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Cara Redazione di BastaBugie,
dopo aver letto l'articolo del numero 158 di BastaBugie dal titolo "Aborto, una tragedia mondiale inimmaginabile", ho riflettuto su alcuni episodi che mi sono capitati in questi giorni.
Credo che la cosa più drastica dell'aborto sia la normalità con la quale se ne parla. Non è un atto che dà scandalo, ma una cosa normale, come prendere una pasticca se si ha mal di testa.
Proprio stamani una mia amica si consultava sull'opportunità o meno di fare l'amniocentesi. Amici, colleghi e conoscenti l'hanno guardata con occhi sgranati: "Ma certo che devi farla! E anche subito, cosi se viene che è down puoi immediatamente abortire e riprovarci in 3/4 mesi".
Lei ha risposto che era dubbiosa perché comunque lei non avrebbe mai abortito e di conseguenza le sembrava assurdo sottoporre il bambino ai rischi dell'amniocentesi. Lei era convinta di non farla, ma all'ospedale le hanno consigliata di farla.
La cosa più carina detta dalla persone che la stavano ascoltando è stata che PECCAVA di un egoismo strepitoso.
"Sei una grande egoista, perché nel caso non vuoi abortire? Hai paura?" "E cosi lasceresti al mondo una creatura destinata ad essere infelice?" "Sei una vigliacca a non volerlo sapere...." " E lasceresti al mondo una persona che rimarrà sola e non autosufficiente, che ti rovinerà la vita e non potrà mai godere di niente?".
Su una ventina di persone nessuno ha dubbi sull'aborto. Nessuno ha dubbi perché mettere al mondo un ragazzo down sarebbe, secondo loro, solo segno di egoismo.
Per i più è un discorso di condanna all'infelicità, per altri un discorso logistico organizzativo per quando non "ci sarai più".
E pensare che qualcuno di questi va a messa tutte le domeniche (e ci sarebbe da domandarsi che fine ha fatto la Provvidenza...).
Al momento in cui io ho detto "Al tuo posto non me lo porrei il dubbio. Io non la farei e basta" sono stata bollata come con "ecco ha parlato quella religiosa".
Lei mi ha detto "Per me è una benedizione del Signore questo bambino e io lo terrei comunque. Però il fatto di essere accusata da tutti di essere egoista mi fa venire i dubbi. Il futuro mi spaventa. Soprattutto perché sono anche i medici ad insinuare anche altri dubbi genetici o di malformazioni varie".
Improvvisamente la probabilità "un down ogni tot gravidanze" diventa quasi una certezza... ti ci fanno pensare, pensare, pensare che diventa quasi un obbligo dover verificare questa elevata probabilità. Ma considerare che il down è un uomo, no? E se sei credente, affidarsi nelle mani del Signore, no?
Qualcuno riesce a capitolare solo di fronte a domande del tipo: "E quando hai avuto la certezza che è bello, sano, perfetto sei sicuro di aver previsto proprio tutto? E se succede qualcosa durante il parto... potrebbero bastare anche solo pochi attimi senza ossigeno. Questo non lo puoi prevedere. Ci hai pensato?" La risposta diventa ovvia: "Ma te ora cosa vai a cercare? Di fronte al destino non si può far niente. Succederà una volta su un milione..."
Ah beh..
Ed è un continuo cosi...un continuo di queste discussioni. Una banale riflessione post visita diventa un incontro tra il "modernissimo" fronte pro amniocentesi e pro aborto e quei fessi "egoisti" che restano soli e abbandonati anche da quelli che dicono di credere.. .
La testimonianza cristiana è davvero diventata più unica che rara.
Si vede anche parlando con le nuove generazioni. La notizia da raccontare è che "quella è rimasta incinta e ha deciso di tenerlo... cosi giovane". Cioè... il fatto che tenga il bambino è un evento che stupisce, il fatto che abbia abortito è normale.
E io continuo a dire ..."beh se quella ragazza era adulta da fare un certo tipo di scelta è adulta anche per assumersene le conseguenze, non siamo adulti o giovani a seconda della convenienza..." ma temo che sia tutto fiato sprecato.
Può bastare? No di certo. Sabato sera ho incontrato una ragazza che dieci giorni fa mi aveva detto di essere incinta. Appena mi ha visto mi ha detto: "ho dovuto interrompere la gravidanza perché c'era un valore sballato. Ci tenevo tu lo sapessi".
Sono rimasta senza parole. Non ho avuto la forza di parlare, la forza di rispondere. Premesso che non conosco bene le circostanze, mi chiedo perché me lo abbia detto per la strada in mezzo a tante persone come se mi avesse detto di aver comprato un etto di prosciutto e un melone.
Se di primo acchito può sembrare indifferenza, la riflessione porta a pensare che lo avesse dentro, che ci fosse sofferenza dietro l'indifferenza, che avesse bisogno di un confronto. Forse non era cosi convinta, anche se li per li mi ha dato l'impressione di una fredda "comunicazione di servizio". Forse manca assistenza, confronto, umanità.. a queste persone che si fanno trascinare dalla mentalità comune, dalla scelta "ovvia"....
A volte basterebbe poco, basterebbe ricordare che tutti siamo stati un embrione. E a chi è credente, si potrebbe dire che ogni figlio è un dono del Signore. E a chi proprio non vuol credere basterebbe ricordare il cuoricino che ha sentito battere durante la prima ecografia per far riflettere... Basterebbe far riemergere i sentimenti... la vera umanità... a scapito della programmazione, della perfezione e della felicità presunta.
Forse almeno noi credenti dovremmo testimoniare ciò in cui crediamo... senza la paura di sentirci condannati per il nostro essere controcorrente.
Benedetta
Cara Benedetta,
condividiamo in pieno le tue preoccupazioni di fronte alla banalizzazione dell'aborto.
Nella battaglia a favore della vita è necessario usare argomenti di ragione con chi non crede e risvegliare la fede nei credenti.
Ai credenti inoltre è bene ricordare che chi compie un aborto (donna, medico e chi collabora attivamente all'aborto) incorre automaticamente nella scomunica. Chi poi è pentito di un atto così grave deve confessare la propria colpa a un vescovo o a un suo delegato, in quanto la remissione della scomunica in questo caso è riservata appunto al vescovo.
In ogni caso è bene notare che un medico cattolico non è contrario all'aborto in quanto cattolico, MA IN QUANTO MEDICO.
Infatti ben prima di Cristo, il medico Ippocrate, scrisse nel famoso giuramento che poi generazioni di medici hanno fatto: "neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l'aborto".
Detto per inciso, il giuramento di Ippocrate prevedeva anche una condanna dell'eutanasia prevedendo il solenne impegno "non somministrerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale".
Oggi i medici fanno ancora il giuramento di Ippocrate che però è stato modificato storpiandone il significato per permettere ai medici favorevoli ad aborto e eutanasia di non incorrere in contraddizione con quanto giurato.
In conclusione consigliamo a tutti la visione di alcuni filmati comparsi su YouTube,
clicca qui!
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