante il giorno, in situazioni di vita normale, senza alcun riferimento a situazioni di lussuria. Senza alcuna azione volontaria. Purtroppo la cosa non è così controllabile perché è come se il corpo agisse da solo. Questo è molto imbarazzante e soprattutto mi chiedo se sia peccato e in che termini.
Inoltre, se la continenza se da un lato mi da un senso di privazione, di "sofferenza", dall'altro mi provoca gioia. Ma a volte questa gioia assume anche i connotati del piacere fisico, come se fosse piacevole trattenersi e non lasciarsi andare ai propri impulsi... Quando quindi accade questo, si commette peccato?
Mi scusi se le faccio domande così strane, e se sono un pò ansioso, ma non riesco a parlare di queste cose con i confessori, comunque confessando atti e pensieri impuri. A tal proposito, avendo ricordato che in passato, quando ancora non avevo intrapreso un percorso di ritorno alla Chiesa, ho fatto la Comunione pentendomi dei miei peccati impuri, ma senza confessarli, ora devo confessarli?
Grazie
Simone
RISPOSTA DEL SACERDOTE
Caro Simone,
come prima cosa mi piace sottolineare che la purezza o castità non sono realtà impossibili per una persona. Non sono impossibili neanche per una persona che ha avuto un passato così senza regole e senza freni come il tuo.
È chiaro che un vissuto del genere non può rimanere senza strascichi e che talvolta la continenza ti faccia soffrire. Ma senza dubbio è immensamente più grande e più gratificante la gioia per quello che essa ti concede: la presenza personale di Dio nel tuo cuore mediante la grazia.
Ma adesso passo alle tue domande, la prima delle quali riguarda l'attrazione e mi chiedi se in essa vi sia peccato.
Ebbene l'attrazione è un fatto istintuale. Non dipende dalle nostre decisioni, sebbene i percorsi della vita passata possano avere una forte incidenza sul loro farsi sentire. Talvolta le attrazioni sono sbagliate o, per meglio dire, sono disordinate.
Ma non ogni disordine è peccato. È peccato solo il disordine voluto perché in questo caso non ci si comporta come alleati della divina Sapienza e al posto delle sapientissime leggi del Creatore si mette volutamente il nostro pensiero.
Un grande autore di teologia morale, forse il più grande della prima metà del secolo scorso, il domenicano tedesco Dominik Prümmer, scriveva: "I vecchi teologi a proposito del piacere venereo ottimamente distinsero tra piacere e compiacimento.
Il piacere (placentia) infatti è la stessa dilettazione venerea fisica che può sorgere per molte cause fisiologiche e psichiche e che di per sé non è né buona né cattiva.
Il compiacimento (complacentia) invece è il consenso in questa dilettazione illecita; ed esso, se è perfetto, è gravemente peccaminoso; quando invece è semideliberato, è solo peccato veniale.
Di qui il corretto assioma: 'non nuoce il senso se non vi è consenso (non nocet sensus, ubi non est consensus)'" (D. M. PRÜMMER, Manuale theologiae moralis, II, n. 682).
Pertanto per il primo quesito che mi hai posto la risposta è questa: l'attrazione può essere disordinata, va tenuta a bado, ma in quanto tale non è ancora peccato personale.
Per la seconda questione: mi dici che tanti ti raccontano le loro vicende.
Non mi stupisco di questo fatto perché il tuo cambiamento li ha colpiti e me ne compiaccio.
Se ti vengono a raccontare i loro peccati è perché infine ne provano disagio.
Avvertono che il peccato inquina e rende incapaci di spiccare il volo verso le realtà più alte e più belle della vita. Soprattutto - almeno alcuni - avvertono la servitù del demonio, il quale rimane sempre un tiranno crudele.
Ma questi loro racconti non ti lasciano insensibile. Per questo san Tommaso diceva che se le altre tentazioni talvolta ci lasciano indenni quelle contro la carne lasciano sempre qualche segno: "La tentazione che proviene dal nemico può essere senza peccato, poiché di per sé consiste in una pura suggestione esteriore.
Invece la tentazione della carne non può essere senza peccato, poiché deriva dal piacere e dalla concupiscenza; e al dire di S. Agostino «c'è sempre qualcosa di peccaminoso quando la carne ha voglie contrarie a quelle dello spirito» (De civitate Dei 19,4). Così dunque Cristo volle essere tentato dal nemico, ma non dalla carne" (Somma teologica, III, 41, 1, ad 3).
In genere si tratta di imperfezioni o al massimo di peccati veniali che vengono rimediati anche con una sola preghiera che oltre a giovare a coloro per cui viene fatta aiuta sollevare lo sguardo verso l'alto.
Se invece ci si accorge che lascia conseguenze più forti bisognerà reagire in maniera più energica e mettersi in stato di combattimento fino a quando non ci si sente interiormente liberati.
Per la terza questione, trattandosi di eventi del tutto involontari devi stare tranquillo, nonostante il disagio.
Mi dice infine che all'inizio della tua conversione hai fatto la Santa Comunione senza la debita confessione. Probabilmente nelle successive confessioni avrai fatto accenno anche alla vita passata.
Ma credo che sia buona cosa cogliere l'occasione per fare una confessione generale della tua vita, dicendo al confessore che desideri fare questo tipo di confessione perché all'inizio della tua conversione non hai fatto le cose in maniera ordinata.
In questa confessione generale cerca di essere il più breve possibile. Non è necessario entrare nei dettagli.
Quello che hai scritto all'inizio della tua mail ripetilo tale e quale al confessore.
Vedrai che non ci metti più di due minuti, compresi altri peccati (omissione della santificazione delle feste, forse bestemmie, litigi...).
Questa mattina nella celebrazione della Messa ti ho ricordato al Signore e lo farò ancora.
Ti benedico.
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