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Assieme a Toni Brandi, sarà il principale "anfitrione" del Congresso Mondiale delle Famiglie, in programma a Verona dal 29 al 31 marzo 2019. Jacopo Coghe, 34 anni, presidente di Generazione Famiglia, ha assunto alcuni mesi fa l'incarico di vicepresidente del Congresso Mondiale. Generazione Famiglia e Pro Vita onlus, hanno stretto un'alleanza che, alla lunga, potrebbe rivelarsi vincente, perché sostenuta dal basso, dalla gente comune. Nel frattempo, però, c'è molto da lavorare e sullo sfondo c'è il passaggio cruciale delle elezioni europee. «Un'Europa che non scommette sulla famiglia non ha alcun futuro», afferma Coghe, che, a colloquio con Scenari economici, si è espresso a chiare lettere su cosa c'è in gioco.
Manca meno di un mese allo svolgimento del Congresso Mondiale delle Famiglie, a che punto sono i preparativi?
«La lista dei partecipanti è ormai definitiva, siamo davvero in dirittura d'arrivo. Sia Generazione Famiglia che Pro Vita hanno accumulato un bagaglio di esperienze importanti negli ultimi 4-5 anni: tante battaglie per la famiglia e per la vita ci hanno portato a marciare fianco a fianco in numerose occasioni. Perché allora non unire le forze? La vera carta vincente del nostro Congresso, però, sarà l'alleanza che stingeremo con le famiglie che incontreremo a Verona. I partecipanti e gli uditori contano almeno quanto gli esperti che saliranno sul palco. L'organizzazione del Congresso non è un club elitario che vuole orientare il popolo. Noi, al contrario, raccogliamo le istanze della gente e, per l'appunto, delle famiglie, con le quali vogliamo cooperare. Famiglie che, da troppi anni, si sentono abbandonate, che faticano più che in passato a mantenere il loro ruolo di timone e motore della società. Siamo sicuri che la tre giorni di Verona rappresenterà una gigantesca iniezione di speranza per noi e per loro. Ci sarà da lavorare duro ma il sold out di prenotazioni al Congresso è un chiaro segno che siamo partiti col piede giusto».
Questo evento ha una caratura fortemente internazionale, grazie alla presenza di rappresentanti da tutto il mondo e, in ogni parte del mondo, la famiglia vive problematiche diverse. Che tipo di messaggi arriveranno dal palco di Verona?
«Indubbiamente, nel mondo le famiglie vivono situazioni molto differenti da luogo a luogo. Molte famiglie mediorientali scappano dalla guerra, quelle africane patiscono la fame, in Occidente è tristemente diffusa la violenza domestica su donne e bambini. Di tutto questo a Verona si parlerà ma credo che lo scenario europeo sarà, più degli altri, il tema sotto i riflettori, visto anche l'appuntamento imminente con le elezioni europee. È all'Europa che lanceremo il messaggio più forte: la maggior parte dei paesi del vecchio continente - Italia in primis - soffrono una crisi demografica senza precedenti, per combattere la quale non possiamo limitarci ai palliativi dei sussidi economici alle famiglie. Aiutare le famiglie in difficoltà è condizione necessaria ma non sufficiente, occorre ricreare una vera cultura della famiglia, ristabilendo innanzitutto un'armonia tra famiglie, scuola, imprese e istituzioni che, da troppo tempo, risulta incrinata. Questo cambiamento non potrà avvenire dal giorno alla notte ma, proprio per questo, bisogna agire subito. Da troppi anni, l'Unione Europea mette al centro l'economia, le banche, i parametri di bilancio e fiscali e lascia in secondo piano l'uomo. Pare quasi che siano più importanti le dimensioni di un pomodoro o di un cetriolo prodotto nelle aziende europee che non la salute e la serenità di un bambino all'interno della sua famiglia. Da una ventina d'anni a questa parte, invece, l'Europa si mobilita per le famiglie soltanto se sono "famiglie arcobaleno"... Tutto questo deve finire e ai politici presenti a Verona, noi lo ribadiremo senza troppi giri di parole».
È tristemente risaputo che il nostro Paese si è sempre impegnato molto poco per le politiche familiari. C'è, al contrario, qualche esempio virtuoso tra i partner europei che varrebbe la pena seguire?
«Assolutamente sì. Penso a vari paesi dell'Europa orientale, in particolare all'Ungheria, che, con il governo Orban, ormai da alcuni anni, sta mettendo in campo misure di incentivo demografico e i risultati si vedono: crescono i matrimoni e le nascite, calano i divorzi e gli aborti. L'Italia, comunque, non starà a guardare e noi approfitteremo della presenza del ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, per confrontarci e fare il punto della situazione su quello che ha fatto il governo e quello che le famiglie italiane vogliono. Abbiamo una Costituzione che, all'articolo 29, tutela la famiglia come "società naturale fondata sul matrimonio": come rappresentanti della società civile, faremo tutto il possibile affinché la politica dia finalmente applicazione a questo principio costituzionale ingiustamente dimenticato». [...]
Dopo due giorni di dibattiti, testimonianze e workshop, il Congresso si concluderà con una marcia diretta verso il centro di Verona. Sarà qualcosa di simile alla Marcia per la Vita?
«In realtà questo momento finale non vuole essere una marcia di protesta contro qualcosa ma piuttosto un momento di festa per la famiglia. È giusto che le famiglie si incontrino, stringano amicizia e trascorrano un momento lieto per tutti: mamme, papà, bambini, nonni. Ovviamente sarà un momento di festa "consapevole": le due giornate di congresso avranno veicolato un gran numero di informazioni, rafforzando così la coscienza civica di ognuno in merito al preziosissimo ruolo sociale che la famiglia svolge. Potremmo dire che il Congresso propriamente detto rappresenterà la "mente" delle famiglie, mentre la marcia sarà un po' il loro "cuore": quando l'intero corpo funziona bene, allora, potrà affrontare tutte le difficoltà e andare davvero lontano».
Nota di BastaBugie: per sostenere con una donazione il Congresso mondiale per la famiglia di Verona si può fare un bonifico a: ProVita Onlus / Banca: Cassa Rurale Alta Vallagarina / IBAN: IT89X0830535820000000058640.
Luca Paci nell'articolo seguente dal titolo "Verona, chi ha paura della famiglia naturale?" parla delle polemiche, gli insulti e le fake news sui relatori e ora anche le offese di Di Maio al Congresso Mondiale per la Famiglia. Tanti ospiti istituzionali, sia italiani che stranieri, a parlare dei diritti della famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio: frustrazione per chi vuole la distruzione della famiglia e vede che ha sempre meno seguito.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 14 marzo 2019:
Interrogazioni parlamentari, bufale fatte girare ad arte, contromanifestazioni, contestazioni di piazza, intimidazioni più o meno velate e le solite accuse - prive di un'argomentazione fondata - di oscurantismo, fascismo, odio, patriarcato e volontà di sottomissione delle donne.
E ora anche il vicepremier Luigi Di Maio che li definisce "sfigati". Il Congresso mondiale delle famiglie che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo ha riacceso il fuoco della famiglio-fobia. I gendarmi del pensiero unico non possono accettare che migliaia di delegati possano riunirsi per parlare, insieme a importanti esponenti di governo, di bellezza del matrimonio, diritti dei bambini, ecologia umana integrale e delle politiche per la famiglia e la natalità, per di più con il patrocinio di istituzioni pubbliche come il Comune di Verona, la Regione Veneto e il ministero della Famiglia.
La reazione isterica di femministe radicali, sigle arcobaleno e di buona parte della sinistra rivela però il nervo scoperto di chi inizia a sentirsi franare la terra sotto i piedi. Dopo che per anni numerosi gay pride e controverse iniziative di educazione alle differenze hanno ricevuto patrocini e anche finanziamenti di ogni tipo, ci sono segnali di inversione di tendenza non trascurabili. L'intervento del ministro dell'Istruzione Marco Bussetti, che ha sospeso l'ideologico "progetto di ricerca sul bullismo omofobico" promosso dall'Ufficio regionale scolastico dell'Umbria, è solo l'ultimo di una serie di colpi ricevuti da alcuni ambienti progressisti che non sono abituati a trovare ostacoli alla realizzazione della loro agenda. A tal proposito vale la pena ricordare anche il pieno riconoscimento dell'istituto del consenso informato nelle scuole e il ritiro dalla Rete Ready (coordinamento di comuni, provincie e regioni che sostengono politiche pro lgbt) di molte istituzioni locali.
Insomma nell'attacco alla famiglia naturale di Cirinnà e soci c'è tutta la frustrazione di chi ha compreso che il nucleo fondante della società, composto da madre, padre e figli, è l'ultimo scoglio da superare per dare forma definitiva a quel modello di società agognato dai profeti dell'indifferentismo apolide: senza radici, senza legami, senza identità, una società di individui, di consumatori, dove ogni desiderio può tramutarsi immediatamente in diritto.
Per questo motivo ha assunto un valore altamente simbolico la guerra contro il patrocinio rilasciato dal ministro della Famiglia Lorenzo Fontana al Congresso di Verona. In questi giorni si rincorrono voci e smentite riguardo una possibile revoca dell'autorizzazione a usare il logo della Presidenza del Consiglio in relazione alla kermesse. Martedì molti parlamentari plaudevano al ritiro del patrocinio, poi la doccia fredda arrivata dallo staff del ministro Fontana che riferiva "che non esiste alcuna richiesta di revoca". "Ci sono cascata anche io, il patrocinio del Consiglio dei ministri non è stato ritirato" ha riconosciuto il giorno seguente la deputata del Pd, Giuditta Pini, la stessa che ha presentato un'interrogazione parlamentare contro l'evento. Rilancia invece il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Vincenzo Spadafora (promotore del tavolo permanente delle associazioni lgbt), secondo il quale "il segretario generale di Palazzo Chigi ha chiuso un'istruttoria importante e ha chiesto al dipartimento dell'Editoria e a quello della Famiglia di ritirare il patrocinio". Sul piatto resta anche la mozione presentata dalla senatrice Monica Cirinnà e firmata da tutto il gruppo dem a Palazzo Madama, che impegna "il Governo a revocare ogni forma di patrocinio o sostegno al Congresso delle Famiglie".
Sono inoltre state fatte circolare alcune fake news, riprese da molti giornali italiani, che sostengono che uno degli speaker del Congresso, Scott Lively, è stato condannato nel 2017 per aver favorito la violazione dei diritti umani e la persecuzione contro le persone gay in Uganda e che è inoltre prevista la partecipazione di Lucy Akello, ministra ombra per lo sviluppo sociale in Uganda, che "vorrebbe reintrodurre la pena di morte per le persone gay" e della nigeriana Theresa Okafor, che "sostiene che gli attivisti LGBTQ+ cospirino con il gruppo terroristico Boko Haram". Tutte insinuazioni smentite dai diretti interessati e rispetto alle quali gli organizzatori del Congresso hanno annunciato querele e azioni legali.
Dunque le realtà che animeranno il Congresso ribattono colpo su colpo a ogni calunnia. "Le posizioni delle famiglie italiane anche se costituzionalmente tutelate sono ormai preda di menzogne violente e assurde. Mentre le polemichette sui giornali si perdono nel bicchiere d'acqua del "logo sì logo no" concesso al Congresso Mondiale delle Famiglie e su altre fake news, sui temi che tratteremo nessuno dice la verità", hanno dichiarato in una nota Antonio Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie e membri del Family Day, il grande movimento di piazza delle famiglie che ha promosso l'evento.
«Forse ignorano questi produttori di bufale - hanno proseguito Brandi e Coghe - che la posizione del Congresso delle Famiglie è in linea con i principi fissati dalla Costituzione: per esempio, la promozione dei "diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio"». E ancora, i due esponenti dell'associazionismo pro family hanno ricordato che "l'art 37 della Costituzione parla di promozione di politiche che assicurino alla donna lavoratrice 'gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore', e condizioni di lavoro che consentano 'l'adempimento della sua essenziale funzione familiare'. Udite, udite, anche noi vogliamo tutte queste tutele per le donne, che scelgano il lavoro o di stare a casa. Cosa c'è di così orrendo e illegittimo?".
"Non ultimo l'utero in affitto - hanno sottolineato in conclusione -; è la stessa Cassazione, da poco, ad aver ribadito il divieto nel nostro Paese di ogni pratica di questo genere anche se gratis e, attraverso il Procuratore Generale, ad averlo indicato come 'contrario all'ordine pubblico'". I promotori del Congresso non sono per nulla intimoriti e forti del tutto esaurito confermano gli interventi di oltre 70 relatori da tutto il mondo e la presenza dei ministri Salvini, Bussetti e Fontana; del presidente del Parlamento europeo Tajani; del Governatore della Regione Veneto Luca Zaia; del sindaco di Verona, Federico Sboarina e della leader di Fdi, Giorgia Meloni. Parteciperanno anche rappresentati governativi di altri Paesi, tra i quali spiccano il presidente della Moldavia Igor Dodon e il ministro per la Famiglia ungherese Katalin Novak.
Tuttavia il tambureggiamento di chi grida al ritorno al medioevo di certo non è stato gradito alle tante famiglie che prenderanno parte alla marcia per le vie di Verona, organizzata per domenica 31 marzo in chiusura del Congresso. La risposta migliore sarà riempire piazza Bra con mamme, papà e bambini festosi. Alla marcia conclusiva non parleranno esponenti politici, ma l'evento vedrà per protagonista quel popolo che ogni giorno riallaccia i legami più profondi del nostro Paese, che dà continuità e speranza a un'Italia sfilacciata, nichilista in pieno inverno demografico. Il presidente del Family Day Massimo Gandolfini ha rilanciato un appello rivolto a tutte le famiglie, saranno loro a fare la differenza. "Non servono altri motivi e spiegazioni - ha detto il neurochirurgo bresciano - per venire a Verona".
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