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Se è chiaro che Greta Thunberg, come tutti, non s'è fatta da sé, è ancor più chiaro che il suo fenomeno mediatico sia gonfiato ad arte da chi sta usando una ragazzina non solo per difendere interessi di parte, ma per passare una precisa idea del mondo. E nonostante i media mondiali e i vari maitre à penser, la vogliano ergere a paladina (salvatrice?) del pianeta, facendo del male a lei per prima, rispetto a tale idea del mondo noi desideriamo dissentire, se ancora ci è concesso.
Si badi bene: nulla di personale contro questa tenace sedicenne dalle trecce bionde, che, ormai da mesi, suggestiona l'opinione pubblica internazionale con i suoi scioperi green e i suoi precetti per salvare il pianeta. In fondo, le va riconosciuto, la giovane sta cercando di spendere la vita per qualcosa di vero e di grande, così come il "suo" mondo le ha fatto credere da sempre.
Il problema, infatti, sta qui e non si chiama Greta Thunberg, per quanto la ragazzina sia abbastanza grande da essere responsabile delle sue azioni. Il problema non sono nemmeno i giovani come lei che, viva Dio, hanno ancora dentro una scintilla per cui vorrebbero conquistare il mondo e renderlo un posto migliore. Il vero dramma siamo noi adulti che su questa scintilla vogliamo gettarci secchiate d'acqua. E che non siamo in grado di raccogliere questo desiderio del cuore, per educarlo e condurlo sempre più in là, verso la vetta del vero Bene. Il che, nel caso di Greta, basterebbe a domandarsi: ma davvero noi pensiamo che il problema del mondo sia il clima? È esattamente per i cambiamenti climatici che noi intendiamo dare la vita? E ancora: è nel dio-pianeta che noi crediamo?
PURTROPPO QUESTE DOMANDE NON SONO AFFATTO RETORICHE
Per chi ancora non lo sapesse, il Greta-pensiero è proprio questo e si può riassumere così: «Mancano 10 anni, 257 giorni e 13 ore al 2030. Nel 2030 ci sarà una reazione a catena che potrebbe portare alla fine della civiltà umana, se entro quella data non saranno ridotte drasticamente le emissioni di anidride carbonica», con testuali parole la Thunberg ha iniziato il suo discorso a Palazzo Madama lo scorso 18 aprile, spronando i politici italiani ad agire in fretta e assumersi le proprie responsabilità.
Insomma, di fronte a tanto, se ancora ci è concesso, non possiamo non dissentire: è davvero questa la visione catastrofista del mondo che vogliamo consegnare ai nostri ragazzi? Una visione che vede nell'uomo la causa di ogni male e che proclama la salvezza dell'umanità in comportamenti ecologicamente virtuosi? È veramente questo il nostro modello di vita?
Ebbene, parrebbe proprio di sì. Non c'è consesso di potenti o assemblea di esperti, non c'è parlamento nazionale o Stato europeo che negli ultimi tempi non abbia ospitato e applaudito la piccola Greta, candidata di punta al prossimo Nobel per la Pace. E se il mondo laicista, si sa, ha i suoi idoli, stupisce che persino in Vaticano in molti l'abbiano additata come esempio da seguire. È dei giorni scorsi - per dirne una - l'uscita di padre Spadaro (direttore della Civiltà Cattolica) che ha twittato così: "Il mondo salvato dai ragazzini", con il volto di Greta in primo piano.
Ancora una volta, se ci è concesso, abbiamo il dovere di dissentire. Ma questa volta, il come e il perché ce lo insegnano per davvero dei ragazzini.
MANUEL, DAVID, GIULIA,CARLO
Manuel, 9 anni, salito al Cielo nel 2010 per un tumore osseo. Della vita, del mondo e del creato, da un letto di ospedale, il piccolo parlava così: "I miei occhi vedono ciò che altri non vedono, perché nel buio della mia vita per molti insignificante, io vivo cose bellissime. (...) Poter ammirare la bellezza della natura mi emoziona perché è un'opera d'arte del mio Signore che ha dipinto paesaggi bellissimi per me! Poter amare gli altri con tutto il cuore e la mia vita mi rende felice (...). Tutto mi fa capire che Gesù mi ama molto e non mi abbandona mai perché Lui è roccia, rifugio e salvezza!". Manuel è un bambino che aveva solo 4 anni quando ha deciso di regalare tutte le sue sofferenze e la sua vita per la salvezza dei peccatori e del mondo intero. Per lui la salvezza del pianeta coincideva con la salvezza delle anime che voleva condurre tutte in Paradiso: così gli aveva insegnato Gesù.
David, 17 anni, salito al Cielo nel 2017 per un osteosarcoma al bacino. Prima di lasciare questo mondo, chiedeva questo: "Pregate molto, ma non affinché io guarisca, perché non è questo l'importante, ma perché sia fatta la Volontà di Dio. Perché se sarà fatta la Sua Volontà, qualsiasi cosa accada, anche la più brutta che si possa immaginare, io avrò vinto e nulla potrà essere meglio di così". Per David non c'era catastrofe imminente, se non quella di perdere l'amicizia con il suo Signore e il suo Dio.
Giulia Gabrieli, 14 anni, salita al Cielo nel 2014 per un cancro alla mano. Poco prima di morire voleva lasciare questo messaggio a tutti i ragazzini come lei: "Vorrei fare qualcosa per i giovani che non hanno ancora conosciuto il grande amore per il Signore. Questi ragazzi del giorno d'oggi che sono autonomi e che pensano di non avere più bisogno del Signore. Vanno alla ricerca, fanno una caccia al tesoro pensando di trovare chissà che cosa. Ma in realtà è una caccia al tesoro senza il tesoro quella che fanno! Il tesoro lo trovano solo se stanno sulla strada del Signore!". Giulia se n'è andata con il sorriso sulle labbra e la pace nel cuore. Se n'è andata non perché voleva cambiare il mondo, ma perché lo voleva amare tutto, sino alla fine. Se n'è andata tra le braccia del Padre, l'unico Salvatore che era certa avrebbe vinto la morte. Giulia se n'è andata sicura di raggiungere il Paradiso, vera meta di Salvezza contro il male che si abbatte sul mondo.
Carlo Acutis, 15 anni, salito al Cielo nel 2006 per una leucemia fulminante. Nella sua breve e intensissima esistenza Carlo ripeteva: "La nostra meta deve essere l'infinito, non il finito. L'Infinito è la nostra Patria, perché da sempre siamo attesi in Cielo. L'Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo!". Nella sua estrema concretezza, vitalità e intelligenza Carlo sapeva che non esisteva nulla che avrebbe potuto dare significato pieno alla vita se non Cristo vivo e vero. Quel Cristo che lui amava, adorava e incontrava tutti i giorni nell'Eucaristia, unica consistenza del mondo e dell'intera umanità.
È vero, Giulia, Manuel, David, Carlo... così come tutti i "giovani santi" raccontati nel libro della Nuova BQ, "Il Chicco di Grano", erano diventati dei piccoli grandi maestri di vita. I loro stessi genitori dicono che, dentro e fuori casa, erano come delle stelle da seguire, erano delle vere autorità. Ma questo era possibile per una sola e misteriosa ragione: questi ragazzini si erano totalmente abbandonati alla Volontà di Dio, tanto da poter dire come san Paolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me" (Gal, 2, 20). No, se questi piccoli santi fossero qui oggi rifiuterebbero con forza ogni visione catastrofista del mondo sapendo che esso è pieno e sorretto dalla Grazia di Dio Padre Onnipotente. E respingerebbero ogni merito o plauso, essendo assolutamente convinti che il Salvatore del mondo e della storia è uno solo e si chiama: Gesù Cristo, Figlio di Dio.
Nota di BastaBugie: dopo il video si trovano i link a due nostri precedenti articoli che svelano la verità su Greta Thunberg.
Ecco un video (durata: 17 minuti) con la trasmissione su Tv2000 dove la giornalista Costanza Signorelli racconta le storie dei giovani di cui lei stessa ha parlato nell'articolo qui sopra.
https://www.youtube.com/watch?v=S5wgJbmOSKI
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