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Per la solennità dell'Assunzione di Maria in Cielo abbiamo meditato come la Madonna assunta alla gloria celeste indica a tutti noi la meta da raggiungere: il santo Paradiso. Abbiamo meditato che dobbiamo desiderare il Cielo e per desiderarlo dobbiamo pensarci spesso. Questa domenica il brano del Vangelo continua il discorso dicendoci che la porta di accesso al Cielo è stretta e noi dobbiamo sforzarci di entrare. Gesù infatti afferma: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno» (Lc 13,25).
Queste parole ci fanno comprendere che l'inferno non è vuoto, come alcuni vanno dicendo, e che, purtroppo, molti non riusciranno per colpa loro a varcare quella porta stretta. Alle parole di Gesù fanno eco quelle della Madonna a Fatima, quando Ella diceva che molte anime vanno all'inferno. Ma cosa voleva dire Gesù con il riferimento alla porta stretta? Una risposta può essere la seguente: la porta stretta ci fa comprendere che per la salvezza eterna ci vuole la nostra collaborazione. Dio, che ci ha creati senza di noi, non ci salva senza di noi. Bisogna dunque impegnarsi, pensando che andare in Paradiso non è un viaggio in carrozza, ma un percorso in salita su di un sentiero angusto e a volte spinoso e, in fine, la porta che troveremo sarà così stretta che solo gli umili vi entreranno. L'entrata in Paradiso si potrebbe paragonare al travaglio di un parto: come vi è stata sofferenza per venire a questo mondo, così ve ne sarà per entrare nella Vita eterna.
Ci vuole dunque la nostra collaborazione. Prima di tutto il Signore ci chiede di pregare. Sant'Alfonso de' Liguori non esitava ad affermare che chi prega certamente si salva e chi non prega certamente si danna. San Pio da Pietrelcina aggiungeva: chi prega certamente si salva, chi prega poco è in pericolo. La salvezza eterna è una grazia e questa grazia si deve domandare di continuo nella preghiera. Preghiamo soprattutto con il Rosario. Quando recitiamo l'Ave Maria, infatti, diciamo alla Madonna «prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte». Tutte le Ave Maria che recitiamo in vita le ritroveremo al momento della nostra morte e saranno per noi di grande sollievo in quell'ora suprema.
Apparendo dopo morte a san Giovanni Bosco, san Domenico Savio – ragazzo morto a poco più di quattordici anni – diceva che, al momento della morte, il pensiero che maggiormente rasserena l'anima è quello di essere stati devoti della Madonna durante la vita. La devozione alla Madonna e la preghiera frequente del Rosario ci consentiranno di varcare questa porta stretta e di entrare in Paradiso.
Ci vuole la nostra collaborazione per andare in Paradiso, e questa collaborazione, oltre che con la preghiera, la daremo sforzandoci ogni giorno di combattere contro il peccato che costantemente ci minaccia. Combatteremo contro il peccato, prima di tutto, evitando tutte le occasioni pericolose. Pensiamo a quei divertimenti, spettacoli, amicizie che ci espongono al peccato e ci mettono sull'orlo della perdizione. Un cristiano non dovrebbe esitare a spezzare con forza questi legami che lo mettono così in pericolo!
Quando recitiamo l'Atto di dolore diciamo: propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Queste parole indicano chiaramente che dobbiamo fuggire con decisione da tutti i pericoli che minacciano la nostra anima. Insegnava san Filippo Neri che, di fronte all'occasione pericolosa, chi ha coraggio fugge, chi invece è vigliacco vi rimane e soccombe.
Affidiamoci con tutto il cuore alla Madonna, amiamola con tutto il cuore, preghiamola sempre con fiducia. Accompagnati per mano da Lei, il cammino che conduce al Cielo diventerà dolce e soave.
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