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L'ospedale pediatrico di Toronto getta le basi per la "buona morte" infantile. E norma la possibilità di somministrarla ai minori senza il consenso dei familiari, nel nome del diritto alla privacy
«I desideri dei pazienti devono essere rispettati», affermano i medici del Toronto's Hospital for Sick Children per giustificare la possibilità di somministrare l'eutanasia ai bambini senza informare i loro genitori.
Nell'articolo Medical Assistance in Dying at a paediatric hospital, pubblicato il 21 settembre sul J Med Ethics del British Medical Journal, un team composto da personale, amministratori ed esperti di etica di Sick Kids, con il supporto del Joint Center for Bioethics dell'università di Toronto, ha infatti definito politiche e procedure per praticare l'eutanasia infantile ai loro pazienti qualora la legge lo consentisse.
Oggi infatti l'eutanasia è legale in Canada solo sopra i 18 anni, entro dicembre, tuttavia, il Canadian Council of Academies riferirà al Parlamento sulla possibilità di estenderla in circostanze attualmente vietate dalla legge.
Nello specifico, si tratta di garantire il diritto alla morte assistita anche a pazienti di età inferiore ai 18 anni, pazienti psichiatrici e pazienti che hanno espresso il desiderio di ricevere l'eutanasia prima di venire interdetti da malattie come il morbo di Alzheimer.
In altre parole, dopo avere approvato la "legge peggiore del mondo", gli ospedali pediatrici si preparano a far fronte alle richieste di eutanasia disciplinando ogni scenario, compresa la possibilità per i piccoli di imporre ai medici di non informare né coinvolgere i propri genitori e familiari nelle loro decisioni fino a morte avvenuta.
IL TOTEM DEL DIRITTO ALLA PRIVACY CHE ESCLUDE I GENITORI
L'idea è semplice: secondo il Sick Kids non esiste una distinzione etica tra un paziente che sceglie di rifiutare un trattamento gravoso davanti a una morte inevitabile o un paziente che sceglie di morire prima che la malattia faccia il suo corso.
Siccome in Ontario un minore non ha bisogno del consenso dei genitori per rifiutare ulteriori trattamenti, non c'è alcuna ragione legale per cui i genitori debbano essere informati nel caso in cui scegliesse di morire: considerata praticamente ed eticamente equivalente ad altre decisioni mediche sul fine vita, il diritto alla privacy riguardo all'eutanasia, dicono, dovrebbe essere garantito allo stesso modo.
Seguendo la stessa logica dovremmo anche chiederci se i medici saranno solerti nel suggerire l'eutanasia ai bambini in base all'obbligo di informare i pazienti delle loro opzioni sanitarie.
E che dire della reale comprensione dell'opzione di un giovane? «Di solito, la famiglia è intimamente coinvolta in questo processo decisionale (al termine della vita)», scrivono i medici.
«Tuttavia, se un paziente in grado di intendere e di volere indica esplicitamente che non vuole coinvolgere i familiari, anche se i medici possono incoraggiarlo a riconsiderare la propria posizione», in ultima analisi «i desideri dei pazienti, nel rispetto della loro privacy, devono essere rispettati».
Descrivendo come si sarebbe verificata una morte indotta dal medico al Sick Kids, gli autori non menzionano alcuna conversazione con familiari o genitori su come il bambino sarebbe morto fino a dopo l'avvenuto decesso, durante quello che nel documento chiamano "periodo di riflessione".
Non c'è da stupirsi, ha commentato la bioeticista Bridget Campion, «ora che l'eutanasia è legale va da sé che ogni ospedale si chieda "e ora come si fa?"».
LA FORZA DI GRAVITA' DEGLI ABISSI
Nel 2017, a un anno dalla legalizzazione di suicidio assistito e dell'eutanasia volontaria in Canada, la Canadian Paediatric Society ha pubblicato uno studio condotto su 1.050 medici: oltre il 10 per cento di loro afferma di avere avuto colloqui con genitori e ragazzi sul suicidio assistito o l'eutanasia per malati terminali sotto i 18 anni.
Sessanta bambini hanno esplicitamente richiesto se fosse possibile ottenerli e i genitori di oltre 400 bambini hanno toccato l'argomento con i pediatri dei loro figli.
Solo il 33 per cento dei medici intervistati è convinto che il suicidio assistito debba rimanere off limits per tutti i minori, indipendentemente dalle circostanze, la metà ritiene invece che «i tempi sono ormai maturi» per dare a tutti questa possibilità.
Oggi l'obiezione di coscienza in Canada è appesa a un filo: in una società che considera l'uccisione una risposta alla sofferenza umana e la soppressione di un paziente un atto compassionevole e misericordioso, chiunque si rifiuti di farlo è diventato il nuovo peccatore.
Accettato l'omicidio del malato terminale, il passo verso quello del matto, del disabile e perfino del bambino è brevissimo, arginare ai morenti la lista di attesa è praticamente impossibile.
È un film già visto in Belgio, dove un bambino di 11 anni con la fibrosi cistica ha appena ricevuto l'eutanasia, e in Olanda, dove «i medici hanno eliminato i malati che lo chiedevano, i disabili che lo chiedevano e, da ultimi, i nuovi nati che non lo hanno mai chiesto», raccontava a Tempi Wesley Smith, intellettuale libertario americano, autore di decine di saggi sulla "morte pacifica" e fra i testimoni in Florida del diritto alla vita di Terri Schiavo.
«Se si apre a questa cultura non c'è più modo di fermarsi. Quando iniziarono a uccidere i pazienti depressi ma non fisicamente malati dissero che solo i coscienti con un desiderio "razionale" di morire ne avrebbero "beneficiato". Poi, quando iniziarono a uccidere i disabili, come i malati di Alzheimer, cantarono sommessamente: solo i pazienti che lo avrebbero chiesto. Poi sono passati ai bambini. Anche senza il consenso dei genitori. È l'implacabile forza di gravità degli abissi».
DOSSIER "IL CANADA DI TRUDEAU"
Dittatura sanitaria, gender, eutanasia, ecc.
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